DI BONITO: «LA PALAMITA 2004» NON CI SARA’, ECCO IL PERCHE’
La quinta edizione della manifestazione avrebbe dovuto svolgersi a San Vincenzo dal 21 al 23 maggio 2004. Invece non si effettuerà, con il salto di un anno e il rinvio al 2005. Ci spiega il perchè l’assessere al Turismo e Attività Produttive
Dott. Fabio Di Bonito.
«Occorre ricordare – ci spiega Di Bonito – che dal 28 aprile al 13 giugno (periodo elettorale) la Legge n. 28 del 22.2.2000 (art. 9) vieta alle amministrazioni pubbliche “di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. Ciò limiterebbe chiaramente alcuni aspetti non secondari della manifestazione.
Le ristrettezze sempre maggiori del Bilancio del Comune, con un 2004 particolarmente difficile, implicherebbero inoltre per quest’anno la messa in discussione di un livello organizzativo di eccellenza.
In realtà però queste coincidenze rafforzano l’esigenza di una pausa, diventano una occasione per svolgere una serie di riflessioni di cui si sentiva comunque il bisogno. La manifestazione è figlia di una bella intuizione ed ha avuto un crescente e riconosciuto successo. Come spesso accade però, vive una crisi di crescita e diciamo pure di identità che – se non sono affrontate – rischiano di produrre una stagnazione che porta inesorabilmente ad una fase involutiva.
Sono infatti numerosissime, soprattutto negli ultimi anni, le manifestazioni enogastronomiche che sono state inventate cavalcando un filone, che “tira”, che funziona, anche se per la verità non sempre ha dietro di se un retroterra vero e una proposta accettabile dal punto di vista qualitativo».
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«Non è il caso della Palamita perché quando l’idea è partita ha trovato le sue basi in quattro reali ed originali motivazioni:
1. San Vincenzo è stato un paese di pescatori o comunque con la vita fortemente intrecciata al suo mare. Il pesce “povero” che si trovava sulle tavole di chi lo pescava e dei contadini delle zone interne, entrava a pieno titolo nelle filosofie delle iniziative da più parti promosse e stimolate (Istituzioni, Associazioni di produttori, Associazioni per il buon vivere, ecc.) per la rivalutazione della cucina tradizionale a base di sani e buoni prodotti e del turismo enogastronomico. Tutto questo nel quadro di un lavoro più ampio teso a promuovere azioni per innalzare la qualità della vita.
2. San Vincenzo proponeva qualcosa che non c’era. Non c’erano – almeno nella nostra zona e oltre – manifestazioni che si occupassero di pesce e lo collegassero alla tradizione culinaria e all’educazione alimentare. Pur inserendola nel tradizionale circuito che non poteva prescindere dal vino e dall’olio – che sono due punti di forza delle produzioni agricole di qualità del territorio della Costa degli Etruschi – già abbastanza “inflazionato”, vi erano sicuramente dei caratteri unici.
3. San Vincenzo aveva aderito alle Associazioni Nazionali “Città del Vino” e “Città dell’Olio” e anche con questa manifestazione dava sostanza a quelle scelte. Fu trovata collaborazione da parte del Consorzio Strada del Vino Costa degli Etruschi e soprattutto un impegno diretto da parte di Arci Gola Slow Food.
4. Fulvio Pierangelini, tra gli ideatori della manifestazione, con il suo “Gambero Rosso” dava un imprimateur di grande prestigio e la possibilità di trasmettere un messaggio semplice, per quanto di grande efficacia. La possibilità di coniugare tradizione e innovazione con livelli altissimi di qualità. Tutto ciò, grazie al suo lavoro, con un riverbero di tale messaggio sulla manifestazione in sé e su San Vincenzo, accreditato in tal senso sui più importanti media nazionali.
Questi postulati si sono nel tempo progressivamente indeboliti o persi.
