PARTE IL PIANO REGOLATORE UNICO DELLA VAL DI CORNIA
La Giunta del Circondario ha dato il via al Piano strutturale della Val di Cornia, un progetto pilota in Toscana, un passaggio di forte innovazione istituzionale che porterà la nostra area ad avere un piano regolatore unico ed una programmazione fatta insieme dai Comuni e dai soggetti del territorio, secondo la più moderna impostazione della governance cooperativa.
Con un documento di una decina di cartelle, intitolato IL GOVERNO DEL TERRITORIO
NEL CIRCONDARIO DELLA VAL DI CORNIA (sottotitolo: Gli obiettivi strategici e i temi prioritari del Piano Strutturale d’Area della Val di Cornia), al quale sono allegati una gran quantità di elaborati e di dati conoscitivi messi insieme dall’Ufficio Urbanistica comprensoriale, è stato concretamente avviato il percorso per la redazione del piano unico. Il documento, contenente gli indirizzi della pianificazione territoriale dell’intera area, è stato presentato dal presidente del Circondario e dai sindaci ai capigruppo consiliari dell’intera Val di Cornia, alle Associazioni di categoria del mondo economico e alle organizzazioni sindacali; entro la fine del mese approderà nei consigli comunali di Campiglia, Piombino e Suvereto per l’avvio formale del procedimento del Piano strutturale.
Negli incontri di presentazione della bozza, Rossano Pazzagli a nome di tutti i sindaci ha sintetizzato il documento indicando come metaobiettivo della nuova pianificazione il “vivere bene in Val di Cornia”, come idea forte “lo sviluppo sostenibile”, inteso come equilibrio tra sviluppo e risorse disponibili, e una serie di obiettivi specifici che dovranno costituire altrettanti pilastri dello sviluppo futuro: qualificazione industriale; turismo integrato; ruralità; beni culturali e ambientali; sistema portuale e infrastrutturale; sistema di piccole e medie imprese; servizi terziari urbani.
Un capitolo è dedicato anche ai “limiti dello sviluppo” dove sono indicate le principali criticità (risorsa idrica, subsidenza, erosione costiera, attività estrattive, rischio idraulico) al fine di riequilibrare il rapporto con le risorse e rispettare la “capacità di carico” del territorio.
Infine la nuova pianificazione dovrà rispondere anche ad un metodo nuovo, i cui capisaldi sono stati indicati da Pazzagli nella dimensione sovracomunale (che passa dal coordinamento del passato all’azione unitaria resa possibile grazie alla funzione del Circondario) e nella partecipazione della società locale ai processi decisionali.
Ora si attendono gli esisti del dibattito nei consigli comunali, che con i loro atti avvieranno anche formalmente il procedimento, ponendo così le basi per una nuova stagione della programmazione locale.