COMMENTO DI LEGAMBIENTE SU LUCCHINI-SEVERSTAL
Leggiamo insieme il commento integrale di Adriano Bruschi della sezione piombinese di Legambiente sull’affare Lucchini-Severstal.
Leggi Tutto…
Finora, tutti ad aspettare di conoscere quali saranno i programmi della Severstal, quello che sarà il piano industriale, gli investimenti, l’atteggiamento sui problemi ambientali e sui diritti dei lavoratori.
Nessuno che si è sforzato a dire quello che questo nuovo padrone Russo dovrebbe fare.
Non dico produrre un piano industriale dettagliato, ma capire questo stabilimento quali prospettive possa avere, anche a grandi linee, anche per concetti teorici, NIENTE!
Al massimo si chiede che vengano rispettati gli impegni presi dalla vecchia gestione e questo fa ridere perché il cosiddetto piano 2005 –2008 era tutto all’infuori di un piano di impegni, con ridicoli investimenti produttivi e miglioramenti ambientali demandati ai finanziamenti statali. Era soprattutto l’enunciazione di una filosofia di Bondi del “fare di più con meno”, produrre di più con meno spese che è sempre stato il modello della politica di Lucchini.
Questa strategia aziendale, la rincorsa alla diminuzione dei costi, è stata quella che ha portato alla rovina il gruppo Lucchini e alla decadenza lo stabilimento, con morti, feriti e inquinamento alle stelle. Noi della Legambiente abbiamo sempre detto che bisogna cambiare strada! la qualità delle produzioni è strettamente legata: alla qualità della vita di chi produce, della società in cui è inserita la produzione, e al futuro della produzione stessa.
Allora non si può semplicemente chiedere il mantenimento della fabbrica in una sorta di conservatorismo statico, “perché questa città non può fare a meno di questa fabbrica”, esponendosi ad ogni ricatto, così come è avvenuto.
Occorre pensare che il futuro, soprattutto un futuro accettabile, può esserci solo se c’è una netta inversione di tendenza, basta con le produzioni grezze come bramme e billette, ma nuovi prodotti di alta qualità e ad alto valore aggiunto, ricerca, innovazione impiantistica. Così l’alto valore aggiunto può finanziare e garantire la politica ambientale, i salari e i diritti dei lavoratori.
Lo stabilimento non deve “crescere” ma “evolversi” occorre che tutto l’acciaio prodotto sia convertito in prodotti finiti, occorre allungare la filiera, fare cose diverse da quelle dove i costi sono comunque enormemente più bassi.
Ecco invece le dichiarazioni di Mordachov sui suoi programmi: “Lo stabilimento di Piombino ha un grande potenziale e non ha bisogno di grandi investimenti. Il nostro obiettivo sarà quello di incrementare la produttività e minimizzare i costi”(vecchia filosofia), poi parla dell’ “…altissima qualità dei prodotti Lucchini” e poi sull’ambiente: “Rispetteremo gli obblighi assunti”.
Lo sapevo, quello che per noi è uno stabilimento che casca a pezzi e che ogni giorno produce incidenti e infortuni, per i Russi è moderno; e quella che è una produzione di prodotti grezzi e di bassa qualità per loro è oro. Poi sull’ambiente in pratica ribadiscono che deve essere lo Stato a pagare per il disinquinamento.
Il pericolo è che si possa pensare che, ora la Sevestal, possa rilanciare lo stabilimento e dargli una prospettiva solo perché possiede materie prime a basso costo e non ci sono più i debiti che gravano sul bilancio; solo perché la società ha una enorme capacità finanziaria e vuole espandersi per diventare uno dei più grossi produttori mondiali. Questo potrebbe funzionare per qualche anno, fino alla prossima crisi. Crisi che anche la Fiom nazionale prevede già nel 2008.
Se questo stabilimento deve rimanere produttivo soprattutto di prodotti grezzi, questi prodotti possono essere delocalizzati dove costa meno e importati per le seconde lavorazioni. In questo caso i Russi avrebbero acquistato soprattutto il mercato europeo e gli impianti di finitura.
Adriano Bruschi Legambiente Piombino