SAN VINCENZO: IN SCENA LO SPETTACOLO “IL VIAGGIO DI CALIPARI”

Martedì 11 marzo 2008, nelle sale del palazzo della Cultura di San Vincenzo, è andata in scena la pièce teatrale “il viaggio di Calipari”, spettacolo che ha inaugurato il 24 febbraio, per volontà della stessa Sgrena, la nuova sede romana del Manifesto.

Due sedie rosse, una giacca mimetica dell’esercito che ricopre un leggio e le luci sui due attori protagonisti, vestiti in nero proprio per sottolineare la tragedia. In questa cornice inizia il racconto, interpretato con intensità da Alessia Giuliani e Fabrizio Coniglio (che è anche autore del testo).
La storia è quella del sequestro di Giuliana Sgrena conclusasi con la tragica morte dell’agente del Sismi Nicola Calipari, ucciso dal “fuoco amico” il 4 marzo 2005. Gli attori fanno una ricostruzione reale e particolareggiata degli avvenimenti di quella anomala vicenda, che ha fatto e fa tutt’ora discutere su chi abbia ragione e chi torto e che inevitabilmente fa riflettere sulle dinamiche nefaste della guerra.

La giornalista del Manifesto viene rapita il 4 febbraio 2005 dall’organizzazione della jihad islamica all’uscita dall’università Nahrein di Baghdad; costretta a vivere un mese segregata in una stanza di un edificio in una città che brucia di violenza; controllata a vista dai suoi sequestratori. Poi la liberazione, l’incredulità, la felicità che fa da spalla alla paura creando nell’ostaggio una grande confusione emotiva e finalmente l’incontro con il suo salvatore, l’eroe Calipari. Purtroppo il progressivo materializzarsi della libertà è interrotto da una luce e da spari e dal respiro della morte. Da lì in poi è di nuovo confusione.

L’indagine volta ad accertare le responsabilità di Lozano, il militare americano che ha sparato alla Toyota sulla quale viaggiavano gli italiani, inizia quando Ciampi aveva già assegnato la medaglia d’oro al valore all’agente del Sismi, ma si conclude il 25 ottobre 2007 con le parole della vedova Calipari: “Hanno ucciso due volte Nicola e questa volta in nome del popolo italiano”. Mario Lozano, infatti, non può essere processato in contumacia perché il suo caso è sottoposto solo alla giurisdizione americana, la quale ritiene il soldato Lozano non colpevole essendosi attenuto alle regole d’ingaggio. Ma l’indagine congiunta italo-americana non porta a una sola verità, visto che la delegazione italiana e quella americana stilano due rapporti diversi ed è proprio sulla base di documenti ufficiali del nucleo investigativo congiunto, che nel finale della pièce viene fatta un’ipotesi di processo.

Restano tanti punti oscuri, troppe domande senza risposta, con un imputato che non viene processato in Italia, che accusa la Sgrena di usarlo come capro espiatorio per il suo antiamericanismo, che crede nella necessità della guerra, ma che in fondo è anche un uomo disperato che si è trovato in una storia più grande di lui. I dialoghi scenici si interrompono lasciando domande irrisolte e ricordandoci che quell’amara e tragica vicenda purtroppo è ancora aperta.

Eleonora Petrocchi

Scritto da il 12.3.2008. Registrato sotto cultura. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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