CAVE-PARCHI: POLITICI INADEGUATI O TROPPI INTERESSI?
Riportiamo integralmente un intervento dell’Esecutivo di zona, Val di Cornia-Elba di Rifondazione comunista sul tema delle cave di Campiglia. L’argomento può essere approfondito effettuando commenti sul nostro forum.
http://www.corriereetrusco.it/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=2238
«Da troppo tempo lo sfruttamento (privato) delle cave ha subito un’impennata iperbolica. Via vai continuo di camion, polveri dappertutto, un pezzo di parco aggredito e deturpato. Affermare che dal 1994 ad oggi non è cambiato niente significa negare l’evidenza. In realtà sono cambiate tante cose. Nel 1998 c’è stata la liberalizzazione delle attività estrattive. Poi è uscita dalla società la parte pubblica rappresentata da Asa ed ancora ci chiediamo il perchè. Poi c’è stata la proroga delle scadenze delle concessioni e sono state ampliate le aree di sfruttamento delle cave, per non parlare del ripristino delle aree di cava già coltivate, iniziato in ritardo, che non sta rispettando le scadenze previste.
Rifondazione comunista non può accettare una gestione così sconsiderata di una vicenda che impatta violentemente con gli interessi della collettività e rischia di ipotecare pesantemente il futuro di un territorio già aggredito dalla speculazione edilizia, in netto contrasto con gli impegni programmatici che stanno alla base del nostro ingresso nella giunta di Campiglia. Ad aggravare e rendere grottesca la situazione c’è l’atteggiamento insipiente di un presidente della Parchi che sembra del tutto incapace di tutelare il bene che gli è stato affidato contro le pressioni delle lobbies.
Un presidente che fa finta di non vedere cosa gli passa sotto il naso e subisce la crisi della gestione di palazzo Gowett come se fosse una malaugurata calamità naturale. Ovviamente, in tutta questa vicenda non poteva mancare chi, con totale sprezzo del ridicolo, accusa Rifondazione di essere contro i lavoratori delle cave. A parte che è un po’ come accusare Montezemolo di essere contro i padroni, i lavoratori delle cave sanno bene che nessuno vuole togliergli il lavoro. Quello che vogliamo – e che anche loro dovrebbero volere per sé e per i propri figli – è difendere lavoro e ambiente, cave e parchi, senza contrapposizioni strumentali a suon di comitati eterodiretti da forze politiche coinvolte nell’amministrazione del territorio in termini di predominanza.
Forse quei lavoratori delle cave avrebbero fatto bene a scioperare in occasione dell’ultimo omicidio bianco avvenuto in quel settore ( due morti in due anni) cosa che non è avvenuta, Se oggi comunque il lavoro viene dall’attività estrattiva, quando nel 2018 (quindi non domani) le cave saranno chiuse, il lavoro dovrà venire da altre fonti. È per costruire queste nuove opportunità che dobbiamo impegnarci tutti facendoci carico di un problema che riguarda l’intera collettività: l’equilibrio ambientale del nostro territorio all’interno di uno sviluppo sostenibile che difficilmente è conciliabile con l’eliminazione fisica delle montagne, l’importazione dei fanghi da Bagnoli, la cementificazione di Rimigliano, tanto per citare tre casi emblematici.
Il lavoro deve venire da una diversificazione che passi innanzitutto attraverso il miglioramento ambientale delle attività industriali esistenti, compreso quella estrattiva, la graduale dismissione delle produzioni più impattanti, lo sviluppo di un sistema produttivo integrato che faccia dei parchi uno dei poli culturali, economici e occupazionali del nostro territorio. È dalla capacità di governare questi processi che si giudica una classe dirigente. Quando si arriva a proporre un comitato amici delle cave, a cui poi forse farà seguito un comitato amici dei parchi, cui poi seguiranno altre decine di comitati più o meno l’un contro l’altro armati e che si aggiungeranno ai comitato nati nel frattempo, vuol dire che mancano punti di riferimento seri e credibili nella politica e nelle istituzioni locali.
Dispiace dirlo, ma qualcuno non è all’altezza della situazione. Le reazioni scomposte e sproporzionate di questi giorni lo confermano ampiamente. Le solenni e accorate dichiarazioni di solidarietà nei confronti del Presidente della Parchi, “vittima” non di un attentato terroristico ma di normali critiche su come sta interpretando il suo ruolo, lungi dall’entrare nel merito delle questioni sollevate da Rifondazione comunista, sottolineano ancora una volta la mentalità castale di chi si ritiene democratico ma pretende il silenzio-assenso, adora il potere ma non tollera di essere giudicato. La casta dei politici inadeguati esiste anche in Val di Cornia ed è un peso intollerabile per i cittadini, è evidente a tutti da chi è quasi totalmente composta».
Rifondazione comunista – Esecutivo di zona, Val di Cornia-Elba