COMITATI: «CONTI FORSE NON CONOSCE LA VAL DI CORNIA»

Val di Cornia – A proposito dell’intervista all’assessore regionale Riccardo Conti, pubblicata sul Tirreno del 6 luglio 2008 (che riproponiamo al termine del comunicato), riportiamo integralmente un congiunto dei Comitati della Val di Cornia (Comitato per Campiglia, Associazione dentrolemura – Piombino, Comitato contro le mani sulla città – San Vincenzo, Comitato No Fanghi) che hanno una visione del territorio della Val di Cornia “leggermente” diversa da quella dell’assessore regionale Conti. Leggiamo integralmente insieme il documento.

«Forse l’assessore Conti non conosce la Val di Cornia – inizia il comunicato congiunto – se non attraverso il racconto di qualche sindaco locale preoccupato di dimostrare che tutto va bene, ignaro della preoccupazione che sta crescendo tra la popolazione di questa parte della Toscana. Una sordità che non fa onore alla politica e alle istituzioni locali e regionali, che anzi le pone fuori da una tradizione di apertura e di dialogo democratico che aveva fatto della nostra regione un punto di riferimento nazionale.

Come si fa a rispondere che tutto va bene di fronte ad un evidente stato di malessere e di preoccupazione?

Solo nell’ultimo anno sono nati in Val di Cornia almeno quattro comitati autoorganizzati che hanno coinvolto migliaia di cittadini: il Comitato per Campiglia, il Comitato No Fanghi, l’Associazione dentrolemura a Piombino, il Comitato contro le mani sulla città a San Vincenzo. Vorrà dire qualcosa, oppure Conti e qualche sindaco pensano davvero che tutto questo movimento sia mosso da posizioni preconcette contro di loro?

Pensare questo sarebbe un imperdonabile errore di valutazione e una esasperata forma di egocentrismo e vittimismo.

Si sono accorti che sui temi del paesaggio e dell’ambiente si sono moltiplicate le iniziative e i dibattiti pubblici? Contro l’arrivo a Piombino dei fanghi inquinati di Bagnoli quasi 5000 cittadini avevano chiesto di poter esprimere la loro opinione e non hanno potuto. Al recente incontro sul paesaggio, organizzato dal Comitato per Campiglia con la partecipazione del senatore Pancho Pardi, erano presenti oltre 100 persone, molte di più di quante solitamente si presentano nelle stanche e rade presentazioni istituzionali dei documenti urbanistici o di progetti già decisi a tavolino.

Sono solo due esempi, ma ne potremo fare altri che dimostrano come, di fronte alla concertazione tra pochi addetti ai lavori, alla semplice negoziazione degli interessi di pochi settori, la società locale stia opponendo un bisogno di protagonismo collettivo e una richiesta di partecipazione.
Sul territorio le emergenze sono ormai molte, sintomi di un ulteriore consumo di suolo, di una perdita del patrimonio culturale e di un peggioramento del paesaggio e della qualità ambientale.

Non ci sono solo i casi ricordati nell’intervista dell’assessore regionale. Ci sono quelle e tante altre a fare dell’area piombinese una delle più rappresentate nella mappa delle criticità toscane: fanghi di Bagnoli, trasformazione degli ex licei e piazza dei Grani, trasformazione della tenuta di Rimigliano, il porto di San Vincenzo, le cave di Montecalvi e di Montevalerio, Baratti, le villette della Fonte di Sotto davanti alle mura di Campiglia, le serre fisse a Casalappi e, dulcis in fundo, il progetto di un cementificio nella piana tra Campiglia stazione e Populonia, che ha spinto alla mobilitazione anche gli agricoltori.

Tutti questi non possono essere “casi” o capricci di qualcuno, ma la riprova che qualcosa non va nei processi di pianificazione urbanistica e nella visione dello sviluppo, che si è rotto il rapporto tra chi programma il territorio e il volere dei suoi abitanti, che è diventato difficile coniugare interessi generali e interessi particolari, che si è abdicato da una reale funzione pubblica di governo del territorio per rispondere, di volta in volta con varianti e autorizzazioni, a tale o a talaltro progetto, senza una coerente visione d’insieme.

La stessa intervista di Riccardo Conti dimostra che c’è realmente una “questione Val di Cornia” e che esiste una frattura crescente tra governo e territorio. Chiediamo che si mettano da parte le posizioni preconcette del “tutto va bene”, che si abbandoni la sindrome del “ce l’hanno con noi” e che si eviti il vecchio vizio degli attacchi personali, per aprire effettivamente una stagione nuova di confronto e di dialogo, anche avendo il coraggio di rimettere in discussione scelte già fatte, e cominciare a progettare insieme il futuro del territorio, con serietà e partecipazione».


Comitato per Campiglia
Associazione dentrolemura – Piombino
Comitato contro le mani sulla città – San Vincenzo
Comitato No Fanghi

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Tratto da “IL TIRRENO” del 6 luglio 2008

«Su fanghi e bonifiche si va avanti»

Dall’assessore regionale ok alla politica urbanistica della Val di Cornia

PIOMBINO. In città, e più in generale in Val di Cornia, si pensa in grande e si guarda nella giusta direzione. Parola di Riccardo Conti, assessore al territorio e alle infrastrutture della Toscana, che vede qui un’esperienza innovativa «che affonda le sue radici nei piani regolatori coordinati e oggi nel piano strutturale». Un occhio di riguardo per Piombino e alla visione che è stata tracciata nel piano per l’area industriale e portuale: variante al piano strutturale da adottare entro l’estate, che anticiperà il regolamento urbanistico.

