GLI AMBIENTALISTI PER LA TUTELA DEI PARCHI VAL DI CORNIA
Riportiamo un importante comunicato congiunto di WWF, Legambiente e Italia Nostra, le tre più grandi associazioni ambientaliste italiane, sul valore che hanno i parchi della Val di Cornia e sui rischi che corrono «contro la pressione delle cave, degli immobiliaristi e di coloro che puntano su un uso intensivo delle coste».
«La Val di Cornia: cinque Comuni della Provincia di Livorno con una forte tradizione di pianificazione urbanistica coordinata, iniziata negli anni ‘70 da amministratori lungimiranti come Silvano Filippelli, presidente della Provincia di Livorno e Paolo Benesperi, assessore all’urbanistica del Comune di Piombino, e mai più abbandonata. Una pianificazione a cui hanno contribuito, nei decenni, urbanisti di fama nazionale come Italo Insolera, Carlo Melograni, Romano Viviani e Vezio de Lucia.
Una terra in cui, in passato, è stato possibile resistere alle lusinghe di una speculazione immobiliare di 1.800.000 mc. sul promontorio di Populonia (uno straordinario connubio tra archeologia e paesaggio); in cui ha preso avvio una delle prime esperienze di parco naturale promosso da un Comune, quello di San Vincenzo, e gestito da un consorzio intercomunale – descritta nel 1982 nel libro curato da Luigi Gazzola e Italo Insolera “Parchi Naturali. L’esperienza di Rimigliano”, edizione delle Autonomie – ; in cui, con una durissima lotta del Comune di Piombino durata oltre 25 anni – descritta nel 2000 nel libro curato da Edoardo Zanchini “Dall’abusivismo al Parco”, edizione Franco Angeli – è stato possibile sconfiggere la lottizzazione abusiva del bosco della Sterpaia (180 ettari di foresta umida maremmana sul mare, con oltre 2.000 costruzioni) e dove, dalla metà degli anni ’90, partendo proprio dalle scelte di tutela compiute dal basso dai Comuni con i piani urbanistici, ha preso avvio un innovativo progetto di valorizzazione integrata di beni culturali e ambientali, oggi noto in ambito nazionale come “sistema dei parchi della Val di Cornia”».
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«Un progetto – continua l’appello – per la cui realizzazione e gestione è stata costituita un’apposita Società, anch’essa nota in ambito nazionale per avere saputo integrare competenze istituzionali nazionali, regionali e locali, compreso il rapporto fondamentale con la ricerca scientifica, conferendo al progetto anche una forte valenza di qualificazione dell’economia locale, e non solo.
Con questa esperienza – descritta nel 2003 nel libro curato da Massimo Zucconi e Alessandra Casini “Un’impresa per sei parchi”, edizioni del Sole 24 Ore, si sta dimostrando che, anche partendo dal basso, quando esistono volontà, coerenze e strumenti appropriati, è possibile salvaguardare e valorizzare con maggiore efficacia il diffuso patrimonio culturale del paese.
Ma è proprio il venir meno della coerenza che rischia oggi di mettere in difficoltà questo progetto, nonostante la forte riaffermazione del “sistema dei parchi” contenuta nel recente piano strutturale d’area, purtroppo limitato a soli tre Comuni dei cinque della Val di Cornia.
Il conflitto tra il parco di San Silvestro (un modello europeo di valorizzazione archeologica e geologica di un sito minerario dismesso) e la cava di calcare di Monte Calvi – emerso apertamente nel 2006 con mine che hanno proiettato pietre sui visitatori e con un camion che è precipitato sui sentieri – , ha portato alla chiusura di siti archeologici valorizzati negli anni passati e meta di visite dal 1996. Questi episodi hanno evidenziato errori nelle scelte del Comune di Campiglia M.ma che, dopo avere aperto il parco, ha creato le condizioni per un più intenso sfruttamento della cava ed ha approvato piani di coltivazione che mettono a rischio zone del parco su cui lo stesso Comune ha investito ingenti risorse finanziarie, proprie e dell’Unione Europea.
