QUALE CAMPAGNA ELETTORALE IN VAL DI CORNIA?
Siamo ormai entrati in una lunga campagna elettorale, partita così presto che rischia di sfibrare anzitempo candidati e votanti. Già nei piccoli paesi (vedi Suvereto e Sassetta) sono esplose contraddizioni tra le partite giocate a dama nelle stanze dei partiti e i sentimenti e la sensazioni della “gente”.
I programmi sono per ora imperscrutabili. E del resto non è così negativo visto che assai spesso non fanno altro che rappresentare un elenco della spesa di cui abbiamo bisogno senza fare i conti con il portafoglio che abbiamo in tasca. Ci si mette di solito di tutto: ambizioni, poesie, sogni. Senza escludere accuratamente ciò che potrebbe portare un voto in più. Le cifre vengono prima, sempre. Per cui si pensa più ai voti conquistabili che alle politiche realmente praticabili.
Chi sta giocando a dama nello scacchiere della politica piombinese e della Val di Cornia dovrebbe però avere a mente, sempre, che uno dei problemi principale è quello di consegnare ai giovani un futuro certo, prima di tutto in termini di occupazione. Un futuro da costruire nella loro terra, perché emigrare va anche bene (anzi qualche volta può essere anche essenziale per nuove e positive esperienze) ma avere qui le opportunità che ognuno cerca dalla vita va senz’altro meglio.
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Chi gioca questa partita deve dunque pensare prima di tutto ad una politica del lavoro. Che non necessariamente significa ulteriore inquinamento delle grandi fabbriche od occupazione indiscriminata del territorio (cemento per il turismo). Si può giocare, invece, in termini di progresso. Progresso dell’industria (meno inquinante e più compatibile con le altre attività del territorio), della piccola impresa innovativa, dove idee e ricerca diventano la parte essenziale del risultato economico. Più valore aggiunto, che solo l’intelligenza di chi governa e intraprende può determinare in un territorio.
La Val di Cornia ha bisogno di costruire un sistema, all’interno del quale agli egoismi prevalga la logica di sfruttare correttamente le risorse disponibili senza anzitempo distruggerle. Un nuovo sistema economico che sappia metterci a riparo anche da un possibile abbandono dell’ossatura economica che ancora, ci piaccia o non ci piaccia, rappresenta la siderurgia. Tutto questo ha bisogno di mettere in correlazione, in sinergia, le attività economiche esistenti e future per creare una nuova connessione tra imprese e lavoro.
Se è vero che la siderurgia ha creato tanti problemi in questo territorio è anche vero che ci ha permesso di mantenere intatte risorse ancora spendibili. Che però, si badi bene, non sono inesauribili. E’ se un nuovo sistema deve essere creato, le condizioni minime sono due: una logica di governo sovracomunale, abbandono degli egoismi di impresa a favore della creazione di servizi e strategie comuni. Questa è la partita per il progresso, e non solo dello sviluppo, della Val di Cornia. E questo non si gioca a dama nelle segreterie dei partiti.