BAGNOLI-PIOMBINO: BONIFICHE O IL GIOCO DELLE TRE CARTE?

Legambiente: “Il problema delle bonifiche non si risolve spostando i materiali da un parte all’altra del Paese con spreco di fondi pubblici e poche garanzie per l’ambiente”.

Bonifiche reali o gioco delle tre carte? A porsi questa domanda è Legambiente che chiede chiarezza sulle operazioni di spostamento di materiali dalla Liguria alla Campania passando per la Toscana, giustificati dalla motivazione di bonifica. Tutto è iniziato da La Spezia e poi è arrivato sino a Napoli, ma il terminal di questa operazione è sempre stato Piombino. Un gioco delle tre carte che ha per tappe altrettanti siti di interesse nazionale di bonifica e dove l’unica vera operazione effettuata è lo spostamento da un sito (Bagnoli) ad un altro (Piombino), di materiali che ora sono rifiuti ora sono materiali eterogenei a seconda delle carte che si alzano.

L’operazione iniziata con la paventata ipotesi di trasferire i rifiuti dragati dal porto di la Spezia con destinazione porto di Piombino, si è poi concentrata sulla colmata di Bagnoli. Un enorme accumulo degli scarti dell’ex siderurgico che depositati in mare hanno, nel tempo, trasformato l’originaria linea di costa, che adesso si vuol riportare al profilo naturale.
A Napoli, il 5 luglio è stato firmato l’Accordo di programma tra il Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, il presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, il sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, il presidente di Bagnoli Futura, Rocco Papa, il vicecommissario Bonifiche Campania, Arcangelo Cesarano e il presidente dell´Autorità portuale di Napoli, Francesco Nerli. Ma l’accordo non è stato ancora firmato dalla controparte Toscana e Legambiente chiede che si studino meglio i termini dell’intera operazione.

L’accordo prevede lo spostamento dei materiali depositati in anni di attività del polo industriale siderurgico nella colmata di Bagnoli a Piombino, dove un polo siderurgico è attualmente attivo e produce scorie a ritmo di circa 1 milione di tonnellate l’anno.
Oltre alla comune caratteristica di essere poli siderurgici (uno dismesso e uno in attività) i due siti hanno anche quella di essere entrambi inseriti nel programma nazionale di bonifica e di avere un porto in via di ampliamento.

E infatti i materiali rimossi dalla colmata di Bagnoli erano in origine destinati alla vasca di colmata per l’ampliamento del molo di levante di Napoli. Ma per effetto di uno slittamento dei tempi, la colmata che dovrà essere rimossa per ripristinare l’originale linea di costa non potrà andare laddove era destinata e sarà invece portata a Piombino. Le motivazioni addotte per sostenere questa operazione sono che a Piombino è operante una piattaforma -la Tap, Tecnologie Ambientali Pulite S.p.A.- costituita nel 1995 e partecipata al 70% dal Comune di Piombino, pensata per trattare, ai fini del recupero, le scorie (rifiuti) siderurgiche stoccate e prodotte da Lucchini producendo un materiale inertizzato, denominato C.I.C. (conglomerato idraulico catalizzato).

Piattaforma progettata dieci anni fa, che non è ancora realizzata e che non sarà pronta prima del 2009. Ma Piombino ci sono ancora piazzali liberi per stoccare questi materiali. Ben 14 Km di stabilimento rialzati di 7 metri ( dati del 1990 e che oggi quindi saranno anche 8), dal piano di campagna, per lo stoccaggio dei rifiuti dell’attività siderurgica. Tanto che in un recente intervento la Guardia di Finanza ne ha sequestrati solo (!) 35 ettari, tutti all’interno dell’area di stabilimento. Quindi a Piombino di materiali da riutilizzare ce ne sono già in avanzo e per questo non si capisce il motivo per cui se ne debbano portare altri da fuori.

Una operazione che rientra nella “bonifica” dei due siti ma che in pratica trasferisce semplicemente “materiali” da un Sin (sito di interesse nazionale)all’altro: da Bagnoli a Piombino.
Materiali inerti, sedimenti e rifiuti per un volume complessivo di (pare) 2 milioni di metri cubi, trattandosi di quelli di risulta dallo smantellamento della colmata di Bagnoli e dei sedimenti marini dell’area antistante il SIN, la cui quantificazione non è stata ancora completata, ma la cui caratterizzazione fatta da Icram mette di evidenza che si tratta di sedimenti tutti fortemente contaminati (metalli pesanti, IPA, ecc.).

Una movimentazione che creerà non pochi problemi sia in loco, come più volte ha sostenuto Legambiente per cui la bonifica era sì da fare, ma attraverso sistemi di incapsulamento in situ, sia per il traffico di navi che da Napoli dovranno portare a Piombino i materiali previsti dall’accordo. Tenendo presente il fatto che anche il porto di Piombino necessita di un dragaggio per far attraccare navi di discrete dimensioni e che quindi il trasferimento non potrà che essere realizzato con navi di piccola stazza.
Una operazione che costerà alla collettività circa 200 milioni di euro e che è assai difficile sostenere dal punto di vista ambientale e di un corretto governo del problema delle bonifiche e dei rifiuti.
“Sono molte le criticità che vediamo in questa operazione- ha dichiarato Lucia Venturi della segreteria nazionale di Legambiente- mentre è assai difficile intravederne gli aspetti positivi.

Sia Bagnoli che Piombino sono territori siderurgici, entrambi hanno problemi di rifiuti industriali accumulati e necessità di dragaggio dei fondali, hanno un porto che ha bisogno di espandersi, necessità di materiali per riempire le vasche di colmata e fare nuove banchine portuali. Ma questa è una situazione che persiste da anni, non può essere posta sotto una situazione di emergenza”.

Logica vorrebbe che come succede in un paese normale, ognuna delle due località prendesse i suoi sedimenti e i suoi rifiuti industriali, li trattasse per il necessario e riempisse poi le vasche di colmata. Operando nel più ampio rispetto delle garanzie di tutela ambientale.

“E questa logica non si ravvisa invece nell’operazione prevista. Per questo riteniamo che sarebbe auspicabile- ha continuato Venturi- che si prendesse il tempo necessario per rivedere l’accordo di programma e mettere in atto tutte le misure necessarie a contenere le criticità che questo intervento pone”.

Scritto da il 12.7.2007. Registrato sotto ambiente/territorio. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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