IL PARLAMENTO PROVA ANCORA A IMBAVAGLIARE I BLOG
Una legge su blog e siti web italiani che ne richiederebbe per la maggior parte la registrazione al Roc ( Registro degli Operatori di Comunicazione ) ed essere sottoposti alle relative norme torna alla Commissione Cultura della Camera.
Una legge su blog e siti web italiani ( che ne riguarderebbe la maggior parte ) ritrova vita e forza in Commissione Cultura della Camera pronta ad essere nuovamente discusso.
Se ne è accorto prontamente Daniele Minotti, giurista e appassionato, oltre che molto bravo e competente blogger, che domenica mattina scrive sul proprio sito di essersi accorto che il tristemente famoso disegno di legge Levi-Prodi presentato nell’ottobre 2007 è di nuovo pronto per essere messo al centro della discussione per una possibile approvazione.
Che cosa diceva il sopracitato Ddl ?
Il disegno legge Levi prevedeva che tutti i siti web e blog italiani dovessero registrarsi al Roc ovvero al Registro degli Operatori di Comunicazione e che di conseguenza sarebbero potuto essere soggetti a reati mezzo stampa per quanto scritto sulle proprie pagine web,ad esempio sarebbero potuti essere denunciati per diffamazione.
Tale legge fu duramente contestata e lo stesso Governo Prodi porse le sue scuse con i ministri Gentiloni ( blogger della prima ora ) e Di Pietro che ne presero fortemente le distanze.
A poco più di un anno dalla proposta di legge Levi, il testo silenziosamente ritorna alla ribalta e seppur leggermente cambiato il rischio per una gran parte dei siti web italiani e blogger di doversi iscrivere al Roc ed essere sottoposti alle regole giornalistiche e delle testate informative italiane rimane lo stesso.
Infatti, come analizza Minotti sul proprio blog, rimangono fermi alcuni articoli di questo disegno di legge che potenzialmente non modificano il precedente tanto contestato Ddl Levi, soprattutto quest’ultima frase dell’articolo 8:
Sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro.
Sembrerebbe una affermazione che preserva i siti web e blog italiani non a fini di lucro, ma che in realtà se analizzata bene non modifica i termini del problema.
Organizzazione imprenditoriale del lavoro significa, infatti, secondo il codice civile e l’Agenzia delle Entrate, una attività che genera ricavi in modo continuativo.
Ora, la maggior parte dei siti web italiani e blog contengano in essi banner pubblicitari o annunci di Google Adsense che ogni giorno, seppur anche con cifre minori, generano introiti pubblicitari.
E dunque, qualsiasi sito web o blog che abbia annunci pubblicitari, anche solo di Google Adsense, è una attività editoriale su Internet che deve registrarsi al Roc altrimenti rischia il reato di pubblicazione clandestina.
Il vero problema, come denunciato più volte sul nostro sito, è che ancora una volta la normativa italiana tende ad essere poco chiara in materia di Internet anche quando ha l’obiettivo di regolare il Web italiano stesso.
La poca chiarezza genera sempre, come abbiamo sempre visto in questi anni, la possibilità che qualsiasi giudice legga la norma in maniera diversa anche nei modi più restrittivi.
E questi precedenti mostrano chiaramente che norme non chiare possono essere lette e sruttate all’occorrenza per limitare leattività di siti web e blogger, per esempio quando con la loro attività iniziano a dare fastidio a qualcuno che attaccandosi a leggi come queste ( se dovesse passare questa legge ) potrebbe denunciare qualsiasi sito per la mancanza di registrazione al Roc e richiederne la chiusura.
E, purtroppo nel caos normativo tali situazioni ci sono già state e con una legge di questo tipo rischierebbero di moltiplicarsi.
Tratto da Webmasterpoint del 10-11-2008