CENTRALI A BIOMASSE: FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Tutti parlano di centrali a Biomasse, impianti che invece di bruciare petrolio fossile, per funzionare usano olii prodotti dalla lavorazione di vegetali (per intendersi simili a quelli che usiamo per friggere). Recentemente sono state presentate due proposte di realizzazione di centrali di questo tipo in Val di Cornia, ma da più parti, a partire dalla Regione fino ad arrivare all’associazionismo locale, sono sorti dubbi e perplessità su questi progetti. Cerchiamo di capire insieme cosa sta succedendo e i motivi di questi dubbi.
Nel bollettino ufficiale n. 5 della regione Toscana n. 5 (del 31/01/07) è stata pubblicata la richiesta di autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di una centrale termoelettrica da 22 MWe, opere connesse e infrastrutture indispensabili, per la produzione di energia elettrica attraverso la combustione di biomasse liquide costituita da oli vegetali in motori endotermici, da realizzarsi nel territorio del comune di Piombino (LI) località Montegemoli – zona PIP. Una richiesta avanzata dalla Seca srl con sede proprio a Montegemoli che ha presentato domanda alla Provincia di Livorno il 31 luglio dell’anno scorso, integrandola in data 22 novembre.
Sempre in Val di Cornia ma nell´area Dalmine, sta nascendo un altro progetto di centrale a Biomasse: la famiglia Inghilesi, titolare della società Dalphex impegnata anche nel settore delle rinnovabili con la commercializzazione di pannelli fotovoltaici, ha già pronto il piano industriale di un’altra centrale da 22 megawatt da costruire in area Dalmine. Anche in questo caso si pensa a biomasse in parte reperite sul territorio e in parte all´estero, soprattutto olio di colza.
Quello che ha creato da subito dubbi sulla proposta Seca è la dizione di “biomasse liquide”, che ha fatto pensare a olio di palma importato dai Paesi dell’estremo oriente o sud america (definito quindi a “filiera lunga” con navi cisterna che partono da lontano, cariche di olio di Palma per portarlo a Piombino) e che è stato confermato anche da alcuni recenti permessi richiesti presso il porto di Piombino proprio per questo tipo di approvigionamenti. Adesso, per far capire ai lettori i valori energetici su cui ci stiamo movendo, alcune stime dicono che anche trasformando tutta l’agricoltura della Val di Cornia a questo tipo di coltivazione non si arriverebbe a 5 Megawatt con tutte le conseguenze quindi del caso.
A questa notizia l’assessore regionale all’ambiente Marino Artusa ha recentemente commentato che «La Toscana non accetterà mai impianti che prevedano lo sfruttamento dell’olio di palma o di altri oli importati dall’estero, soprattutto quello di palma infatti viene coltivato in piantagioni create distruggendo intere foreste del Borneo o dell’Amazzonia. Le biomasse sono una delle linee su cui punta la Toscana, ma a patto di una delimitazione di area per l’uso delle risorse da bruciare nell’impianto, con trasporti brevi e una ricaduta importante quindi anche per la nostra economia rurale. L’ottica della filiera corta è prevista dal Prs e dal Praa e la stiamo declinando anche nel piano energetico».
Critiche al progetto sono anche arrivate dal circolo locale di Legambiente: «Questa centrale non vuole sfruttare le biomasse del territorio – ha recentemente spiegato Adriano Bruschi – Il bilancio energetico complessivo di un’operazione del genere è sostanzialmente negativo perché prevede disboscamenti e trasporti lunghi via mare. Mentre la convenienza economica per chi l’ha proposta deriva essenzialmente da due fattori: il basso costo della manodopera, cioè lo sfruttamento dei lavoratori del terzo mondo e i certificati verdi che permetteranno di ricevere contributi dallo Stato. Questo è il modo più sbagliato di fare energie alternative e ci auguriamo che la conferenza dei servizi bocci un progetto che non ha nulla di sostenibile per il nostro territorio né per il pianeta».
In Olanda, ricordano gli ambientalisti, esistono centrali simili che per funzionare in modo economicamente conveniente utilizzano olio di palma che proviene dai Paesi tropicali, dove per impiantare palmeti si distruggono le foreste: un meccanismo insostenibile.
Entro la prossima settimana il dirigente dell´ufficio Tutela dell’Ambiente della provincia di Livorno, sulla base di quanto stabilito nella conferenza dei servizi, provvederà ad emanare il provvedimento di autorizzazione tecnica, sul progetto presentato dalla Seca per la realizzazione a Piombino della centrale a biomasse da 22 MW, che utilizzerà soprattutto oli vegetali provenienti dall´estero.
«Prima di tutto vorrei sottolineare che la conferenza dei servizi ha detto che dal punto di vista tecnico non ci sono problemi a fare questo impianto – spiega l´assessore Bartoli – ma ha posto alcune prescrizioni, di cui almeno due sono molto rilevanti: la prima è che si cerchi laddove è possibile di utilizzare combustibile da filiera corta, anche in un´ottica di sviluppo di nuove produzioni in Val di Cornia. L´altra prescrizione è che l´impianto non usi acqua di falda».
