LA ROBA: BIOMASSE E DINTORNI IN VAL DI CORNIA
«Il viandante che andava lungo il Biviere di Lentini, steso là come un pezzo di mare morto, e le stoppie riarse della piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello, se domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco del caldo, nell’ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristemente nell’immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno e dalla malaria: – Qui di chi è? – sentiva rispondersi: di Mazzarò».
L’incipit è tratto dalla novella di Giovanni Verga “La Roba”. Ma si adatta benissimo a qualcosa che da un po’ di tempo accade nella nostra Valle. Di chi è l’impresa che ha piazzato da un giorno all’altro una grossa gru sul porto e, poco dopo, ha chiesto e ottenuto l’unica autorizzazione disponibile alla movimentazione in banchina? Di chi è la centrale a olio di palma che si vuol costruire a Montegemoli. E ancora di chi saranno i terreni che la Fintecna ha messo all’asta nell’area ex Irfird, strategici per lo sviluppo delle attività retroportuali? E di chi è il casolare di campagna dove si è recentemente festeggiato, presenti anche noti esponenti del partito di governo locale, la conquista della bramata autorizzazione a operare sul porto? Di Mazzarò, naturalmente!
Sarà corta o lunga la filiera della centrale a biomasse? Siamo convinti che molti non sanno neppure di cosa si sta parlando in questi giorni, anche perché la strategia è quella di non parlare, lasciare che i tempi tecnici corrano per poi dire – come ha fatto l’assessore provinciale all’ambiente Garufo – che l’arbitro ha già fischiato e non c’è più tempo per discutere. Pena una bella diffida di Mazzarò che reclama il rispetto della legge. Corta o lunga, l’impressione che la “filiera” in ogni caso ci sia già…
Paperino