PIOMBINO, TUTTI VIGILINO SULL’ARRIVO DEI FANGHI
La vicenda di Bagnoli si è conclusa, ma merita ancora delle riflessioni. La vicenda è stata aperta per quasi un anno e non ha mancato certo di attenzione, oltre che quella delle istituzioni.
Le parole “rifiuti” e “fanghi” hanno certo condizionato il dibattito e profondamente influenzato il giudizio dei piombinesi. Rifiuti e, per giunta, provenienti dalla Campania. Una regione di cui le cronache di tutti i giorni hanno sicuramente costituito un motivo in più per diffidare. Perché se sono rifiuti non se li tengono loro?
In effetti, loro avrebbero voluto tenerseli, come dimostrano le difficili trattative che a Napoli hanno coinvolto l’Autorità portuale, il Comune e la Regione, e che alla fine hanno portato alla predisposizione del primo preliminare d’accordo che il comune e l’Autorità portuale piombinese non firmarono.
Da noi il dibattito è stato feroce. E’ certo vero che qualcuno si era fatto prendere dalle “fregole” e, magari, era pronto a sottoscrivere un accordo anzitempo. L’opposizione, soprattutto quella che ha soffiato da sinistra, ma sicura sicuramente anche da alcune frange presenti nello stesso partito di maggioranza, hanno reso molto più complicato un cammino che già da tempo il presidente dell’Ap Guerrieri (poco comparso nel dibattito) aveva delineato, intravvedendo nell’affare un’occasione di sviluppo del nostro parto. Ma “fanghi” è stata ben presto la parola “spauracchio”, come se le vasche in via di costruzione al porto non fossero costruite proprio per ospitare fanghi provenienti da escavazioni portuali.
L’opposizione e il comitato del “No” hanno comunque avuto una funzione estremamente importante. Grazie alle loro obiezioni, l’ipotesi di accordo di giugno è stata discussa, approfondita e, via via migliorata. Così non solo si è giunti ad un accordo che ha messo sul tavolo un progetto complessivo di risanamento dell’area industriale piombinese che (almeno questo si spera) potrebbe risolvere anche il problema della discarica della Lucchini.
Dunque, nonostante le insofferenze dimostrate in particolare,dal sindaco Anselmi nel corso del dibattito, le minoranze, ma anche il comitato del “No”, non deve affliggersi. I contenuti dell’accordo finale raggiunto sono anche merito loro. Avessero ragione o meno ad opporsi con tanta veemenza all’operazione Bagnoli, il loro merito è quelle di aver, quasi con pignoleria, sollevato tutte le osservazioni che ben si potevano fare alla prima ipotesi di giugno. E vi par poco. Presto per tutti si aprirà la fase impegnativa della vigilanza. Una fase altrettanto importante di quella che ha caratterizzato il dibattito ormai alle spalle.
Il ricorso al Tar per la mancata concessione di un referendum consultivo, probabilmente, si trasformerà in una nuova sconfitta, almeno sul piano delle possibili argomentazioni giuridiche per gli oppositori dell’operazione Bagnoli. Ma non dovrà certo nel caso rappresentare una caduta d’attenzione durante la sua esecuzione materiale.
La vigilanza rispetto agli impegni assunti da ministeri
che hanno sottoscritto l’accordo è, da ora in avanti, il compito dell’intera città, maggioranza e opposizioni, senza distinzione.
L’indiano metropolitano