Martedì 5 maggio si è tenuta, sempre in Provincia, anche una riunione di maggioranza che ha preso atto del parere della conferenza dei servizi ma anche di tutti i problemi connessi dallo sfruttamento di biomasse tutt’altro che sostenibili dal punto di vista ambientale. «Il consiglio provinciale attraverso un lavoro in commissione farà un documento di indirizzi sulle questioni relative alle biomasse – continua Simone Bartoli – il documento anticiperà il piano energetico provinciale che poi lo recepirà in toto. Prima delle ferie estive il documento dovrebbe essere pronto e sulla base di quel documento sarà espressa la definitiva autorizzazione politica o meno sull´impianto. E soprattutto su quelli che verranno proposti successivamente».
Ma ai dubbi della Provincia iniziano a sommarsi quelli di alcuni partiti. In un comunicato di ieri, la «Sinistra democratica» mostra la sua contrarietà alla centrale elettrica a biomasse in progetto a Montegemoli perchè si colloca su un territorio dove sono già presenti tre impianti di produzione energetica (Tor del Sale e due nell’area Lucchini), e dove è in discussione un impianto per la produzione di energia eolica. Tutto in una provincia che produce il 70% del fabbisogno energetico della Regione e che ospiterà anche il rigassificatore di Livorno.
«A livello regionale, è in fase avanzata la definizione del piano energetico – continua il comunicato di Sinistra democratica – estrapolare la scelta di una nuova centrale elettrica, in questo caso a biomasse, da questi contesti ci appare non condivisibile e, certamente non va nella direzione di una diversificazione economica del territorio e di una qualificazione occupazionale».
Il coordinamento di SD ricorda e conferma anche che l’importazione dell’olio di palma è previsto nel piano d’impresa della nuova società di movimentazione portuali, di recente autorizzata. E ciò conferma la previsione di una “filiera lunga” di approvvigionamento delle biomasse. Così, di fronte a un simile quadro, Sinistra Democratica ritiene «l’impianto non compatibile».
Concludiamo, per chiarire definitivamente al lettore la posizione della Regione Toscana in proposito alle centrali a Biomasse, con una porzione dell’intervista che L’assessore regionale all’ambiente Marino Artusa ha concesso alla testata GreenReport sulla definizione del nuovo piano energetico regionale lo scorso 31 maggio 2007.
D. Tra le fonti rinnovabili ci sono le biomasse. La Regione ha ripetuto più volte di puntare su centrale a biomasse impostate sulla filiera corta, cioè che prevedano lo sfruttamento di risorse del territorio. In realtà però in molte parti della Toscana assistiamo a situazioni già avanzate di progetti che prevedono l’utilizzo di biomasse proveniente da zone equatoriali e tropicali.
R. «Noi nel Pier diciamo chiaramente di puntare sulla filiere corte, perché la Regione vuole assumersi fino in fondo le proprie responsabilità di fronte agli effetti dei mutamenti climatici e delle indicazioni del protocollo di Kyoto. Quindi la Regione non accetterà mai progetti di centrali che utilizzano biomasse derivate da coltivazione che in un’altra parte del mondo prendono il posto di foreste. Altrimenti se si pensa di risolvere la questione delle emissioni di gas effetto serra in Italia, distruggendo le foreste del Borneo, non avremmo proprio capito niente».
D. Eppure i progetti vanno avanti. Per citarne uno: il Comune di Piombino ha appena deciso di assegnare tre lotti di terreno nel Pip di Montegemoli, per un totale di 33mila 580 mq, alla Seca di Bruno Pietrini. Le biomasse vegetali della Val di Cornia non bastano sicuramente per alimentare l’impianto previsto da 22 megawatt, e quindi si pensa di ricorrere a biomasse estere di carattere oleoso».
R. «Lo ripeto, l’olio di palma ha una valenza ambientale fortemente negativa, non potremmo mai accettare un progetto del genere. Certo io mi auguro che un impianto come lo descrive lei non venga fatto, però si tratta di un problema di carattere nazionale: la Regione fin quando può non darà mai un’autorizzazione del genere, se però il nostro parere non fosse vincolante L’unica cosa che dico è che il sindaco di Piombino è accorto e sa perfettamente quella che è la posizione della Regione su questo tema, ben esplicitata anche nel Praa, quindi agirà di conseguenza».
D. Questi progetti hanno bisogno della Via?
R. «Sicuramente devono sottostare alla Valutazione di impatto ambientale, sulla quale stiamo pensando di introdurre un’importante novità: pensiamo di inserire come priorità assoluta in ogni Valutazione la coerenza e la compatibilità con gli obiettivi di Kyoto. E chiaramente una centrale ad olio di palma non è coerente con il protocollo di Kyoto».