PIOMBINO: «GIORNI FELICI» IL 19 FEBBRAIO AL METROPOLITAN
Giovedi 19 febbraio al Teatro Metropolitan di Piombino «Giorni Felici», di Samuel Beckett, con Lucilla Morlacchi e
regia di Giampiero Solari.
In un mondo fermo, senza movimento, dove la luce non cambia mai ed è sempre mezzogiorno, una grande attrice, Lucilla Morlacchi, giunta alla sua piena maturità, domina la scena interpretando Beckett. Per affrontare un testo, datato 1963, che si presenta come uno dei capolavori assoluti dell’autore irlandese. Per sfatare il mito della sua tragicità univoca ed assoluta. Per riscoprire la dissensione comica e ironica che appare con forza nelle sue opere. Per dimostrare che il teatro si brucia nell’attimo in cui accade, che sul palco la verità è nei volti, nei gesti, nell’unità fra lo spettatore e il pubblico. Uno spettacolo coinvolgente, in cui l’amara condizione esistenziale dei personaggi si intreccia irresistibilmente con la farsa.
Ragazzo: “Che devo dire al signor Godot, signore?”
Vladimiro: “Gli dirai… gli dirai che mi hai visto e che … che mi hai visto”.
In queste due battute dell’ Aspettando Godot di Samuel Beckett il regista Giampiero Solari vede racchiuso tutto il segreto del teatro. “Beckett” spiega “obbliga a lavorare sul qui e ora. Si ha solo quello che si ha nell’attimo dello spettacolo. Il teatro si brucia nell’attimo in cui succede. O è accaduto o non è accaduto. Non lascia niente alla posterità. Le foto sono solo un ricordo”.
Dello spettacolo non rimane niente. La grande lezione del teatro è esserci nel teatro, nello spettacolo, con le facce degli attori, del pubblico. Il teatro è visto come l’inizio di una possibile comunità, certo effimera ma fondamentale. A prescindere dal testo rappresentato. Non importa affatto se determinati autori sono diversi tra loro. La loro diversità è solo concettuale, testuale, ma la rappresentazione, la messa in scena, la realizzazione sul palco scavalcano il testo stesso. Sul palco la verità è nei volti, nei gesti, nell’unificazione spettacolo-pubblico.
Nell’approfondimento di un determinato autore. E questo avviene anche con Beckett.
Anche con l’annullamento beckettiano di ogni valore, di ogni significato rimane essenziale la presenza fisica dei personaggi.” Gli dirai che mi hai visto” dice Vladimiro al ragazzo inviato da Godot. Il teatro diventa momento unico e totalizzante.