APRITIBORGO: GRANDE FESTIVAL, MA PIU’ TRASPARENZA SUI CONTRIBUTI
Grandissimo successo per “Apritiborgo” la manifestazione campigliese che per cinque giorni ha calamitato e divertito tutti i residenti della Val di Cornia. Unico piccolo neo, e lo facciamo notare giustamente solo a fine manifestazione, gli sponsor, alcuni dei quali al centro di recenti polemiche edilizie.
“Credo che a questa edizione del festival non avremmo potuto chiedere di più – commenta l’assessore alla cultura Angiolo Fedeli – anche se la pioggia ha costretto ad interrompere gli spettacoli alle 22.00 nel giorno di chiusura, a ferragosto, le presenze, la qualità degli spettacoli, l’apprezzamento generale e l’interesse suscitato sono stati tali che questo inconveniente lascia solo un po’ di amaro in bocca per non aver potuto godere appieno dell’ultima serata”.
I cinque giorni dell’edizione 2008 del festival Apritiborgo saranno ricordati per la gioiosa partecipazione di migliaia di persone che hanno invaso il centro storico di Campiglia fino alla Rocca, novità di quest’anno. E la Rocca ha portato fortuna all’evento programmato per la chiusura, l’accensione del forno per ceramica realizzato in carta dai ceramisti Terry Davies, Alberto Cavallini Monica Borca e P. Jabain: una grande torre di fuoco che alle 23.00 si è sgretolata con il completamento della cottura di una scultura raffigurante un uomo vicino ad una torre: uno spettacolo emozionante sprigionato dalla forza degli elementi plasmati dalla creatività e dall’intelligenza dell’uomo.
Come ama dire il direttore artistico Alessandro Gigli, il festival quest’anno è diventato adulto e i primi dati a disposizione evidenziano, malgrado il calo di ferragosto dovuto al maltempo, gli stessi incassi della scorsa edizione. Più complesso il calcolo delle presenze che dalle prime rilevazioni sembrano aver superato le 20.000 del 2007. Nel computo oltre ai biglietti e agli abbonamenti vanno considerati i pass per residenti e pernottanti nel centro storico.
Unico piccolo neo, che si evince semplicemente guardando il depliant del programma di Apritiborgo, riguarda gli sponsor principali della manifestazione, che sono le imprese edili ed estrattive presenti sul territorio: Cave di Campiglia, Corti di Montepitti, Calce Dolomia, Sales, Carep e COGERO (Costruzioni Generali Roma). Quest’ultima ad esempio è l’azienda che ha chiesto di costruire una cinquantina di villette alla Fonte di Sotto, e che molte polemiche ha scatenato recentemente anche sulla stampa. Ciascuno potrà verificare guardando l’ultima pagina di copertina del programma diffuso durante la manifestazione all’indirizzo http://www.apritiborgo.it/programma008.pdf (gli altri sponsor sono stati Cassa di risparmio di Livorno, Iso Posta, Asiu e Lampogas).
Per dovere di trasparenza, sarebbe utile sapere quanto hanno pagato i singoli imprenditori e a chi (Comune, Pro Loco, altri?), e se sono state rispettate le procedure di evidenza pubblica previste dalla legge in materia di sponsorizzazioni. Ma a questo ci penserà il segretario comunale e gli organismi di controllo. A noi interessa invece rilevare questa anomalia, perché con tutte le grosse aziende presenti nel comune di Campiglia, ci chiediamo perché per fare le cose (anche cose buone e di grande successo come Apritiborgo) gli organizzatori si debbano affidare principalmente a cave e costruttori edili che da molti mesi sono nell’ “occhio del ciclone” dei media, con questioni calde del dibattito attualmente in corso (Cave di Campiglia, lottizzazione alla Fonte di Sotto, ecc.).
Come giornale a noi interessa porre questa semplice domanda ai nostri lettori, che non riguarda beninteso esclusivamente Campiglia Marittima:
Come fa un Comune ad essere libero di decidere su materie importanti come le attività estrattive e l’urbanistica a fronte di consistenti elargizioni da parte dei privati?
Anche solo il buon senso, secondo noi, avrebbe suggerito di lasciar perdere, perché sarà vero che dallo Stato arrivano sempre meno soldi e che i Comuni si trovano in difficoltà ad organizzare manifestazioni di tipo culturale e ricreativo, ma un comune o altro ente pubblico non deve mai far dubitare i suoi concittadini che l’alternativa alla crisi possa essere un eventuale “inciucio” tra interesse pubblico e interessi privati. Sennò alla fine invece di “Apritiborgo” la gente inizierà a chiamarlo “Venditiborgo”.