10 OTTOBRE 2006: GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE
Il gruppo 089 Amnesty International di Grosseto effettuerà una manifestazione contro la pena di morte i giorni 9 e 10 Ottobre prossimi dalle 16 alle 20 al Casello Idraulico di via Roma, a Follonica.
Amnesty International è membro della Coalizione Mondiale contro la pena di morte, una coalizione composta da più di 38 fra organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti umani, associazioni di avvocati, sindacati ed enti locali, impegnati tutti insieme per l’abolizione della pena di morte nel mondo.
La Coalizione ha proclamato il 10 ottobre “Giornata mondiale contro la pena
di morte” in occasione della quale, ogni anno, organizza una massiccia
mobilitazione internazionale promuovendo azioni e iniziative contro la pena
di morte. Il prossimo 10 ottobre ci sarà la Giornata Mondiale contro la pena di morte.
Quest’anno il tema della Giornata sarà “La pena di morte, il fallimento
della giustizia”.
Sono stati selezionati 5 paesi mantenitori, per i quali saranno previsti cinque appelli per sottolineare i diversi aspetti legati al fallimento del sistema penale:
La pena di morte, il fallimento della giustizia, analizzando i suoi aspetti
più scabrosi quali l’applicazione nei confronti di minori, la
discriminazione, gli innocenti condannati e messi a morte, la malattia
mentale e i processi iniqui.
Arabia Saudita – sul tema della discriminazione
Cina – sul tema dell’innocenza
Iran – sul tema dei minorenni
Nigeria – sul tema dei processi iniqui
USA – sul tema della malattia mentale
La pena di morte non è materia teorica o astratta. La decisione di applicarla implica che donne e uomini in vita siano scelti e messi a morte. La realtà della sua applicazione nel mondo è fatta di discriminazione, di minorenni condannati e messi a morte, del rischio sempre presente di
uccidere un innocente o persone che soffrono di malattie mentali. Inoltre, i processi iniqui rappresentano un risvolto inaccettabile dell’omicidio di stato.
Sebbene la pena di morte sia spesso giustificata come deterrente, diversi
studi hanno dimostrato che essa non garantisce alla società né protezione né
benefici. E’ la punizione più crudele, inumana e degradante ed è
irreversibile. Quando tale punizione è applicata da sistemi soggetti a
pregiudizi ed errori umani, il risultato è che la giustizia non sarà fatta,
se non in modo corrotto.