CIA: CENTRALE A BIOMASSE, MANCA LA MATERIA PRIMA

Gli agricoltori contro la centrale ad oli vegetali: manca la materia prima. «E’ solo un business per la proprietà, che non ha niente a vedere con l’ambiente e con la filiera agricola». E così, mentre per la centrale di Piombino, che si trova nello stesso Circondario di quella di Campiglia ma per la quale non c’è stata nessuna levata di scudi, diversa, dopo il no congiunto dei sindaci di Campiglia e Suvereto, sembra la fine di quella che dovrebbe sorgere a Casalpiano. In attesa comunque che Giovedì prossimo si sappia la decisione della Provincia di Livorno in materia.

«L’ipotesi della realizzazione di un nuovo impianto da 17 MWe per la produzione di energia elettrica e termica da oli vegetali in Comune di Campiglia Marittima, località Amatello-Casalpiano, una delle zone a più alta vocazione agricola della Val di Cornia, ci pare una follia che avverseremo in ogni sede competente» inizia il comunicato della Confederazione italiana agricoltori.

«Il progetto, solleva grandi dubbi sui benefici che tale insediamento porterebbe e sul ruolo che il settore agricolo locale potrebbe svolgere in questo particolare contesto. Un progetto che appare in forte contraddizione con le linee del PIER regionale (Piano Integrato Energetico Regionale) in fase di avanzata concertazione. Affrancarsi dalla dipendenza energetica e contemporaneamente combattere l’effetto serra è un obiettivo strategico che condividiamo, così come l’impegno che la Regione Toscana sta perseguendo da tempo in questo senso».

Questo impegno però va salvaguardato da possibili speculazioni commerciali, come in questo caso, che poco hanno a che fare con gli obiettivi di sostenibilità e di cultura ambientale con cui deve essere trattata la questione delle agri-energie. Siamo convinti che queste sono una grande speranza, ma tale opportunità va colta in un quadro coerente di sviluppo di una filiera che valorizzi il ruolo dell’agricoltura multifunzionale orientata al territorio ed all’ambiente.
Il beneficio che potrebbe derivare all’agricoltura locale da questa nuovo impianto – continua il comunicato CIA – non riusciamo davvero a coglierlo. Il combustibile verde per alimentare gli impianti non può, per gli elevati quantitativi impiegati, essere prodotto a livello locale anche mettendo a dimora gran parte della superficie agricola disponibile.

Non convince assolutamente il ricorso all’ approvvigionamento estero di materia prima, olio di palma, che non porterebbe nessun contributo dal punto di vista ambientale ed economico. Non convince inoltre la dimensione del progetto, figlia di un approccio culturale alla materia che non condividiamo. La prospettiva strategica per le agri-energie per la CIA è legata a filiere che garantiscano all’agricoltura di acquisire il valore aggiunto derivante da questa attività. La nostra scelta è a favore della filiera corta che si lega alla sostenibilità ambientale e territoriale degli impianti energetici. La preferenza è per la biomassa di provenienza agro-forestale e dell’approvvigionamento locale, disponibile in un raggio utile di circa 40/50 Km dall’ubicazione dell’impianto. Non è sufficiente la realizzazione di un impianto per conseguire benefici di ordine ambientale perché in una situazione come quella prospettata il saldo ambientale sarebbe negativo sotto tutti i punti di vista.

Vogliamo sperare – conclude il comunicato – che da parte delle Istituzioni locali ci sia la necessaria consapevolezza, sensibilità e fermezza nel valutare tale progetto, che tra l’altro avrebbe necessità di infrastrutture viarie e logistiche che non ci sono; un progetto di fatto fuori da ogni coerenza con gli indirizzi del Piano Strutturale Unico della Val di Cornia».

Scritto da il 29.3.2008. Registrato sotto ambiente/territorio. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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