VAL DI CORNIA: PORTI E CAVE SECONDO LEGAMBIENTE
«San Vincenzo Libera dal Cemento» e l’appoggio al documento dei docenti universitari sulle cave di Montecalvi, sono i temi affrontati da Legambiente su quelle che questa associazione ritiene due importanti criticità di questo territorio.
Il Gruppo Legambiente di San Vincenzo, Donoratico e
Campiglia M.ma distribuisce magliette con lo slogan «IO amo San Vincenzo libera
dal cemento» martedì 4 luglio nella Piazza della Fontana, zona blu, di San Vincenzo dalle ore 18:00 per riaffermare
l’idea che la qualità dell’ambiente va salvaguardata
poiché costituisce la base per la qualità della vita
degli esseri umani. E’ dannoso perseguire un ‘dea di
progresso basata sull’accumulo di ricchezze monetarie
e su speculazioni edilizie che di fatto comportano il
consumo del territorio e la diminuzione delle risorse
naturali disponibili per tutti. Poi tutti insieme si
farà una passeggiata per le vie del centro e in via
Matteotti.
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Legambiente dopo aver assegnato la bandiera nera
all’Amministrazione di San Vincenzo e averle tolta la
vela, distribuisce cento magliette per riaffermare che
ama questo paese poiché ha ancora un patrimonio di
verde naturale e aziende agricole biologiche di pregio
tra cui la Tenuta di Rimigliano ex Tenuta Parmalat. Se
il ritmo di cementificazione continua come negli
ultimi decenni tutto questo patrimonio rischia di
essere distrutto in breve e ciò sarà alla lunga una
perdita per tutti residenti e turisti, anche in
termini economici come insegna la scelta vincente
della Val d’Orcia che rinunciando una trentina d’anni
fa all’attraversamento dell’autostrada del sole, A1,
oggi è uno dei posti più visitati della Toscana e dove
non si avverte crisi turistica.
Con questo gesto si vuole ribadire che le “battaglie”
di Legambiente non sono contro qualcuno e non devono
“giovare” a qualcuno, puntano alla conservazione
dell’Ambiente, che è risorsa fondamentale e non
rinnovabile.
Non ci sono
modelli di sviluppo che gli aderenti a questa
associazione possono condividere, se prevedono
ulteriore occupazione dell’ambiente naturale.
Si augurano inoltre che questa Associazione venga
riconosciuta come interlocutore, al pari di tutti i
Cittadini, in un confronto aperto e democratico, che
produca scelte giuste e condivise.
LEGAMBIENTE ADERISCE ALL’APPELLO DI NUMEROSI STUDIOSI
A TUTELA DEL PARCO DI SAN SILVESTRO E DELLE COLLINE DI CAMPIGLIA
La segreteria nazionale di Legambiente, nell’aderire all’appello lanciato da studiosi come Riccardo Francovich, Massimo Preite, Gabriella Maciocco, Giuseppe Tanelli, intende replicare a quanti minimizzano i problemi della convivenza tra le cave, il Parco di San Silvestro e, più in generale, la conservazione del patrimonio di storia e di archeologia di cui sono depositarie le colline campigliesi, anche fuori dei confini del parco.
La convivenza non è mai stata nè tranquilla né indolore, come denunciano i promotori dell’appello. Non si possono minimizzare i danni prodotti nella cava di Monte Valerio con la distruzione del patrimonio archeo/minerario delle “Centocamerelle”. Nel parco di San Silvestro non si può essere tranquilli con l’allargamento della strada di cava per consentire il passaggio dei nuovi enormi e rumorosi mezzi di trasporto, con l’esplosione di mine che provocano microsismi e pericoli per la stabilità dei siti archeologici, con obsoleti impianti di frantumazione che disperdono polveri, con un paesaggio collinare che presenta una delle più grande ferite della costa toscana, senza che siano mai stati attuati seri e visibili piani di ripristino ambientale.
