IL COMUNE DI PIOMBINO A LARCIANO(PT) PER IL MONUMENTO AI CADUTI
Anche il Comune di Piombino partecipa alla cerimonia con il Presidente della Repubblica Ciampi e lo storico Ivan Tognarini in veste di relatore ufficiale .
Si è svolta stamani a Larciano la cerimonia pubblica per l’inaugurazione del monumento dedicato alla memoria dei combattenti toscani caduti per la patria (1940-1945) e delle vittime dell’eccidio di Fucecchio (23 agosto 1944).
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Tra la folla di labari delle associazioni, della Provincia di Pistoia, della Regione Toscana e di numerosi comuni e province toscani, che hanno accolto con il consueto entusiasmo il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, anche il gonfalone di Piombino, accompagnato dal Presidente del Consiglio Comunale Franco Fedi.
Una presenza che testimonia, da una parte, l’impegno dell’amministrazione locale nel sostenere ogni iniziativa tesa a valorizzare la memoria storica e l’eredità della Resistenza; dall’altra, rende omaggio ai civili della Val di Cornia, vittime di quella strage: Alcibiade Arzilli di Riotorto, Enos Cerrini di Venturina, la famiglia Malfatti di San Vincenzo.
L’iniziativa è frutto di un progetto del comitato regionale toscano dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, rappresentato per l’occasione da Amos Pampaloni: “Abbiamo voluto trasmettere alle nuove generazioni con un unico monumento la memoria dei combattenti toscani e delle 176 vittime dell’eccidio del Padule di Fucecchio, proprio per ricordare i sacrifici imposti dal fascismo per combattere una guerra voluta da una dittatura contro popoli che, per tradizione e cultura, sono amici dell’Italia, per conquistare la libertà, la democrazia e la costituzione repubblicana”.
Come due anni fa per la consegna della Medaglia d’Oro a Piombino, relatore ufficiale della giornata è stato ancora una volta lo storico Ivan Tognarini che, come preannunciato in occasione delle recenti celebrazioni per il 59° anniversario della Battaglia del 10 settembre 1943, ha pronunciato un discorso “duro”, di forti contenuti, rivolgendosi al Presidente Ciampi perché finalmente sia fatta, sulla strage di Fucecchio come per gli altri crimini perpetrati dai nazifascisti in quella lunga estate di sangue, verità e giustizia: “Oggi la giustizia, dopo oltre un cinquantennio di buio e di oblio, sembra aver ripreso il proprio cammino.
Dal 1994, quando fu scoperto quello che è stato definito l’armadio della vergogna, quell’armadio in cui sono rimaste nascoste le centinaia di inchieste sulle stragi e sui massacri compiuti in Italia nel 1943-45 dai nazifascisti, qualcosa si è rimesso in movimento. La Magistratura militare sta lavorando alacremente e siamo fiduciosi nella coscienziosità, obbiettività, serietà del magistrato impegnato in questo lavoro.
Purtroppo però, Signor Presidente, ci permetta di lanciarLe questo che vuole essere un appello alla Sua Alta Autorità, per auspicare un Suo decisivo intervento che possa rimediare alla grave inadeguatezza quantitativa delle forze, delle strutture, degli organici dedicati a questo lavoro impegnativo, ad un compito così immane.
La domanda che sorge legittima è perché si continuano a trovare così tante difficoltà, a registrare ritardi così clamorosi, perché è così difficile sostenere ed imprimere una spinta decisiva a questa irrinunciabile e non rinviabile ricerca della verità e della giustizia”. Una ricerca che, grazie alla storiografia e all’impegno degli enti locali, ha ormai accertato che le stragi di civili “non furono tragici incidenti da ricondursi semplicemente ed automaticamente a quella immane tragedia che è, sempre, la guerra, ma furono invece anelli di una catena il cui nome era strategia del terrore, teoria e pratica della guerra contro le popolazioni civili e inermi, colpevoli, al massimo, di disprezzare il nazifascismo, di aspirare alla pace, alla fine della guerra, alla libertà, alla giustizia … Anche a questo proposito vorrei rivolgere un appello alla Sua alta Autorità, Signor Presidente, perché, riprendendo quanto Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, ebbe a dire a Piombino l’8 ottobre 2000, ma interpretando anche, credo, il pensiero ed il desiderio della comunità degli studiosi, siano rese consultabili al più presto e più ampiamente possibile, anzi senza alcuna restrizione o limitazione, le carte e le documentazioni che in Italia sono ancora inaccessibili e vincolate dal segreto”.
E torna così il tema della memoria e degli insegnamenti della storia: “La memoria deve essere consapevole non solo dell’immenso fardello di dolore e di lutto che questa eredità del passato porta con sé, ma anche della condanna che da questi massacri si scaglia contro le guerre, contro la guerra, contro le ideologie che hanno avvelenato l’umanità e che hanno propalato i semi malefici del razzismo, del disprezzo per gli “altri”, del culto della forza e della violenza. Memoria che deve riallacciarsi e saldarsi con il ricordo di che cosa ha rappresentato la lotta contro il nazifascismo e contro il fascismo, quali sacrifici e quanti lutti essa è costata al popolo italiano… Ma il monumento che oggi dobbiamo inaugurare, voluto dall’Associazione combattenti e reduci, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pistoia e dal Comune di Larciano vuole essere un ricordo non solo del sacrificio delle 176 vittime della strage del padule, ma anche un monito che ricordi quanto è costata, al popolo italiano, una guerra, inutile e sbagliata, combattuta dalla parte sbagliata, al cui riscatto hanno contribuito la lotta partigiana e la resistenza, i tanti morti in divisa e senza divisa, nelle città e nelle campagne, in Italia e all’estero.
Vuole essere un ricordo di ciò che la Toscana ha dato alla riconquista delle libertà ed alla costruzione della democrazia in Italia, in Europa e nel mondo, dalla battaglia ingaggiata contro i nazisti il 10 settembre 1943 a Piombino alla liberazione di Firenze, l’11 agosto 1944, autentica svolta nella guerra di liberazione in Italia, dalla dura lotta partigiana in Maremma, in Casentino e nel Mugello, sugli Appennini, in Versilia e nelle Alpi Apuane, sull’Amiata e nelle Colline Metallifere, alla distruzione e devastazione subita dalle città, dalle fabbriche, dalle ferrovie e dalle strade fino al martirio delle migliaia di innocenti, donne, bambini, vecchi, parroci colpevoli solo di essere pastori di anime, legati indissolubilmente alle loro popolazioni, sterminati nei massacri che hanno insanguinato tutte le contrade della regione. Ma vuole essere anche e soprattutto un monumento alla pace, per la pace, un monumento che vuole dire basta con la guerra, basta con le inutili stragi che hanno insanguinato il XX secolo”.