SUVERETO: LA II GUERRA MONDIALE 60 ANNI DOPO

Con una semplice ma significativa cerimonia Suvereto ha ricordato i sessant’anni dal «passaggio della guerra», momenti terribili e di morte per civili e militari, anche se le cifre non sono state fortunatamente quelle di altre zone. La ricorrenza cadeva il giugno scorso, ma nella concomitanza con le elezioni e i rinnovi dei sindaci, fu deciso di spostarla nell’autunno.

E’ stata depositata una corona di alloro al monumento ai caduti, con la banda che ha intonato l’inno nazionale e con le rappresentanze di molti comuni della Val di Cornia, quello di Massa Marittima con sindaco e vicesindaco, oltre alle associazioni partigiane.
Poi nel museo di arte sacra si è tenuta una conferenza sui motivi e le testimonianze di quell’avvenimento alla quale hanno contribuito il sindaco Giampaolo Pioli, il professor Ivan Tognarini dell’università di Siena, il professor Rossano Pazzagli dell’università di Pisa e fresco ex sindaco di Suvereto, oltre a monsignor Luigi Rossi come memoria storica dell’epoca e come allievo di Angelo Biondi, massetano e per quarant’anni parroco di Suvereto, cui è stata recentemente intitolata una piazza, anche per il suo contributo alla resistenza.
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Era la fine di giugno del 1944 quando la quinta armata comandata dal generale Clark portò la linea del fronte in questa zona, inseguendo il nemico tedesco ormai in ritirata verso nord. Suvereto era gremita di sfollati con la popolazione triplicata soprattutto da piombinesi fuggiti ai bombardamenti delle acciaierie. Oltre ad alcune abitazioni e case coloniche, fu sfondato anche il tetto della chiesa di San Giusto, ci furono anche quattro vittime civili prima di arrivare alla liberazione del paese, dove i tedeschi avevano realizzato un ospedale militare nelle attuali scuole elementari.

Il passaggio del fronte fu ritardato dall’episodio del carro armato, avvenuto subito fuori Suvereto andando verso Prata.

I tedeschi, non potendo farlo dall’Aurelia, per non esporsi all’aviazione alleata, stavano ritirandosi in quella direzione e per rallentare l’inseguimento del nemico avevano lasciato, ben mimetizzati, un cannoncino e due o tre militari nella zona del deposito dell’acquedotto. Quando il primo carro armato si affacciò alla curva, dove ora ci sono alcune villette, un preciso colpo lo centrò uccidendo i cinque militari dell’equipaggio e ostruendo la strada nel punto che i vecchi suveretani chiamano ancora oggi “il carro armato”. Allora i carri armati della colonna se ne tornarono indietro e furono parcheggiati davanti alla chiesa di San Giusto, in attesa che la strada tornasse libera.

I bombardamenti durarono alcuni giorni con diversa intensità, ma il 26 giugno le truppe americane erano stabilmente nel centro di Suvereto e vi fece ingresso cantando anche un gruppo partigiano di una cinquantina di unità, compresi alcuni suveretani. Passati i giorni di paura e di lutto, i suveretani convissero con la presenza degli americani che avevano realizzato un enorme, fornitissimo campo base nella zona della Vivalda, dove specialmente i ragazzi familiarizzavano, consumando un rancio che non veniva negato a nessuno, o magari riuscendo con un fiasco di vino a rimediare un paio di scarpe nuove, la cioccolata, o facendo conoscenza con le prime chewing gum.

Scritto da il 20.10.2004. Registrato sotto Senza categoria. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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