Un percorso privilegiato che si propone di governare temi come porto, industria, infrastrutture, nautica, rifiuti, e che in parte si lega all’accordo per il trasferimento dei fanghi di Bagnoli nelle vasche del porto e alla trattativa, ancora aperta, con i Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente, su bonifiche e reindustrializzazione.
«Siamo di fronte a un esperimento di grande valore territoriale, urbanistico e di innovazione, in quanto si sta sperimentando al massimo livello la legge regionale 1 del 2005, di governo del territorio – afferma Conti – C’è una collaborazione strettissima con la Regione e trovo che sia stato fatto un lavoro pregevole sia sul piano politico che tecnico. Nel caso della nautica si tratta di tenere insieme diverse componenti, quelle contenute nel piano strutturale della Val di Cornia, di salvaguardia delle foci dei fiumi, e una indicazione del Piano di indirizzo territoriale della Toscana che è molto chiara: evitare di realizzare nuovi insediamenti sulla sabbia».

– E la soluzione la convince?
«La politica si è avvalsa degli strumenti della pianificazione per decidere al meglio. Sono state comparate le schede sulle possibili localizzazioni, tenendo presente il contesto generale, l’area Lucchini, il porto, la strada di penetrazione. Poggio Batteria e la Chiusa per il polo della nautica non sono scelte improvvisate».

– Sullo sfondo resta l’operazione Bagnoli.
«È il tentativo di congiungere un grande problema con le esigenze del territorio per far fare un salto in avanti al porto di Piombino che non è certo marginale nel panorama nazionale. E ciò legandolo a un progetto territoriale che è anche industriale. L’ambientalismo del fare affronta anche i nodi duri, come i fanghi e le vasche di colmata, altrimenti che sostenibilità avremmo? Si può fare tutela innovando. L’importante è tenere un quadro delle risorse, delle disponibilità e delle coerenze».

– Eppure sull’operazione a molti è parso che non ci fosse una piena sintonia.
«C’è stato un confronto serio e costruttivo. Avevamo paura che trattare la strada di penetrazione al porto fuori dalla partita della Tirrenica ci avrebbe indebolito su questo fronte. Ma per il resto c’è una piena intesa».

– Ci sono motivi per essere scettici sull’esito finale dell’accordo?
«Ci sono impegni e risorse finanziarie che devono venire. Non ho motivi per sospettare che così non sarà. Anche il ministro Matteoli non ha mostrato incertezze. Certo è che ognuno su questo caso mette alla prova le proprie responsabilità».

– Delle 109 criticità che in Toscana sono state contate dai comitati, non poche sono targate Val di Cornia.
«Non c’è una grande regione dal punto di vista paesaggistico se non è vitale sul piano economico e sociale. Alla Toscana serve un’iniezione di dinamismo e Piombino se le sta facendo. E nel caso della Val di Cornia siamo ad opporsi a un processo di modernizzazione indispensabile».

– L’ultimo “neo” in ordine di tempo nella mappa è il Casone di Baratti.
«Nella discussione sembra che il Golfo sia affidato al suo destino, mentre c’è un’iniziativa specifica di piano particolareggiato che è pienamente nelle disponibilità comunali. Rispetto a un’azione del Comune, negli anni sempre molto attenta, le critiche non solo non mi paiono fondate ma anche ingenerose».

– L’idea di un hotel non la sconcerta?
«Se mi si propone di costruire un albergo sulla spiaggia dico “no”, ma se si tratta di recuperare una struttura nel segno della qualità perché impedirlo?».

– C’è anche la questione cave.
«Sono un problema da gestire e mi pare che lo si stia facendo sia a Campiglia che a San Vincenzo».

– Un altro tema di contrasto è la Rta Fonte di Sotto alle porte del borgo di Campiglia.
«È una roba che arriva da lontanissimo e a muovere la critica è chi l’aveva approvata in sede di commissione regionale (Crta) quando la sindaca Silvia Velo frequentava le scuole medie. È un progetto di urbanistica minore e per farlo diventare un caso ci vuole proprio una volontà preconcetta. Nello specifico le preoccupazioni sono state raccolte e l’amministrazione con la collaborazione della Soprintendenza è riuscita a migliorare il progetto. Ed è un intervento che è uscito compatibile anche dall’esame di Vezio De Lucia e della sua equipe che ha redatto il piano strutturale».

– Insomma lei promuove a pieni voti questo territorio?
«Sui singoli casi ognuno può alzare il dito ma nel complesso c’è una visione coerente che punta all’innovazione. Qui si sta lavorando bene anche sull’integrazione infrastrutturale e intermodale. Un sistema che non può che essere Piombino-Elba».

– Sullo sfondo c’è la questione dei traghetti, con la privatizzazione della Tirrenia.
«Rispetto a un decreto che proponesse alla Regione di prendersi in carico la società di navigazione che agisce nel proprio territorio, sono contrario. Non abbiamo le competenze tecniche e imprenditoriali per quest’attività».

– L’alternativa?
«Una fase di transizione di due anni in cui le infrastrutture, cioè le navi, passino pure alla Regione e Tirrenia continui a gestirle in convenzione. Un tempo utile per traguardare una gara per l’affidamento. Al privato andrebbe il corrispettivo per gestire il trasporto pubblico, garantendo il diritto alla mobilità da e per le isole, con il meccanismo dei servizi minimi che si applica nel trasporto pubblico locale, a fronte di un affitto delle infrastrutture affidate, con le quali può sviluppare un proprio mercato».

Manolo Morandini

Scritto da il 8.7.2008. Registrato sotto ambiente/territorio. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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