Tutto ciò danneggia il parco e la sua immagine. Il recente episodio della caduta di pietre nel parco, a seguito dello sparo di mine nella cava di Monte Calvi, ne è una eloquente testimonianza. “Occorre dunque prendere provvedimenti immediati per limitare i danni che le esplosioni stanno arrecando al parco – dichiara Fausto Ferruzza, Direttore di Legambiente Toscana – Per questo Legambiente ritiene indispensabile che, responsabilmente, l’amministrazione riveda il piano di coltivazione della cava per renderlo coerente con la conservazione del patrimonio archeologico e paesaggistico, assumendo concreti provvedimenti. Inoltre, occorre che il PRAER, in corso di approvazione in Consiglio Regionale, accolga queste nostre proposte. Si facciano cioè studi, si chiamino pure esperti, ma si trovino soluzioni che riducano al minimo l’impatto della cava sul patrimonio archeologico e paesaggistico del parco, in attesa che questa coltivazione chiuda definitivamente nel 2018”- conclude Ferruzza.
“A questo proposito si chiede anche che il piano strutturale del Circondario, in via di adozione, espliciti il mantenimento della scadenza, il non rinnovo delle concessioni e il divieto assoluto di aprire nuovi e inopportuni fronti di cava” – puntualizza anche Adriano Bruschi, Presidente di Legambiente Val di Cornia.
L’APPELLO SULLE CAVE DEI DOCENTI UNIVERSITARI
Sulla difficile convivenza fra le cave e il Parco archeominerario di San Silvestro scendono in campo i docenti universitari. Sono infatti una trentina i professori di diversi atenei italiani e di varie discipline che hanno fatto proprio e sottoscritto l’appello per tutelare il Parco di San Silvestro dall’invadenza dell’attività estrattiva, promosso dall’archeologo Riccardo Francovich e pubblicato nei giorni scorsi dal nostro giornale.
L’appello di Francovich – che fra le altre cose denuncia i rischi che corrono i reperti storici e archeologici del Parco a causa dell’attività estrattiva e auspica «si vada davvero verso la chiusura definitiva delle attività di cava» – sarà prossimamente presentato ai ministri dei Beni culturali, dell’Università e dell’Ambiente, alla Regione, alla Provincia di Livorno e ai Comuni della Val di Cornia.
I docenti che hanno sottoscritto l’appello finora sono: Massimo Preite, Gabriella Maciocco, Giuseppe Tanelli, Cristiana Torti, Marco Benvenuti, Roberto Bagnara, Amedeo Alpi, Rossano Pazzagli, Leonardo Rombai, Piero Bevilacqua, Giacomo Lorenzini, Daniela Poli, Franco Angiolini, Anna Guarducci, Francesco Pira, Renzo Sabbatini, Franco Cambi, Ivan Tognarini, Giovanni Ugolini, Pietro Piussi, Saverio Russo, Paolo Favilli, Massimo Rovai, Simone Neri Serneri, Massimo Cionini, Angela Dell’Agnello, Sandra Becucci, Mirko Agostini, Pietro A. Valentino.
Sullo stesso tema interviene anche Paolo Politi responsabile locale del Wwf il quale, oltre a rimarcare la incompatibilità fra l’attività di cava e la vocazione storico-turistica del Parco campigliese, pone l’accento anche sulle emergenze ambientali legate all’attività estrattiva in quella zona; zona in gran parte tutelata come sito di interesse comunitario (Sic) e area protetta di interesse locale (Anpil).
Secondo Politi, «l’attuale ciclo di coltivazione della cava ha visto espandersi le operazioni di disboscamento in maniera aggressiva e senza la minima attività di compensazione con il ripristino dei fronti estrattivi esauriti». Critiche dal Wwf anche al progetto, approvato dal Comune di Campiglia, per la ricollocazione degli impianti di frantumazione del calcare «attualmente ad altissimo inquinamento ambientale – scrive Politi – e totalmente incompatibile con il territorio circostante», che saranno trasferiti all’interno del Sic, così come nell’area di interesse comunitario sarà scavata «una profonda pipe-line per il trasporto del materiale di cava». Ecco quindi che il responsabile Wwf chiede agli amministratori pubblici che venga tutelata l’intera zona di Monte Calvi, venga rivisto il progetto di ricollocazione degli impianti industriali e che la società Cave di Campiglia venga impegnata ad eseguire il processo di ripristino dei fronti di escavazione dismessi.