LAVORO: SI O NO AL REFERENDUM SINDACALE?

Riportiamo due visioni sul referendum sul welfare che in questi giorni può essere votato anche qui in Val di Cornia. Il primo è del circolo “Guevara” del PRC di Follonica, il secondo è del Segretario Federazione DS Val di Cornia-Elba Matteo Tortolini. Mostrano chiaramente le due anime del centro sinistra. Sia il lettore a scegliere da che parte stare e se andare o meno votare. AGGIORNAMENTO: inserita anche la posizione dei Socialisti.


«In periodo di ferie – commenta il comunicato del PRC – è stato chiuso un Accordo costruito senza e contro la democrazia dei lavoratori e delle lavoratrici, non consultati sulla piattaforma e chiamati ora a un referendum-plebiscito, dove nelle assemblee di posto di lavoro alle ragioni del no è negata pari dignità. Fu così dopo il 31 luglio 1992 (cancellazione della scala mobile) e il 23 luglio 1993 (concertazione). Proprio il rispetto dell’autonomia dei sindacati – la quale non può nascere se non dalla democrazia nei luoghi di lavoro – impone al Prc di esprimere il proprio no e di proporlo come scelta consapevole nel referendum in corso. Se vincerà il no, sostenuto anche dalla Fiom-Cgil, la trattativa dovrà essere riaperta e le Confederazioni dovranno farlo sotto il controllo democratico dei lavoratori, facendone valere le ragioni se necessario attraverso lo sciopero.

Votiamo NO perché, se non vogliamo che torni Berlusconi, la sua legge 30 (supermercato della precarietà del lavoro) va cancellata. E invece l’Accordo conferma staff-leasing e contratti di collaborazione. Introduce poi la vergogna della certificazione da parte del sindacato stesso per prolungare oltre i 3 anni (!) i contratti a termine presso la medesima azienda, e dello sconto in favore del padrone sulle ore di straordinario.

Votiamo NO perché, se non vogliamo che torni Berlusconi, la sua legge sulle pensioni e lo scalone vanno aboliti in nome della previdenza pubblica solidale (altro che fondi privati). E invece l’Accordo non cancella lo scalone né la commistione fra previdenza e assistenza; in ogni caso, a prescindere dai requisiti, gli stessi lavoratori riconosciuti come soggetti al lavoro usurante saranno contingentati in numero di appena 5.000 all’anno. Gli aumenti alle pensioni più basse sono roba da stato sociale minimo che “dà una mano” ai più poveri, ma non riconosce i diritti di tutti. Né ci sono certezze sulle future pensioni dei giovani lavoratori di oggi, tuttora minacciati dall’incombente abbassamento dei coefficienti di calcolo. Mentre i conti dell’Inps vanno bene grazie alla lotta all’evasione finalmente intrapresa!»


PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
CIRCOLO “Guevara” FOLLONICA

«Il superamento dello scalone – inizia Tortolini – l’inserimento di contributi figurativi per i giovani che fanno lavori discontinui e che avranno una pensione molto bassa se non ci si mette le mani, l’assegno integrativo per i pensionati al minimo, le misure che si pongono l’obiettivo di fare costare il lavoro determinato di più di quello indeterminato legandolo ad esigenza produttive e non a pure scelte di livellamento verso il basso dei diritti. Sono molti i punti importanti che rendono questo accordo un buon accordo, ma la vera svolta risiede in due punti di fondo.

Prima di tutto, questo è un accordo che dopo molti anni non chiede ai lavoratori sacrifici ma incomincia a dare e lo fa facendo ripartire la concertazione tra Governo e forze sociali, ed è davvero sconcertante quella sinistra che dimentica che abbiamo passato la scorsa legislatura tra la messa in discussione dell’ art. 18 e una mirata politica di divisione delle organizzazioni sindacali e del lavoro. Questa idea per cui in fondo siamo tutti uguali, Berlusconi e il centrosinistra, Damiano e Maroni, ci da il senso di come il virus antiunitario e la lezione della caduta del Governo Prodi del ’98, siano logiche di cui si è ancora tristemente prigionieri.

