SAN QUIRICO IL MONASTERO A UN PASSO DAL MARE

Aperto il sipario sulla storia del golfo di Baratti e di Populonia, secoli dopo la scomparsa dell’antica città etrusca e romana, dopo 5 anni di ricerca archeologica, sabato 28 giugno la presentazione dei risultati.

Un importante cenobio sorto, attorno all’anno Mille, nei boschi del promontorio di Piombino. È il primo tassello per ricostruire la Populonia medievale: una chiesa a tre absidi, una navata e il chiostro che furono convento benedettino, trasformato poi in romitorio guglielmita nella seconda metà del XIII secolo. È il nuovo percorso di visita del Parco archeologico di Baratti e Populonia, chiamato proprio via del Monastero, che collega via delle Cave e la necropoli etrusca delle Grotte con i resti del monastero benedettino, imponente monumento medievale, nascosto nei boschi del promontorio e oggi, a seguito di fruttuose campagne di ricerca, finalmente comprensibile.

L’inaugurazione sabato 28 giugno alle ore 16,30 dopo 5 anni di ricerca archeologica, un progetto con la collaborazione tra Ministero per i Beni culturali, il Comune di Piombino, una equipe di università (Siena e Cà Foscari di Venezia) e la società Parchi Val di Cornia. L’appuntamento, con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Livorno, è presso il centro visita dell’Acropoli nel Parco archeologico di Baratti e Populonia per la presentazione dei risultati della ricerca a cura di Saruro Gelichi, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, e di Giovanna Bianchi, dell’Università di Siena. Alle ore 18,30 la visita al sito e alle 19,30 il ritorno all’Acropoli dove sarà servito un aperitivo.

A rendere visibile il monastero di San Quirico sono state le campagne di scavo avviate nel 2002 dall’Università di Siena e dalla Cà Foscari di Venezia, che hanno riaperto un sipario sulla storia del golfo di Baratti e di Populonia, secoli dopo la scomparsa dell’antica città etrusca e romana. È come se fosse riapparsa la mappa reale dell’antico monastero: le tre absidi della chiesa, un’architettura monastica classica degli anni del medioevo, sono nuovamente visibili. L’edificio, il primo a essere costruito nella seconda metà dell’XI secolo, è orientato da est: una lunghezza inferiore ai quindici metri e una larghezza minore di quattro, con il coro che occupava una buona parte delle spazio della chiesa. Vi si entrava solo dal chiostro. La navata era piccola e, praticamente, corrispondeva alle strutture, ben più antiche, di una precedente cappella rurale. Gli scavi hanno restituito un patrimonio immenso: un migliaio di frammenti fra capitelli, colonnine spezzate ed elementi strutturali. Piccole sculture raffiguranti leonesse, lupi, cani, arieti, grifi, vitelli.

San Quirico appare come un tassello di una rete di monasteri estesa dall’entroterra maremmano fino alle isole dell’arcipelago toscano. Non solo: i monaci vigilavano sull’approdo marino di Baratti e sulle piccole baie della scogliera del promontorio. Ma fu un monastero sfortunato. Più volte gli abati e le autorità religiose cercarono di renderlo un centro religioso importante. Ma tutti i tentativi fallirono, l’ultimo alla fine del ‘500. Poi, pastori, contadini, boscaioli, carbonai, lentamente, si impossessarono di quanto rimaneva dell’edificio. Il bosco riconquistò il suo territorio, il groviglio della vegetazione seppellì le pietre di arenaria e i marmi nobili del vecchio monastero.

Il paesaggio restaurato.

Il golfo di Baratti, per la sua bellezza paesaggistica, ha sempre rappresentato l’oggetto di forti interessi economici legati alla speculazione edilizia. I Piani Regolatori del Comune di Piombino dagli anni Settanta perseguono una coerente politica di salvaguardia. Nel 1972, infatti, il Piano Regolatore classifica per la prima volta quest’area come “zona inedificabile” di rispetto: pochi anni dopo, tra il 1975 e il 1980 prende avvio la redazione dei primi piani regolatori coordinati fra i comuni della Val di Cornia, preludio fondamentale per la nascita del Sistema dei Parchi. Su iniziativa dei comuni, nel 1993 viene quindi costituita una società per azioni a prevalente capitale pubblico, la Parchi Val di Cornia S.p.A., alla quale viene demandato il compito di realizzare e gestire in forma integrata il Sistema dei Parchi.

E l’inaugurazione del parco archeologico l’11 luglio del 1998 rappresenta la felice conclusione della battaglia per la salvaguardia del territorio di Populonia e del suo inestimabile patrimonio archeologico, paesaggistico e culturale. Mentre l’inaugurazione della seconda parte del Parco, l’acropoli, il 31 marzo del 2007, segna a distanza di nove anni la coerenza e la validità delle politiche intraprese. L’ampliamento del Parco, inoltre, si caratterizza come un’esperienza straordinaria di collaborazione fra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comune di Piombino e un’ampia equipe di Università italiane che hanno lavorato insieme al fine di rendere quanto più completa e approfondita la conoscenza di questa straordinaria piccola fascia della Toscana. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Toscana e il Comune di Piombino hanno affidato la gestione del parco alla Parchi Val di Cornia S.p.A. grazie ad un Accordo per l’esercizio coordinato e integrato delle attività di valorizzazione e di fruizione del patrimonio culturale dell’area.

Scritto da il 25.6.2008. Registrato sotto cultura. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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