FIRMATA CESSIONE 70% LUCCHINI AI RUSSI DI SEVERSTAL
Oggi, 8 febbraio, accordo formale per l’ingresso della Severstal nella Lucchini. Fonti bancarie indicano che l’intesa è ormai raggiunta. L’accordo verrà sottoposto all’Antitrust e in caso di via libera, si darà corso a un aumento di capitale da circa 450 milioni, previsto al più tardi per maggio, che permetterà ai russi di rilevare dal 60 al 70%, del capitale, mentre la famiglia Lucchini, con un impegno di circa 20 milioni, manterrebbe circa il 30 per cento. Gli accordi interni tra soci, come put e call, saranno negoziati e definiti al meglio entro il varo dell’aumento.
La trattativa, in corso ormai da diversi mesi, si è conclusa nel fine settimana con un accordo che prevede la partecipazione dei futuri proprietari a un aumento di capitale per 430 milioni mentre la famiglia bresciana ne verserà altri 20. Severstal verrà così a detenere la maggioranza assoluta della società, un 60% destinato a salire al 70%. A Luigi Lucchini e ai suoi eredi rimarrà il 30%; l’ultimo 10% andrà, se i russi non vorranno rilevarlo, agli attuali soci di minoranza: Fontana Finanziaria, fondo Fidia, banche creditrici. A quanto pare, a Giuseppe Lucchini, unico figlio maschio del vecchio patriarca, verrà assegnata la presidenza mentre la carica di amministratore delegato andrà ai russi.
Il gruppo russo, controllato dal trentanovenne Alexej Mordashov, ha accettato di restituire i prestiti — circa 250 milioni — fatti dalle banche alla società bresciana nei momenti più duri della crisi. Le nuove risorse che affluiranno con l’aumento di capitale avranno infatti come destinazione prioritaria proprio l’estinzione di quei debiti. Entro il 2006, la Lucchini dovrà inoltre rimborsare due bond da 100 e 200 milioni, in scadenza rispettivamente nel maggio 2005 e nel maggio 2006, oltre a debito bancario pregresso e in corso di maturazione, tra cui un finanziamento per 86 milioni avuto dalla Banca Popolare di Novara e in scadenza quest’anno.
Vista la mole dell’esposizione, è probabile che la nuova proprietà avvii un confronto con gli istituti di credito per rivedere alcune scadenze, avviando così quel processo che potrebbe anche portare i russi al 70%. Nell’affare sono compresi tutti gli stabilimenti italiani della Lucchini (Piombino, Servola e Lovere) e quelli controllati in Francia attaverso Ascometal, con quattro stabilimenti a produzione e altri minori. Resterà invece esclusa l’acciaieria polacca di Huta, in Polonia, per la quale invece la Lucchini ha in corso trattative con l’Arcelor.