Secondo, questo accordo inizia una marcia di riforme e di cambiamento che naturalmente è solo agli albori e che dovrà rimettere al centro il lavoro e le politiche attive per il lavoro.

In questo paese c’è da affrontare una questione salariale che non è più riamandabile. Ridare dignità al lavoro significa tutelarlo, renderlo sicuro, inserirlo culturalmente nei primi posti della gerarchia dei valori su cui si fonda una società, ma significa anche pagarlo meglio.

Occorre – continua il segretario DS – una robusta riduzione della tassazione sul lavoro, non spiccioli ma una vera scelta strategica per un paese che vuole produrre e valorizzare le persone e la loro professionalità. Occorre rafforzare ulteriormente una rete di ammortizzatori sociali di tipo universalistico a prescindere dalle dimensioni delle aziende e legarlo ad una altrettanto importante scelta di fondo sulla qualificazione ulteriore dei servizi all’ impiego e della formazione continua, quantitativamente e qualitativamente in linea con le scelte dell’ Unione Europa. Le risorse? E’ evidente che non basta il fondo sociale europeo, occorrono risorse nostre, nazionali.

Se immaginiamo queste scelte come una priorità dobbiamo conseguentemente intraprendere indirizzi di ristrutturazione della spesa storica, escludendo la sanità e la scuola, per reperire le risorse necessarie tagliando da qualche parte e investendo da qualche altra. Un paese di moderni produttori che mette il lavoro e giovani e le donne al primo posto. Ecco la frontiera per i riformisti che vogliano cambiare questo paese è questa, non il tirare a campare. E’ qui che si vede chi vuole cambiare e chi vuole conservare. Ecco perché il si a questo accordo è un primo passo importante per i lavoratori italiani.»


Matteo Tortolini
Segretario Federazione DS Val di Cornia-Elba


Il Partito Socialista per il sì all’accordo sul welfare

I socialisti della Val di Cornia aderiscono al Partito Socialista che vedrà la luce alla fine di questo anno e che ha celebrato in questi giorni a Roma la sua assemblea programmatica e quale primo atto invitano a votare sì al referendum promosso dai sindacati sull’accordo sulla previdenza e sul protocollo per il nuovo welfare. Lo facciamo non perché contenti del risultato raggiunto sul fronte delle pensioni, ma esclusivamente perché il protocollo sul welfare rappresenta un timido passo nella direzione giusta e vogliamo evitare che possa subire altri peggioramenti sotto le pressioni della sinistra massimalista e le incertezze del nascente partito democratico.

Non si è affrontato il problema di una riforma più incisiva delle pensioni, che liberasse risorse per un nuovo sistema di sicurezza sociale oggi inesistente per i giovani e per gli anziani non autosufficienti. Basta pensare che oggi solo il 17% dei lavoratori riesce in Italia ad essere tutelato, contro una media europea del 30%. Non si è investito a sufficienza nell’innovazione, nella ricerca e nell’istruzione, e si sono invece distribuite risorse in una miriade di piccoli interventi inutili per la crescita e lo sviluppo.

Tuttavia, proprio perché mettiamo in campo un Partito socialista, non possiamo non prestare ascolto alle proteste e al disagio che serpeggia nel mondo del lavoro. Il potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni è fortemente diminuito e per i lavoratori è difficile arrivare alla quarta settimana. Si è ridotto il peso di salari e stipendi rispetto al PIL in favore di rendite e profitti. Si è introdotta la flessibilità nel mercato del lavoro, necessaria per affrontare la globalizzazione e allargare l’occupazione, ma non si è accompagnata con un sistema di sicurezza sociale come prevedevano le idee di Marco Biagi e così la flessibilità è diventata precarietà. Questo accordo quindi, ancor più che la riforma sulle pensioni, rappresenta un primo timido passo che deve essere incoraggiato votando sì al referendum.

Coordinamento provvisorio del Partito Socialista – Val di Cornia

Scritto da il 8.10.2007. Registrato sotto Economia. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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