FINE DELLE LICENZE SUI RISTORANTI A SUVERETO?
Con la liberalizzazione delle licenze volute dalla recente legge Bersani, che praticamente toglie le limitazioni alla scelta della composizione delle merci da tenere in negozio e il parametro della distanza minima tra un esercizio commerciale ed un altro, il comune di Suvereto, forse l’unico in Val di Cornia, ha redatto un nuovo regolamento locale per regolamentare la nascita di nuovi Ristoranti, usando come parametri non più il numero di licenze ma la qualità del locale e degli alimenti offerti.
A questa azione hanno risposto le associazioni di categoria indicando che una regolamentazione ibrida con parametri numerici e qualitativi era una scelta migliore e che la programmazione ibrida fosse la giusta mediazione per creare la qualità richiesta e la certezza a chi investe o ha investito centinaia di migliaia di euro, la sua vita lavorativa, per creare un qualcosa che avesse maggiori prospettive di resistere sul mercato.
Vista la presa di posizione di Confcommercio, Confesercenti e Cna sui nuovi criteri, fondati sulla qualità e non sul numero, adottati da questa amministrazione per il rilascio di nuove licenze di ristorante, il sindaco di Suvereto Pioli ha allora voluto rilasciare alcune precisazioni, vediamole:
1- «La decisione presa – assumersene “tutta la responsabilità politica”, cari amici – commenta il sindaco Pioli – è banale quotidianità per un’amministrazione – non è frutto di un capriccio improvviso, ma di una precisa idea del modello di sviluppo che perseguiamo per Suvereto, fondato sull’agricoltura di qualità e di eccellenza, sulla tutela e la valorizzazione del paesaggio, dell’ambiente, dell’antico borgo medioevale. Questo è anche il ruolo che il Piano Strutturale ci assegna nel quadro della Val di Cornia, come sa chi si è preso la briga di leggerlo. E’ nostra intenzione interpretarlo fino in fondo. Chi d’ora in poi aprirà un ristorante qui deve farsi carico anche di questa idea di alta qualità, esserne protagonista e ambasciatore, assumendosi, finalmente non solo a parole, la responsabilità che dovrebbe essere di ogni imprenditore moderno, di contribuire ad uno sviluppo qualificato, accettandone le sfide e non limitandosi a chiedere obsolete reti di protezione. Il visitatore o l’avventore che verrà a Suvereto deve trovare competenza, conoscenza e valorizzazione dei migliori prodotti della Val di Cornia, personale qualificato, professionalità nell’accoglienza e anche (o improvvisamente l’impresa ne ha paura ?) sana concorrenza. Questo è il tipo di turismo che cerchiamo e per il quale abbiamo carte importanti da giocare. Un turismo intelligente, curioso, interessato al territorio, ad un offerta “alta”, senza per questo essere elitaria. Tutto questo appare anche a un bambino l’esatto contrario di una liberalizzazione selvaggia. Al contrario pone vincoli severissimi che siamo intenzionati (perché il controllo sia “impossibile” non si sa !) a far rispettare».
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2- ?«Credo che Suvereto – continua Pioli – in tema di Circondario, non possa ricevere lezioni da nessuno. Per averci sempre creduto e per il contributo dato alla sua crescita. Ma politica di area significa intelligente interpretazione delle vocazioni particolari delle diverse parti del territorio, non stupida omologazione e appiattimento. Ad esempio siamo convinti che questo modello non sia generalizzabile ad altre realtà, per differenti dimensioni (Piombino o anche Campiglia-Venturina) o per diverse vocazioni (San Vincenzo,con il turismo balneare), dove c’è bisogno di rispondere a una domanda più variegata e dove i criteri potrebbero essere articolati per zone».
3- «Non passa settimana senza che ci ritroviamo tutti – amministrazioni, associazioni di categoria, ecc. -, in un qualche convegno a ripeterci che l’Italia, che la Val di Cornia, hanno bisogno di “innovare, modernizzare, aprirsi, rompere steccati, tagliare lacci e laccioli, semplificare la burocrazia, facilitare la creazione di impresa, spalancare finestre e far entrare aria fresca, uno sviluppo nuovo, di cui la piccola impresa sia protagonista, ecc., ecc.”. Poi – conclude il sindaco di Suvereto – quando le amministrazioni provano a tradurre questo in fatti concreti, ecco che si fa appello a criteri vecchi e ammuffiti, come i criteri numerici delle licenze, che sono retaggio di un passato superato – soprattutto in aree di sviluppo turistico –, di una visione dell’impresa che chiede gabbie protettive ma non vuole assumere i rischi dello sviluppo, di una società ingessata contro cui il governo ha iniziato una battaglia che è anche la nostra. Su questa strada avevamo creduto di trovare le associazioni di categoria del commercio, con le quali abbiamo sempre applicato la più rigorosa concertazione, al nostro fianco,. Abbiamo capito che ci sbagliavamo, almeno fino a quando non decideranno se partecipare nei fatti all’innovazione della nostra economia o restare semplici conservatori dell’esistente».