CAMPIGLIA E AMNESTY CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Non è stata una platea numerosa quella che ha partecipato all’iniziativa “Mai più violenza sulle donne”, organizzata dal Comune di Campiglia Marittima per aderire, proprio nella giornata internazionale dei diritti umani, all’omonima campagna lanciata nei mesi scorsi da Amnesty International.
Ma sicuramente l’impatto che il pomeriggio di venerdì 10 dicembre 2004, partendo dalla Saletta della Delegazione Comunale di Venturina, ha avuto e avrà sarà notevole, perché i partecipanti – la maggior parte donne – hanno vissuto intensamente e testimoniato anche le loro stesse vicende personali, per far capire che la violenza sulle donne, la violenza di genere, è davvero un cancro che striscia subdolamente nei paesi democratici, ricchi e civili, come in quelli del terzo mondo.
Così insieme agli interessanti interventi dei relatori si sono fatti strada quelli di chi ha vissuto direttamente la violenza, come la madre di una delle bambine molestate dall’anziano e rispettabile educatore che durante i campeggi estivi come nel tempo libero e nello sport avrebbe dovuto invece tutelarle. E come la testimonianza di un’insegnante che ha raccontato l’esperienza di alunne kosovare, o quella delle volontarie della sezione femminile della Croce Rossa.
Così l’iniziativa ha assunto il clima del poter toccare con mano e quindi impegnarsi, tutti, per prevenire questo cancro. Tutti insieme è possibile, sostiene Amnesty. E il sindaco Silvia Velo che ha parlato al termine dell’incontro (dopo l’assessore alle politiche sociali, Michele Mazzola, il rappresentante della sezione italiana di Amnesty International Fabrizio Callaioli, Laura Mori per la Consulta del sociale e la Sezione Femminile Croce Rossa, Graziella Pierfederici presidente commissione pari opportunità della Provincia di Livorno) ha fatto appello a tutte le donne perché si impegnino più direttamente e intensamente nella politica.
“La politica – ha detto Velo – intesa nel suo significato più alto – è una delle attività più nobili che possano essere fatte al servizio degli altri, ed è lo strumento per poter cambiare. I governi dei paesi democratici devono pretendere, nelle relazioni internazionali, anche in quelle economiche, il rispetto dei diritti umani, solo per citare alcuni casi emblematici, questo rispetto deve essere richiesto alla Cina, alla Turchia, a Cuba.
Poi – ha continuato Velo – ricordiamoci che come donne abbiamo un ruolo fondamentale nell’educare al rispetto dei diritti umani i nostri figli, perché è anche responsabilità delle madri se i figli «maschi» non rispettano le loro compagne”.