LEGAMBIENTE E IL NUOVO ACCORDO SULLE BONIFICHE
Riportiamo un comunicato del circolo Val di Cornia di Legambiente, riguardante il nuovo accordo sulle bonifiche del SIN di Piombino.
«Innanzitutto dobbiamo rilevare che il motivo principale per cui si è firmato l’accordo sui fanghi di Bagnoli è stato superato, la strada 398 non sarà finanziata con i fanghi. In ogni caso i soldi sbandierati in questi giorni non hanno niente a che fare con questo nuovo accordo sulle bonifiche.
Di soldi nuovi non ce ne sono ma si dice che sostanzialmente questo nuovo accordo serve per prenotarli, come se ci fosse una gara tra territori inquinati e vincesse chi è più accondiscendente. Un progetto vero e proprio non c’è ma solo uno studio su cui tutti si dichiarano non d’accordo.
Ci sembra (e saremmo felici se fossimo smentiti) che quest’Accordo, invece che creare le premesse affinché le bonifiche a Piombino siano finalmente realizzate, offra invece la possibilità di costruire impianti nella zona di SIN (come l’impianto del mini- mill e la discarica) senza prima bonificare e mettere in salvaguardia la falda.
La legge prevede che dove c’è inquinamento dei suoli e delle falde (i SIN), prima si bonifica e poi si usano quei suoli. Lo stesso Testo Unico ( o Codice Ambientale) nell’ultima stesura approvata a febbraio 2008 ammette si, la possibilità che prima si possano usare i suoli, ma lo ammette in un quadro di chiarezza, con accordi contestuali tra soggetti pubblici e privati, dove i privati concordano sulle soluzioni per la bonifica e concorrono per la loro quota parte, certa nell’entità e nei tempi d’erogazione e i ministeri stanziano risorse certe, con progetti chiari, costi certi e tempi definiti.
L’accordo vincola invece, anche finanziariamente, le bonifiche da fare, all’oramai ipotetico arrivo dei fanghi da Bagnoli (la cessione dei volumi delle casse di colmata) solleva, di fatto, i soggetti privati dal vincolo di bonifica.
Assegna poi, con procedura di emergenza e a società già individuate e relative clientele, sia la progettazione che la realizzazione delle opere di messa in sicurezza della falda e di bonifica del territorio (alla faccia della trasparenza degli atti pubblici e alle regole sugli appalti).
Infine, vincola la realizzazione del banchinamento a quelle palancolature sul porto, quando ancora non sono certe le risorse per i finanziamenti delle opere, fa correre il pericolo che il porto divenga un cantiere infinito di vasche che resteranno discariche per chissà quanti anni, prima di diventare banchine. In ogni caso vincola così il riempimento delle vasche di colmata del porto di Piombino ai tempi del trasporto dei fanghi da Bagnoli e a situazioni napoletane incontrollabili quando invece abbiamo materiali a sufficienza (basti solo pensare alla discarica sequestrata) per attendere a qualsiasi necessità di questo tipo.
Insomma, Legambiente pensa che:
1) il Comune dovrebbe promuovere il sacrosanto diritto di Piombino ad avere la bonifica del SIN;
2) si dovrebbero creare condizioni, reali e non virtuali, con accordi chiari, certi e garantiti tra pubblici e privati che possano permettere le bonifiche;
3) e infine, che le bonifiche di Piombino, già di per se complesse, non dovrebbero essere vincolate ad altre situazioni rischiando così di rimandarle indefinitamente, se non addirittura di pregiudicarle.