BARATTI: ANSELMI AVVIA L’ITER COME PATRIMONIO UNESCO

L’occasione dell’annuncio è stata l’inaugurazione del monastero dopo 5 anni di ricerca archeologica, all’interno del Parco archeologici di Baratti e Populonia. Riportiamo una rassegna dell’importante evento e seguiremo con attenzione tutti i passaggi che porteranno al prestigioso riconoscimento.

Paesaggi etruschi, romani, medievali e moderni. Il volto del parco archeologico di Baratti e Populonia si arricchisce di nuovo percorso di visita: il monastero di San Quirico, importante cenobio sorto, attorno all’anno Mille, nei boschi del promontorio di Piombino. È questo il primo tassello per ricostruire la Populonia medievale: una chiesa a tre absidi, una navata e il chiostro che furono convento benedettino, trasformato poi in romitorio guglielmita nella seconda metà del XIII secolo. Il taglio del nastro questo pomeriggio, sabato 28 giugno, con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Livorno, alla presenza delle autorità, nell’ambito della presentazione dei risultati della ricerca archeologica a cura di Sauro Gelichi, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, e di Giovanna Bianchi, dell’Università di Siena.

“Al di là dei protagonisti principali, Riccardo Francovich, Sauro Gelichi ed io, questa ricerca è il frutto del lavoro combinato di un grosso gruppo di persone, gli studenti della Ca’ Foscari di Venezia e i loro responsabili, i miei collaboratori dell’Università di Siena e alcuni studiosi che hanno apportato un contributo indispensabile per la comprensione del sito. – afferma Giovanna Bianchi – Tra questi Riccardo Belcari, che ha studiato oltre mille elementi di arredo, che decoravano il chiostro e la chiesa nel dodicesimo secolo. Inoltre, nella fase successiva allo scavo nel progetto di valorizzazione del sito l’accordo tra gli archeologi e i progettisti”.

“Un risultato che è legato al lavoro e all’impegno di Riccardo Francovich, lo studioso che più di altri ha voluto e promosso il progetto dei Parchi della Val di Cornia. – sostiene Sauro Gelichi – L’area di San Quirico dimostra che l’archeologia è uno strumento originale e innovativo per conoscere una storia che è stata dimenticata. Il sito, infatti, integra la centralità del Parco di Baratti e Populonia, finora declinata verso le testimonianze di età etrusca e romana, dimostrando l’importanza del luogo dall’età protostorica fino a quella moderna per il popolamento di questi territori”.

Soddisfatto dei risultati il presidente della Parchi Val di Cornia, Luca Sbrilli che afferma: ““Un appuntamento che si rinnova e dimostra l’importanza delle sinergie che caratterizzano l’esperienza dei Parchi della Val di Cornia, tra università, soprintendenza archeologica, istituzioni e società Parchi, ovvero ricerca, tutela e valorizzazione”.

A sottolineare la straordinarietà dell’evento, l’annuncio del sindaco di Piombino Gianni Anselmi: “Dopo l’istruttoria di oltre un anno con la Regione Toscana abbiamo dato avvio al percorso per il riconoscimento del sistema di Baratti e Populonia a sito patrimonio dell’umanità. Sarà un percorso lungo e dall’esito non scontato ma averlo iniziato è già un impegno ad essere conseguenti nelle volontà politiche”. E ha concluso Anselmi: “L’ambizione è di arrivare a inserire nella proposta avanzata all’Unesco un sistema territoriale più vasto che comprende la Rocca di San Silvestro a Campiglia Marittima ma anche altri territori contermini alla Val di Cornia”.

Visitando San Quirico.
Il nuovo percorso di visita del Parco archeologico di Baratti e Populonia, chiamato via del Monastero collega via delle Cave e la necropoli etrusca delle Grotte con i resti del monastero benedettino, imponente monumento medievale, nascosto nei boschi del promontorio. A rendere visibile il monastero di San Quirico sono state le campagne di scavo avviate nel 2002 nel solco del progetto che ha visto la collaborazione tra Ministero per i Beni culturali, il Comune di Piombino, una equipe di università (Siena e Cà Foscari di Venezia) e la società Parchi Val di Cornia. Scavi che hanno riaperto un sipario sulla storia del golfo di Baratti e di Populonia, secoli dopo la scomparsa dell’antica città etrusca e romana. È come se fosse riapparsa la mappa reale dell’antico monastero: le tre absidi della chiesa, un’architettura monastica classica degli anni del medioevo, sono nuovamente visibili.

L’edificio, il primo a essere costruito nella seconda metà dell’XI secolo, è orientato da est: una lunghezza inferiore ai quindici metri e una larghezza minore di quattro, con il coro che occupava una buona parte delle spazio della chiesa. Vi si entrava solo dal chiostro. La navata era piccola e, praticamente, corrispondeva alle strutture, ben più antiche, di una precedente cappella rurale. Gli scavi hanno restituito un patrimonio immenso: un migliaio di frammenti fra capitelli, colonnine spezzate ed elementi strutturali. Piccole sculture raffiguranti leonesse, lupi, cani, arieti, grifi, vitelli. San Quirico appare come un tassello di una rete di monasteri estesa dall’entroterra maremmano fino alle isole dell’arcipelago toscano. Non solo: i monaci vigilavano sull’approdo marino di Baratti e sulle piccole baie della scogliera del promontorio. Ma fu un monastero sfortunato. Più volte gli abati e le autorità religiose cercarono di renderlo un centro religioso importante. Ma tutti i tentativi fallirono, l’ultimo alla fine del ‘500. Poi, pastori, contadini, boscaioli, carbonai, lentamente, si impossessarono di quanto rimaneva dell’edificio. Il bosco riconquistò il suo territorio, il groviglio della vegetazione seppellì le pietre di arenaria e i marmi nobili del vecchio monastero.

La Via del Monastero.
L’accesso al sito è libero. L’itinerario è indicato da una segnaletica marrone, sia per che proviene dall’area di visita della Via delle Grotte che per coloro che arrivano dalla radura del Reciso, imboccando la strada parafuoco che dal golfo di Baratti attraversa tutto il promontorio di Piombino. Superata la cappella di San Quirico si va a sinistra, si fanno pochi passi per trovare un altro stradello che scende lungo la costa del torrente di San Quirico. E’ il cammino, che, in cinque minuti, conduce alle rovine del monastero perduto.

Scritto da il 29.6.2008. Registrato sotto ambiente/territorio. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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