PIOMBINO: DA CITTÀ FABBRICA A CITTÀ DEI RIFIUTI?
Piombino non deve diventare la città dei rifiuti. Per lunghi anni essa ha accumulato intorno a sé i rifiuti urbani prodotti dagli stessi piombinesi, da tutto il circondario e anche da fuori, prima nella discarica di Poggio ai Venti e poi in quella di Ischia di Crociano. Ha dovuto subire la ferita difficilmente rimarginabile delle migliaia di tonnellate di rifiuti industriali, che hanno inquinato per sempre quella che un tempo era la bella pianura verso Pontedoro. Qui la Guardia di Finanza ha recentemente accertato la presenza di una enorme discarica abusiva, cresciuta nel silenzio generale e nella disattenzione, prolungatasi anche a causa dell’incapacità di realizzare l’impianto TAP per il trattamento e il recupero delle scorie siderurgiche.
Ora si parla dell’arrivo a Piombino di una notevole quantità di fanghi e scorie dell’ex area siderurgica di Bagnoli (Napoli), centinaia di migliaia di metri cubi di materiali inquinati e inquinanti: il Comune, il Ministero e l’Autorità Portuale stanno ragionando su questo enorme affare, probabilmente varie imprese private stanno a guardare interessate poiché quello dei rifiuti e del loro trasporto è ormai un grande business, in cui la vera posta in gioco non è l’ambiente, ma gli appalti e l’accaparramento di ingenti finanziamenti pubblici.
Dice il sindaco Anselmi che ci sarebbero dei vantaggi e che per l’accoglienza di questi rifiuti provenienti da Napoli potremmo essere ricompensati con opere di cui il territorio ha bisogno, come il prolungamento della strada 398 fino al porto. Ma perché Piombino deve sempre pagare un prezzo ambientale per avere qualcosa di normale come una seconda strada di accesso? Perché questa visione contrattualistica e commerciale dello sviluppo? Sarebbe bene riflettere e sentire il parere della città: siamo sicuri che i piombinesi vogliano ancora rifiuti sul proprio territorio? E se non siamo stati in grado di smaltire i residui della nostra siderurgia, perché dobbiamo pensare prima a quelli di fuori? Sembra un paradosso e invece è la probabile realtà: una discarica abusiva per i rifiuti industriali di Piombino che non sappiamo dove mettere, e porte aperte per quelli provenienti da Bagnoli!
Ma la cosa più comica e che i fanghi di bagnoli, che la stampa napoletana ha definito più volte “bombe inquinanti” sono simili a quelli della Lucchini, visto che provengono dalla produzione dell’Ex Ilva. Ma perché accettare il materiale di Bagnoli se alla Lucchini c’è una discarica abusiva di oltre un milione di tonnellate di rifiuti industriali? «Quelli di Bagnoli sono sedimenti marini provenienti da bonifiche, che il ministero ritiene possibile collocare nelle vasche – sostiene il Presidente dell’Autorità Portuale Guerrieri – anche se dobbiamo sempre esaminarne le tipologie». (Il Tirreno 06-06-07)
Sta a vedere che per smaltire alcune “tipologie” di Bagnoli si farà anche l’impianto Tap, che non si è voluto fare per le scorie locali della Lucchini. Poi ci sarà da pensare a dove mettere i rifiuti urbani che producono e produrranno ogni giorno le nostre famiglie nei prossimi anni, visto che l’attuale discarica è ormai prossima all’esaurimento.
Faranno una nuova discarica o un inceneritore, e scommettiamo che la sede di questo impianto toccherà ancora a Piombino, magari all’ingresso della città, come è stato finora, in modo che chi arriva da fuori possa avere finalmente di essa un visione diversa: non più città-fabbrica, ma città dei rifiuti. Altro che turismo! Anzi “altro turismo”, visto che la figlia del Presidente dell’ASIU e TAP è l’Assessore al turismo del Comune di Piombino. Quale coincidenza. Magari tra un mercatino e l’altro si conierà un nuovo termine: “Turismo Discaricale”. Come piombinesi forse è giunto il momento di farsi sentire, è in gioco il futuro di tutti.