COMITATO: LE SERRE A CASALPIANO NON SONO IN REGOLA
Il comitato per Campiglia commenta il recente intervento del presidente del Circondario Pioli sulla centrale a biomasse a Casalpiano e la cura del territorio rurale, e nell’apprezzare il suo intervento aggiunge alcune novità sull’approvazione delle contestate serre autorizzate nel comune di Campiglia.
«Siamo contenti di vedere i Comuni prendere posizione contro il progetto di centrale a biomasse. Questo era e resta l’unico obiettivo del Comitato e dei cittadini di Amatello. È bene dunque che dai sindaci di Suvereto e di Campiglia siano finalmente arrivate parole chiare .
Diamo atto a Pioli di essersi assunto precisi impegni e responsabilità, dichiarandosi dalla parte dei cittadini che si sono raccolti attorno al comitato in base alle preoccupazioni che il progetto ha generato. Tuttavia permangono alcune contraddizioni sulle quali sono necessarie chiarezza e coerenza.
La centrale e le serre fisse per i fiori sono progetti connessi. Non siamo noi, ma il Sindaco di Campiglia, ad aver detto che le serre per il florovivaismo e la centrale a biomasse sono collegate. Dunque, aver autorizzato le serre è stato un errore: significa aver creato le premesse per la richiesta della centrale. Si dice che non era possibile negare le serre senza dimostrare ai cittadini la veridicità di questa affermazione: eppure proprio le normative del 2001, a cui fa riferimento Pioli, parlano di serre fisse ammesse solo in specifiche zone classificate E9: “le attività ortoflorovivaistiche esercitate prevalentemente in serra fissa, sono ammesse esclusivamente nelle sottozone individuate dallo strumento urbanistico comunale” (art. 29), e questo non è il caso della zona in questione, che non ha questa destinazione sul piano regolatore.
La stessa norma prevede inoltre che nelle aziende agricole la costruzione di serre fisse è ammessa “solo in posizione paesaggisticamente non rilevante e per una superficie coperta non superiore al 10% dell’intera superficie aziendale”. Ancora: la norma prevede come obiettivo prioritario la salvaguardia della risorsa idrica e di favorire “ordinamenti colturali a bassa esigenza idrica”.
Siamo proprio sicuri che queste condizioni siano state rispettate nella autorizzazione delle serre da parte del Comune di Campiglia? La pianura tra Casalappi e Cafaggio, in virtù della sua centralità e della sua visibilità dall’intera Val di Cornia, costituisce senza dubbio una zona pregevole dal punto di vista paesaggistico, anche grazie alle tradizionali attività agricole e agrituristiche che qui vengono svolte dai nostri agricoltori.
Per tutto questo – continua il comunicato – sulla base della legge sulla trasparenza, abbiamo richiesto al Comune di Campiglia e alla Provincia di Livorno gli atti amministrativi relativi alle serre e alla centrale. Appena ce le daranno, li esamineremo e vedremo se tutto il possibile è stato fatto o meno. Per ora ci limitiamo a dire che le serre florovivaistiche non sono tra le produzioni tipiche di questa zona e che hanno un gravissimo impatto sul paesaggio.
Infine, condividendo il no alla centrale a biomasse, chiediamo per quale ragione i sindaci non sentono il bisogno di ascoltare i cittadini delle Lavoriere che da mesi protestano contro uno scempio ambientale e un danno all’agricoltura ancora peggiore, con la costruzione di impianti per i cementi in aperta campagna autorizzata dallo stesso Comune che dice di essere contrario alla centrale dell’Amatello.
In entrambi i casi – conclude il comitato per Campiglia – si tratterebbe di un’aggressione al territorio rurale e di un danno all’agricoltura. E li non c’entra niente la legge Marzano ma solo il potere decisionale del Comune. Perché si usano due pesi e due misure?»