PRIMI COMMENTI SU CESSIONE LUCCHINI AI RUSSI
Leggiamo insieme il commento di Paolo Gianardi del coordinamento nazionale siderurgia del P.R.C. alla cessione della Lucchini ai russi di Severstal.
Da oggi Severstal controlla il Gruppo Lucchini grazie al 62% del capitale (ma si prepara ad arrivare al 70%). Il 29% resta alla famiglia; il resto a Fidia, Capitalia, Mediobanca, Mps, Alleanza. Anche lo stabilimento Lucchini Poland di Huta Warsawa dovrebbe essere ceduto.
A Piombino come a Servola (TS) la preoccupazione è alta. “… Che fine farà il Piano industriale 2004-2008, presentato dal gruppo per Piombino nel settembre 2004?”, si domanda la Fiom-Cgil nel comunicato del 25 gennaio scorso.
Intanto a Terni si chiude il reparto del lamierino magnetico, per spostarlo, non già in Cina, bensì a Isbergues in Francia e a Gelsenkirchen in Germania: oltre a scaraventare 360 lavoratori in cassa integrazione a zero ore (il 10% degli adetti!), ciò prelude al depotenziamento a lungo termine dell’intero stabilimento ternano. Lì si produce la metà dei volumi da primato di acciaio inossidabile, di cui ThyssenKrupp è il maggiore produttore mondiale.
Mentre cresce la domanda di acciaio (e i prezzi, fino al 40% nell’ultimo anno!), la siderurgia nostrana e l’intera, tanto decantata “azienda-Italia” viene sempre più chiaramente eterodiretta da gruppi stranieri. Nessun nazional-capitalismo, sia chiaro. Ma è sotto gli occhi di tutti la natura sempre più dipendente dell’Italia-pontile-di servizi, marginale nella divisione internazionale del lavoro globalizzato. In ossequio al Signore della Guerra Preventiva, Bush, General Electric intima al Nuovo Pignone di Firenze di non fornire più turbine per usi civili allo “Stato-canaglia” iraniano (da che pulpito!…). I cantieri Nca di Carrara, stabilimento navalmeccanico di assoluto rilievo, sono ancora sotto schiaffo anche a causa del disimpegno del pubblico (Sviluppo Italia).
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Il nostro è l’unico paese dell’Ue nel quale è controllata da capitale estero quasi la metà dell’industria degli elettrodomestici, dei telefoni cellulari, alimentare, chimica e farmaceutica, elettrotecnica di eccellenza e quant’altro (L. Gallino). Ora è la volta della siderurgia. E tutti sappiamo in che acque naviga la Fiat .
La politica del governo Berlusconi mostra tutta la sua subalternità e continua a inseguire operazioni faraoniche (e in odore di mafia), come il Ponte di Messina. Eredita e dilata l’ubriacatura delle privatizzazioni, di cui sia Terni, sia Piombino sono esempi negativi evidenti. Nessuno rimpiange le Partecipazioni statali democristiane, che a questo ci hanno condotto.
Va detto tuttavia che l’intervento pubblico decisionale in economia è più che mai essenziale, per salvare produzioni strategiche – che altri Governi si guardano bene dal declassare e tanto meno abbandonare – e posti di lavoro. Per questo le opposizioni devono impegnarsi con ben maggiore energia. E non lasciare soli i lavoratori, le lavoratrici, i sindacati come la Fiom-Cgil che si spendono senza riserve. Sindacati che, in assenza di segnali politici forti da parte delle opposizioni in Parlamento e delle istituzioni locali, stentano anche soltanto a conquistare un incontro in sede governativa sull’arrivo di Severstal. C’è dunque bisogno di unificare le diverse realtà aziendali (ThyssdenKrupp, Lucchini…) in una vertenza nazionale ed europea della siderurgia, per l’acciao pulito di qualità, che valorizzi il protagonismo dei lavoratori e la solidarietà dei territori, come avvenne a Melfi un anno fa. Torna di attualità la prospettiva dello sciopero generale contro il declino del Paese.
Paolo Gianardi
(Coordinamento nazionale siderurgia Prc)