TELERISCALDAMENTO: LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA
da “LA NAZIONE” del 15-01-03
PIOMBINO — E se l’energia pulita invece delle pale eoliche passasse per il teleriscaldamento? L’Alta Val di Cornia si è già organizzata e da noi esistono aree con acqua calda che potrebbe essere sfruttata: meno costi e soprattutto azzeramento dell’inquinamento. I comuni però devono effettuare programmazioni adeguate.
L’idea non è certo campata in aria, realtà vicine, come Pomarance, Serrazzano, Sasso Pisano, sfruttano già il calore per riscaldare un numero non limitato di utenze.
«Dove ci sono cogeneratori tutto è possibile, la distanza che Enel sta sperimentando per il teleriscaldamento per adesso è di 5 chilometri» fa sapere Pierdomenico Burgassi dell’Enel.
In Val di Cornia abbiamo anche il calore che viene sviluppato dalla Lucchini, in pratica le fonti di calore che necessitano di raffreddamento potrebbero essere dirottate, attraveso dei tubi incanalati, nelle abitazioni. Ma non solo. Ci sono studi che testimoniano la presenza, a monte di Campiglia, di molti pozzetti con acqua a 50 gradi, basta poi vedere Fossa Calda, il Calidario a Venturina. «L’acqua che serve per riscaldare è di 80 gradi però se venisse realizzato un impianto con pannelli radianti allora basterebbe, per riscaldare, addirittura acqua a 35 gradi» fa sapere Burgassi.
I prezzi sono alti? Gli allacciamenti a Pomarance variano da 800 ai 1500 euro e il costo del servizio è di 450 delle vecchie lire per ogni metro cubo al mese, al netto di Iva e del contributo statale di 58 lire.
A questo punto i fluidi derivati dal petrolio potrebbero essere utilizzati per usi più nobili, certo non per riscaldare acqua per uso domestico, uno spreco inutile, ma soprattutto un dannoso inquinamento. È bene ricordare che come bruci produci Co2.