FIAMME E MORTE ALL’AGRIDECO DI SCARLINO

L’incendio è scoppiato all’interno di un capannone di una impresa che smaltisce rifiuti speciali e non pericolosi. Un operaio romeno è morto mentre un altro, italiano, di 60 anni e residente a Suvereto, è rimasto ferito in gravi condizioni. Una nube provocata dalle fiamme si è addensata su Scarlino, in allerta la popolazione.

Verso le 13.45 è scoppiato un incendio e alcune piccole esplosioni all’interno dell’azienda Agrideco di Scarlino Scalo, incaricata di smaltire rifiuti speciali e non pericolosi. Alcuni operai stavano lavorando in un capannone al momento delle esplosioni. Ad avere la peggio è stato un operaio rumeno di 47 anni, sposato e con un figlio, che è morto investito dalle lamiere in fiamme. Il corpo è stato trovato dai vigili del fuoco all’interno del capannone andato completamente a fuoco.

Un altro operaio, livornese, di 60 anni, residente a Suvereto, è rimasto ferito, e adesso si trova ricoverato in gravissime condizioni al centro ustionati dell’ospedale Santa Chiara di Pisa.

Oltre a ciò, una nube provocata dall’incendio di plastica, pneumatici e del contenuto di bombolette spray stoccati nell’azienda si sta diffondendo su Scarlino Scalo. I vigili urbani stanno passando per le strade del centro invitando i cittadini a stare in casa e a tenere chiuse le finestre.

Al momento l’Arpat e il nucleo radiologico, batteriologico e chimico dei vigili del fuoco stanno analizzando l’aria per stabilire l’eventuale tossicità del fumo.

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Il commento del Circolo “Guevara” Rifondazione comunista Follonica

26 giugno 2008, ore 17,40

«In questo momento non sappiamo ancora con esattezza che cosa sia accaduto, né che cosa stia accadendo nell’area industriale del polo chimico al Casone di Scarlino (GR). Vediamo la nube di fumo, più che probabilmente tossica (il puzzo di spazzatura bruciata potrebbe far pensare perfino alla diossina). Ascoltiamo con apprensione crescente le voci che si rincorrono su gravi infortuni di cui sono rimasti vittime uno o più lavoratori. Si parla della morte di un operaio rumeno, probabilmente dipendente di un’impresa appaltatrice.

Partecipiamo all’ansia degli addetti agli impianti, delle loro famiglie, della popolazione. Ci domandiamo se – come pare – nel pomeriggio i lavoratori siano stati fatti irresponsabilmente accedere agli impianti quando già l’incidente era avvenuto.

E poi , se non è possibile sapere adesso i motivi precisi dell’esplosione dentro lo stabilimento Agrideco, non dimentichiamo che ci sono normative che consentono che nella nostra provincia si trovino appunto imprese come l’Agrideco, autorizzate a trattare una grandissima quantità di rifiuti (fino a 130.000 tonnellate all’anno), per lo più provenienti da fuori regione e provincia e appartenenti ad una lunghissima serie di tipologie di rifiuti (alcune centinaia di qualità diverse). Questo, in un quadro nazionale di assenza di controlli e di grande irresponsabilità e truffe da parte dell’imprenditoria privata nella corretta indicazione della qualità dei rifiuti.

Una cosa ci sentiamo di dire subito, sommessamente: si evitino le consuete lacrime di circostanza – se non di coccodrillo. L’industria chimica va ripensata in radice, riconvertita quando è necessario, controllata sempre senza subalternità. Il futuro del lavoro e dei lavoratori risiede nell’alleanza con le popolazioni e la natura, sottraendo l’occupazione al ricatto padronale, e ricercando nella manutenzione del territorio – anziché nello sfruttamento intensivo degli esseri umani e dell’ambiente – il modo di creare nuovo lavoro, e lavoro nuovo per qualità sociale ambientale professionale».

Circolo “Guevara” Rifondazione comunista Follonica

Scritto da il 26.6.2008. Registrato sotto cronaca. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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