PRESENTATO IL PIANO INDUSTRIALE TRIENNALE LUCCHINI-SEVERSTAL
E’ stato presentato martedì 19 luglio 2006 a Roma il piano industriale triennale della Lucchini. Il Gruppo si prefigge l’obiettivo di crescere considerevolmente, migliorando fatturato e redditività. Per Piombino è previsto un investimento di 235 milioni di euro nei tre anni.
Concretamente, la produzione del Gruppo Lucchini crescerà del 25% rispetto al 2005, giungendo a circa 3.590 Kton nel 2008 con un contestuale aumento del fatturato di 452 milioni di euro. Contemporaneamente il Gruppo intende risolvere in modo definitivo le principali problematiche ambientali ancora aperte e ridefinire un nuovo patto sociale, ricucendo un sano rapporto con i cittadini, con chi li amministra e chi li rappresenta. Per quanto riguarda Piombino, sono previsti circa 150 milioni di euro di investimenti, di cui 80 per aumentare la capacità produttiva e migliorare l’efficienza operativa e la qualità. Tra questi investimenti, spiccano quelli per la realizzazione del quarto cowper dell’Afo e per il revamping delle colate continue.
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Il Gruppo intende incrementare i propri volumi di vendita innalzando la produzione dello stabilimento di Piombino a 2,44 milioni di tonnellate (dagli 1,77 del 2005), sfruttando maggiormente l’esistente capacità produttiva e migliorando la qualità del mix di prodotto (con un sensibile aumento nell’output di vergella di alta qualità).
L’attuazione del piano, oltre a rafforzare la posizione di Lucchini Piombino come produttore di qualità, porterà al contestuale aumento del fatturato e del margine industriale.
È possibile ipotizzare che il fatturato giunga a 1.395 milioni di euro nel 2008, crescendo mediamente su base annua del 9,3%.
Tre i principali tipi d’interventi: di potenziamento della capacità produttiva e qualità di alcune linee di prodotti: circa 65 milioni di euro; di miglioramento dell’efficienza operativa: circa 15 milioni e interventi necessari per mantenere la funzionalità operativa dell’impianto: circa 70 milioni di euro. Mercoledì pomeriggio le organizzazioni sindacali hanno incontrato a Piombino i vertici Lucchini-Severstal per discutere più nel dettaglio il piano triennale.
Queste hanno chiesto a Lucchini di «acquisire» Magona. È la sintesi di una effettiva richiesta fatta dai metalmeccanici nazionali alla dirigenza Lucchini-Severstal al tavolo durante la presentazione del piano industriale, in virtù dell’annuncio fatto da Mittal Steel del successo della sua opa su Arcelor, con una adesione che ha oltrepassato la soglia obiettivo del 50%. Il fatto che Arcelor (che detiene la Magona) non abbia raggiunto un’intesa con Severstal (proprietaria dello stabilimento Lucchini), ha influenzato evidentemente anche il piano industriale.
Intanto non compare più l’annunciato «mini mills», ovvero un laminatoio che doveva trasformare le bramme Lucchini in coils, per alimentare lo stabilimento Magona, nel caso quest’ultimo stabilimento fosse approdato in Severstal. L’arrivo degli indiani elimina la sinergia e riallinea la Magona a tutti gli altri impianti Arcelor in Europa, con tutti gli imprevisti del caso se il nuovo gruppo decidesse di effettuare ristrutturazioni o tagli di impianti. La soluzione Magona-Lucchini, dopo una eventuale acquisizione, riaprirebbe nuovi scenari, come si era ipotizzato durante le settimane della presunta fusione Severstal-Arcelor.
Intanto arrivano i primi commenti dal fronte politico con l’UDC che apprende con interesse le novità che riguardano le due più grandi aziende siderurgiche locali.
«Il piano triennale presentato dalla Lucchini – commenta il segretario dell’UDC Coppola – conferma la volontà dell’azienda di investire sullo stabilimento di Piombino per rilanciare la produzione dell’acciaio, mentre per l’Arcelor rimane qualche perplessità sull’acquisizione del 50% della società da parte del colosso indiano Mittal. La nostra città è oramai abituata ai cambiamenti in questo settore, abbiamo visto il succedersi di proprietari e di piani di sviluppo, l’unica costante tranne un leggero aumento negli ultimi tempi è stata la reale diminuzione dell’apporto occupazionale. Inoltre la sicurezza all’interno delle fabbriche ed in particolar modo in Lucchini pone quesiti importanti, un piano di sviluppo concreto non può prescindere dal garantire ai lavoratori la massima tutela della loro incolumità.
Purtroppo – conclude Coppola – ancora una volta la città deve stringersi attorno alle sue fabbriche cercando di capire quale sarà il loro futuro, l’industria continua ad essere il principale alveo economico locale ed all’orizzonte non si vede uno sviluppo alternativo concreto.
Auspichiamo che per Arcelor l’ingresso di Mittal possa essere sinonimo di sviluppo, spesso i grandi gruppi industriali internazionali hanno strategie aziendali che non sempre sono in sintonia con le esigenze del territorio che le ospita, la nostra comunità dovrà essere attenta e soprattutto non disponibile a forme di ricatto sull’occupazione come spesso è successo in passato».