Il primo si è forse inaridito per una inadeguata “ricerca storica” che, attraverso il coinvolgimento di famiglie o di qualche figura locale, portasse alla luce materiali interessanti da poter trasporre in ricette cucinate ma anche in mostre e attività collaterali con valenza culturale. Un po’ di terreno recuperato nel 2003, attraverso il lavoro svolto con la Coop Toscana Lazio, non ha superato il ritardo accumulato.
Il secondo non è stato certo rafforzato dall’ulteriore proliferare in modo non coordinato di manifestazioni, che inevitabilmente hanno toccato anche i temi del pesce. Piombino nell’ambito di Agosto con Gusto, poi Cecina con La Cinquantina, infine la storica Castagneto a Tavola (con Bibbona che nell’ultima edizione ha proposto proprio il pesce azzurro). Tra l’altro due Comuni della Val di Cornia (Campiglia M. e Sassetta) sono entrati nel cartello di Castagneto a Tavola con specifiche iniziative e ha preso corpo la manifestazione NewTuscany presso la Fiera di Venturina che si tiene in giugno.
Il quarto è andato perduto per una scelta personale di Pierangelini, auspicabilmente temporanea, che comunque non trova motivazioni nella manifestazione.
E’ stato invece mantenuto un ottimo rapporto con Slow Food senza la quale la manifestazione non avrebbe avuto i buoni connotati che comunque gli sono stati riconosciuti e forse avuto vita breve.
Poiché disperdere quanto è stato fatto fino ad oggi sarebbe davvero un peccato, occorre analizzare questa situazione e pensare a come ritrovare, aggiornare i motivi fondanti della manifestazione e da questi ripartire.
Deve allora essere sviluppato un lavoro alla ricerca di soluzioni che prima di tutto:
1. Trovino un collegamento stabile con il tessuto sociale e culturale di San Vincenzo (oltre che con le categorie economiche più o meno direttamente interessate), in modo che il paese senta più “sua” la manifestazione. A partire dai pubblici esercizi che con adeguate indicazioni per un coordinamento tecnico-qualitativo dovrebbero arrivare ad autogestire la loro proposta legata al tema, fino allo stesso mercatino di “contorno” che dovrà essere più “connesso” alla formula e adeguatamente esteso.
2. Cerchino un rapporto e un coordinamento a livello istituzionale con gli altri Comuni del Circondario e della Provincia, per capire come si intenda procedere per dare un messaggio unitario e qualificato anziché frazionato, stante l’unico e condiviso filone nel quale sembra tutti intendano muoversi (non escluse la Provincia e la Camera di Commercio). In questo senso potrebbe essere valutata l’ipotesi di inserire la manifestazione, pur con l’esaltazione della sua specificità, sotto un “ombrello” più ampio in una dimensione che riguardi una rassegna enogastronomica della “Costa degli Etruschi” che dia prestigio ed economie.
Nonostante tutto ciò la manifestazione (pur con la sua giovanissima storia) ha un suo solido e riconosciuto Marchio. Oltretutto il lavoro avviato con il Presidio Slow Food per la Palamita dell’Arcipelago Toscano, in fase di rilancio, può essere foriero di importanti risultati anche nella filiera produttiva commerciale (a riprova che anche in questo campo senza collegamenti con realtà importanti, specifiche e sovracomunali non vi sono serie prospettive).
E’ stata dunque opinione dell’Amministrazione che la cosa più realistica da fare per quest’anno fosse non tanto e non solo “saltare” ma avviare una discussione (il cui sviluppo giocoforza spetterà alla prossima che si insedierà dopo il 12 giugno). Un dibattito che a partire da queste riflessioni, raccolga opinioni e proposte da parte di tutti i soggetti interessati, associazioni, esperti, operatori, amministratori e persone che abbiano passione e interesse, per disegnare in modo partecipato i caratteri della “nuova” manifestazione per la quale il 2005 sarà sicuramente l’anno del rilancio.
Nell’occasione, ringrazio tutti coloro che nelle quattro precedenti edizioni hanno aderito, lavorato, fatto in modo che San Vincenzo costruisse un evento che ritroveremo in futuro tra le più importanti proposte della nostra zona».