SALIVOLI, LA SPIAGGIA E IL PALLONE… DI TROPPO
L’estate è appena iniziata è già tira aria di polemica in spiaggia. Da qualche giorno a Salivoli regna il malumore: da una parte i ragazzi con una gran voglia di giocare a pallone sulla spiaggia, dall’altra i bagnanti che li incolpano di arrecare disturbo con questa attività.
Da che mondo è mondo si gioca a pallone, ce lo abbiamo nel Dna e in tutti i paesi della terra, anche in quelli più poveri, una volta rimediata una palla, che sia di cuoio, di gomma, o di pezza, ci prende un’irresistibile voglia di prenderla a pedate. Se ci andassimo a contare, uno ad uno, sarebbero pochissimi quelli che non hanno mai calciato una palla in vita sua. In spiaggia poi è ancora più divertente. Chi ha qualche anno sulle spalle può ricordare le partitelle improvvisate sull’arenile dove con due stecchi si inventavano le porte, ci si assegnava i ruoli e si interpretava l’arbitro a modo nostro. Di solito si giocava tra padri e figli e si faceva un gran baccano.
I ragazzi di Salivoli, quelli che protestano, che chiedono uno spazio dove poter giocare, potrebbero essere gli stessi di allora. Forse più turbolenti, forse più numerosi, ma con la voglia di giocare. E cosa c’è di più bello di questo? La spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, è un tripudio di attività sportive di ogni genere; calcetto, beach volley, basket. Là si gioca, da mattino a notte. Ma Copacabana è grande, e la spiaggia di Salivoli è piccola. Gli spazi sono ridotti, c’è un bagno da rispettare, bambini piccoli da tenere in sicurezza, la libertà di passeggiare in acqua senza prendersi una pallonata in faccia e il diritto di ogni persona di essere lasciato in pace. E allora che fare? Questi ragazzi hanno diritto di divertirsi nei limiti del vivere civile e tutti gli altri bagnanti lo stesso. Ma se la nostra libertà, come recita un vecchio detto, finisce dove inizia quella degli altri, si rischia di non trovare mai il bandolo della matassa da dipanare. E la situazione si complica, con la minaccia di denuncie, di richieste danni, con il crescere del malumore in un fazzoletto di spiaggia molto amata dalla cittadinanza. Soltanto quello strumento dimenticato dai nostri tempi che è la tolleranza, può fare una sorta di miracolo o almeno far posare le armi. Non che sia facile, nella civiltà di oggi che è quella del contrasto, dove prevalgono valori surrogati di quelli che un tempo erano i veri capisaldi, dove spesso l’arroganza prende il sopravvento alla conciliazione, dove tutto deve essere sbrigato presto e subito e la gente sembra non avere più la pazienza per sopportare niente. Non per questo deve essere tollerata l’ignoranza e l’inciviltà, quando ci sono. Ogni attività deve avere dei limiti da rispettare ed essere inserita in un contesto ad hoc.
Ma i ragazzi di Salivoli? Quelli che vengono additati appena portano una palla al piede, malvisti quando lanciano troppo forte, sgridati se con un tuffo salvatore bagnano chi passa loro accanto? Questi ragazzi dove potranno giocare, svolgere quello che è un loro diritto, finalmente disintossicati da quelle macchinette infernali dei videogames che noi adulti critichiamo tanto?
Si dovrà pur trovare loro una collocazione, che permetta di giocare senza intralciare e di divertirsi senza disturbare chi, come loro, ha tutto il diritto di trascorrere una tranquilla giornata sulla spiaggia. I ragazzi, come si sa, vivono di esempi, impegnamoci a dar loro un esempio di civiltà dove diritti e doveri vengono rispettati e non calpestati, dove si insegna a rispettare le regole e la tolleranza è un valore intrinseco del vivere civile.
Chissà se un domani si arriverà a destinare spiagge accessibili ai ragazzi, così come oggi lo si fa per i cani. Potrebbe essere un’idea. Magari a pagamento. Non sarebbe molto più semplice, invece, dedicare spazi anche a coloro che sulla spiaggia non ci vanno solo per abbronzarsi, ma che hanno bisogno di muoversi, di giocare, di ridere perché è insito nella loro giovane età e perché in fondo è uno spettacolo così bello da vedere?
Sono interamente in accord con l’articolo, anche I giovani hanno diritto al loro spazio.