VENTURINA: CENA CONTRO IL CEMENTIFICIO ALLE LAVORIERE
La sera del 9 agosto un centinaio di persone, a detta degli organizzatori, si sono riunite nel piazzale delle vecchie case coloniche, oggi abitate da agricoltori e da altre famiglie che hanno scelto la zona per la sua bellezza e la sua tranquillità. Al bivio di Via delle Lavoriere c’è un cartello con il titolo della mobilitazione, promossa dagli abitanti del luogo e dal Comitato per Campiglia: “No cementificio. Si agricoltura e salute”. Nel cortile una lunga fila di tavoli con sopra molti prodotti e piatti locali, frutto di quella che è stata definita da un organizzatore “una miniera a cielo aperto”, un territorio rurale che la previsione urbanistica del Comune e l’ingordigia dei privati rischiano di distruggere in modo irreversibile. Si anima un dibattito andato avanti fino a notte fonda.
A qualche centinaio di metri di distanza ha trovato soluzione l’impossibile convivenza tra inerti, calcestruzzo e turismo che affliggeva le prospettive di sviluppo del costruendo Parco Termale: in un ex campo agricolo in località Trafossi, dal 2003 convertito in area per la valorizzazione degli inerti. In tutto 5,6 ettari a fronte di una proprietà di circa 17 ettari, che fa capo all’azienda agricola Flaschiera. È qui che da circa un anno si sono materializzati i silos di Betonval: un nuovo stabilimento per l’azienda specializzata nella produzione di conglomerati in cemento, a fronte di un investimento di circa 2 milioni di euro, reso necessario dalla necessità di liberare il sito produttivo a Venturina.
Una serata insieme quindi per dire no al progetto di cementificio e alla lottizzazione industriale nella zona delle Lavoriere, nel comune di Campiglia Marittima, tra la stazione ferroviaria e il Golfo di Baratti in una delle parti più belle della pianura agricola della Val di Cornia. Da qui la vista spazia tra Monte Calvi e il promontorio di Populonia, a poca distanza ci sono i parchi di Baratti e di Rimigliano, nei campi tutto intorno una agricoltura di qualità fatta prevalentemente di ortaggi e di cereali.
C’è “rabbia” e determinazione tra i presenti: il progetto di cementificio – secondo gli organizzatori – non deve passare. In località Trafossi già è stato costruito un brutto impianto per lo stoccaggio del cemento, silos e capannoni che spezzano l’orizzonte dalla parte del tramonto. È della ditta Betonval, spostata da Venturina per lasciare posto ad altre case e appartamenti, altri interessi edilizi. A questo potrebbe aggiungersi presto un intero cementificio. Il tutto reso possibile da una semplice variante urbanistica del Comune di Campiglia. I presenti la giudicano una prospettiva raccapricciante.
Intanto su uno schermo scorrono le immagini della trasmissione televisiva che il mese scorso RTV38 ha dedicato alla vicenda, con interviste a molti agricoltori e abitanti del luogo. Gli stessi che in giugno hanno firmato e inviato al sindaco di Campiglia una petizione per opporsi al progetto e chiedere di rivedere la scelta, considerata irrazionale e assurda. Gli stessi che ora sono qui a commentare e ad accogliere nuovi ospiti, decisi ad appoggiare la loro lotta.
In qualcuno c’è anche rassegnazione, sfiducia, perché il sindaco non ha ancora risposto alla petizione, perché l’amministrazione sembra trincerarsi dietro scelte già fatte, accordi già presi, promesse da mantenere. Perché “tanto fanno come gli pare”, dicono. Tempo fa il sindaco Velo, che abita a poca distanza, intervenne qui ad un’assemblea cercando di difendere la scelta del Comune, ma trovò una generale contrarietà, resa più incandescente da alcune sue affermazioni: disse tra l’altro di “non sapere chi erano i proprietari dell’area da lottizzare”, che era una scelta vecchia e che quindi non si poteva tornare indietro, che in fondo l’agricoltura in questa zona non era produttiva… Sfrontatezze, bugie, sottolinea qualcuno, pugnalate alla sensibilità degli agricoltori più anziani, parole scoraggianti per quelli più giovani.
Nella serata delle Lavoriere le domande si susseguono: perché consumare altro suolo agricolo? perché sciupare un pezzo di campagna per un impianto inquinante come un cementificio? perché non si poteva inserire nella zona di Campo alla Croce, già deputata ad ospitare attività industriali? La convinzione è che questo progetto, oltre a deturpare il paesaggio, rappresenti un altro danno per l’economia locale, che sia contro lo sviluppo equilibrato dell’agricoltura e del turismo. Qualcun altro si domanda anche perché le forze politiche non intervengono e perché sembra esserci paura a denunciare la gravità di tali decisioni. Tra chi ha scelto questa zona da pochi anni c’è sorpresa e sconcerto per le politiche comunali che feriscono il territorio solo per dare seguito a un progetto privato, senza tener conto dell’interesse collettivo. Scelte che macchiano l’immagine della Val di Cornia in tutta la regione.
Una serata di festa e di “lotta”. Una “lotta” che secondo gli organizzatori va avanti anche su altri piani: un mese fa sono stati richiesti al Comune gli atti amministrativi relativi a tutta la vicenda, dalla compravendita dei terreni alla variante urbanistica, agli eventuali progetti. I termini di legge sono quasi scaduti e l’intera documentazione non è ancora arrivata. Appena arriverà sarà esaminata e verranno programmate le iniziative conseguenti per portare avanti una battaglia di cui questa serata è stata una tappa significativa, mettendo tutti d’accordo: agricoltori e turisti, persone comuni e comitati organizzati.