PIOMBINO: «SULLE PARTECIPATE MENO SLOGAN E PIU’ FATTI»
Luca Lavoratori e Stefano Ferrini del coordinamento Insieme per lo Sviluppo – SDI – Rosa nel Pugno di Piombino pongono al segretario del partito di maggioranza locale tutta una serie di dubbi e obbiezioni circostanziate sul funzionamento delle società pubbliche della Val di Cornia. Leggiamole insieme.
“L’intervento di Tortolini sulle società di servizi dei Comuni – inizia il comunicato – non fa che aumentare le preoccupazioni sulle conseguenze dell’incerta identità del futuro Partito Democratico nei rapporti con gli alleati. Lo diciamo col massimo rispetto, però è un ragionamento che da un lato semplifica in modo quasi banale una questione complessa e dall’altro alimenta un’immagine che non è reale. Si dice infatti basta col pubblico e avanti col privato. Non esiste però un pubblico tutto negativo cui si contrappone un privato tutto positivo e viceversa. Ci sono situazioni in cui il pubblico serve per far partire iniziative che nel territorio mancano e che sono strategiche anche per il privato. Siderfor, società a maggioranza pubblica, era tra le prime società formative della Regione Toscana e, pur con tutti i limiti delle società di formazione, aveva bilanci sani che si autoalimentavano con continui progetti ed attenzione ai costi.
I nuovi manager – continuano – non nominati da noi, non hanno prodotto nuovi progetti, hanno aumentato i costi e non hanno recuperato in Regione ciò che c’era da recuperare sui vecchi progetti, favorendone il fallimento. Tap, azienda a maggioranza pubblica, non è ancora partita perché si sono fatte scelte discutibili ed oggi si trova col capitale sociale abbattuto senza che ancora sia chiaro come si sia arrivati a questo, mentre le ragioni per cui è nata sono ancora tutte lì. Cevalco negli anni ha abbattuto il capitale quasi azzerandolo perché non è mai riuscita a trovare una missione ben precisa. La Parchi, azienda a maggioranza pubblica, è riconosciuta a livello nazionale come esempio di gestione manageriale di beni culturali ed ha bilanci sani. Seguendo quel ragionamento, dovremmo forse farle fallire tutte per liberarci del pubblico? Quando si liberano spazi sul mercato, altre imprese cercano poi legittimamente di occuparli. Per esempio, è notizia mai smentita che Etruscan Tech (Vertical Tech ndr.), società privata, si sta organizzando per fare formazione, ora che Siderfor non c’è più. Si vuol arrivare a questo?
Tortolini – concludono Ferrini e Lavoratori – poi sottintende che nella Val di Cornia sia iniziata una nuova fase liberale, ma ci pare sia successo l’esatto contrario: si sono create nuove aziende pubbliche la cui utilità non è poi così ben chiara, se ne sono appunto lasciate fallire altre che invece erano strategiche, si è assistito ad intrecci poco chiari tra pubblico e privato, si sono aumentati gli incarichi nelle aziende pubbliche e quindi anche i costi, si è accettato che amministratori e manager pubblici avesser incarichi in aziende private collegate a quelle pubbliche o addirittura in concorrenza con loro. Cosa ha a che vedere tutto questo col liberalismo? Vogliamo una svolta liberale? Bene, per la Parchi ad esempio si rivedano quei contratti capestro che strozzano gli imprenditori privati della Costa Est e non solo, i quali poi si rifanno sui prezzi che paghiamo anche noi cittadini usufruendo dei loro servizi. Per la Cevalco si ricerchino partner del mercato fieristico e si facciano sinergie serie trovandole una missione vera. Per la Tap si conduca a termine, se ancora c’è tempo, il progetto della piattaforma senza attardarsi in ripensamenti. Dentro Insieme per lo Sviluppo convivono socialisti ed indipendenti che non hanno certo avuto bisogno del 2007 per scoprire le virtù del mercato e la cultura liberale e non hanno verginità da rifarsi. Ma proprio per questo sanno che ci vogliono equilibrio, proposte concrete e non inutili slogan che rischiano di ridurre tutto a pura propaganda”.