FALLITA LA FABBRICA DEL CIMITERO DEI FRIGORIFERI
Il Tribunale di Livorno, con sentenza del 16 novembre 2005, ha dichiarato il fallimento di Ecoltecnica sistemi srl “quella del cimitero dei frigoriferi a Montegemoli” nominando Giudice Delegato il Dott. Carlo Cardi e Curatore il Dr. Francesco Carpano. E questo l’ultimo atto di una triste vicenda che da anni interessa il territorio della Val di Cornia e che ancora oggi resta senza risposta.
Il capannone dell’Ecoltecnica a Montegemoli (Piombino)
Le domande di ammissione al passivo per tutte le aziende creditrici, devono pervenire alla Cancelleria del Tribunale di Livorno entro 30 giorni dalla affissione della sentenza (entro il 7 gennaio). Queste dovranno contenere, oltre ai dati anagrafici del creditore, l’indicazione della somma, del titolo e delle eventuali ragioni di prelazione nonché essere corredate dai documenti giustificativi del credito. L’udienza per l’esame dello stato passivo è fissata per il 11 gennaio 2006 ore 9:30 presso l’aula del Giudice Delegato.
La Ecoltecnica Sistemi srl dal 1991 si è sempre occupati di smaltimenti di rifiuti ed è stata tra le prime in Italia a recuperare e rigenerare gas refrigeranti; le difficoltà della Ecoltecnica sistemi iniziano nel 2000 quando l’azienda trova difficoltà a piazzare sul mercato il ferro recuperato, compresso senza prima eliminare l’isolante e la plastica che ogni frigo ha. E quindi il piazzale aveva cominciato a riempirsi. L’azienda aveva informato l’Arpat dell’acquisto di un macchinario in grado di tritare tutto e poi, con l’uso di un magnete, di separare la parte vendibile dal resto. Quel macchinario non è mai arrivato mentre frigo e congelatori, sì. Il legale della Ecoltecnica spiegava nel febbraio 2002 che la ditta aveva cambiato l’assetto societario ma che comunque l’attività sarebbe ripresa al più presto. Nel novembre 2004: i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Grosseto intervengono e mettono i sigilli su un cimitero di lamiere in abbandono che è rimasto tale e quale fino a oggi. Dicembre 2005, l’azienda viene messa in liquidazione dal Tribunale di Livorno.
Al di là della arrugginita rete metallica si continuano a vedere quei blocchi di lamiera e plastica accatastati a migliaia, fin quasi a riempire i quasi cinquemila metri quadrati del piazzale attorno al capannone. Ed è la Provincia ora che si devrà occupare della bonifica. In base al decreto Ronchi, chi svolge questo tipo di attività deve versare una fidejussione da usare proprio in casi simili. Denaro che dovrebbe essere a Livorno da dove l’assessorato all’ambiente può disporne per risanare l’area.