A Piombino, dopo il successo della lotta all’abusivismo e la realizzazione del parco naturalistico costiero della Sterpaia, frequentato in estate da oltre mezzo milione di persone, il Comune non sembra rendersi conto dei fenomeni di degrado della duna e propone di realizzare nuovi parcheggi in una situazione nella quale, con i 5.000 già realizzati, si registrano affluenze sulle spiagge doppie rispetto a quelle ritenute ammissibili da una specifica direttiva della Regione Toscana.
A San Vincenzo, dopo una grave scelta di urbanistica contrattata che ha portato a prevedere, negli anni ’90, la costruzione di un grande albergo nei 650 ettari della tenuta agricola di Rimigliano (un territorio di grande pregio paesaggistico, originariamente compreso nel parco), l’attuale amministrazione, che pure dichiara di voler rivedere quella previsione, non sembra capace di compiere scelte appropriate e, sotto la spinta di pressioni immobiliari, rischia addirittura di aggravarle.
Nel territorio, inoltre, ci sono emergenze di archeologia industriale a rischio di demolizione tra cui la stazione di carico del calcare a San Vincenzo progettata da Pierluigi Nervi che, nella logica di valorizzazione culturale dell’area, meriterebbe di essere salvaguardata ed integrata nel progetto dei parchi.
In questi mesi, da più parti, sono stati lanciati appelli affinché gli stessi Comuni che hanno promosso i parchi, sappiano oggi trovare le vie giuste per tutelare il patrimonio e rilanciare il progetto di valorizzazione. A partire dalla Società Parchi che, grazie all’esperienza maturata sul campo ed al complesso rapporto che ha saputo stabilire con le istituzioni e la ricerca scientifica, appare oggi come lo strumento più efficace per supportare i Comuni nelle azioni di tutela, offrendo anche agli organi statali una motivazione in più per attuare concreti e controllati processi di delega in questo settore, così come dimostra la vicenda della concessione del 1998 alla Società Parchi di beni archeologici statali a Populonia.
Purtroppo sembra che oggi questa “specializzazione”, anziché come valore, sia vista dagli stessi Comuni come un fastidio, riducendo così, oggettivamente, l’efficacia delle proprie politiche contro la pressione delle cave, degli immobiliaristi e di coloro che puntano su un uso intensivo delle coste, a tutto discapito di serie e rigorose politiche di tutela.
La cosa appare tanto più assurda se si pensa che il patrimonio dei parchi è, oggi, uno straordinario fattore competitivo per la qualificazione dell’economia locale ed è così percepito anche da molte imprese turistiche della zona.
E’ dunque necessario difendere e rilanciare questa esperienza con quattro azioni fondamentali:
– immediato adeguamento dei vincoli per comprendervi tutto il patrimonio culturale della Val di Cornia: siti minerari e archeologici, beni paesaggistici, edifici e impianti di archeologia industriale, anche fuori dai perimetri dei parchi;
– rigorose coerenze urbanistiche tese a garantire la conservazione del patrimonio culturale ed ambientale;
– forte rilancio della ricerca scientifica e dell’innovazione applicata ai beni culturali, consolidando ed estendendo il rapporto che la Società Parchi ha costruito con le Università;
– valorizzazione del management aziendale perchè senza competenze e sensibilità appropriate la Società Parchi non potrà svolgere quella funzione d’integrazione tra pianificazione territoriale, ricerca, conservazione e valorizzazione del patrimonio che, fino ad oggi, è stato il fattore reale di successo di questa esperienza.
Per queste ragioni, e per le speranze che i parchi della Val di Cornia hanno suscitato in ambito nazionale, le associazioni ambientaliste rivolgono un appello ai Comuni di Campiglia M.ma, Piombino, San Vincenzo, Sassetta e Suvereto, alla Provincia di Livorno, ma anche al Presidente della Regione Toscana, al Ministro dei Beni Culturali e del Turismo, al Ministro dell’Ambiente, al Ministro per l’Università e la Ricerca Scientifica e al mondo accademico, affinchè si adoperino per la difesa ed il rilancio di una buona esperienza di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale».