PIOMBINO IN CRISI: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA?
Riportiamo una riflessione dell’associazione «Democrazia e Territorio» sulla crisi economica che sta investendo l’Italia e più in particolare Piombino. L’articolo che pubblichiamo, indubbiamente provocatorio, serve per avviare una discussione sul tema con i nostri lettori che può proseguire nel forum a questo indirizzo.
«Siamo di fronte a una crisi globale, ma a Piombino essa colpisce più che altrove. Dunque è anche una crisi locale, che verrà pagata in primo luogo dai lavoratori e dalle fasce più deboli di questa città e del suo territorio. C’è la crisi. E che si fa? Il Sindaco ordina la luminaria natalizia, qualche negozio propone qualche sconto di carità, un sindacalista aspetta la telefonata di Veltroni, un assessore comunale se la prende con quelli che non vogliono i fanghi inquinati di Bagnoli… Nessuno che faccia un po’ di autocritica, nessuno che inviti ad una forte mobilitazione, come è avvenuto in altri momenti di crisi dello stabilimento.
Nelle analisi nessuno sembra pensare alle proprie responsabilità: tutto appare causato da un’entità superiore, astratta e lontana, tutto sembra colpa di qualcun altro. Certo non possiamo negare che il capitalismo finanziario ha finito per creare sotto l’illusione neoliberista un sistema fragile e ingiusto, ma ci sono anche responsabilità politiche, errori, incapacità, nodi che ora vengono al pettine e che la crisi dei mercati porta allo scoperto in modo impietoso. La crisi non è figlia di Caino che fa le frittelle: la crisi di Piombino è anche il fallimento di una classe dirigente e di politiche che negli ultimi anni hanno rinunciato ad una diversificazione economica di qualità, depotenziando i progetti migliori (vedi i parchi, lo sviluppo rurale, i beni culturali, la piccola impresa, la nautica), rinunciando al risanamento ambientale, smantellando la formazione di capitale umano, consumando risorse indispensabili e abbassando i livelli di partecipazione.
Le idee più avanzate sono state dissolte in una fumosa categoria di “sviluppo composito” che non vuol dire niente e che è stato il grimaldello per far passare iniziative casuali e a volte dannose per il territorio, sganciate da una reale cultura della pianificazione. Si sta persino inficiando il Piano Strutturale appena adottato, che comunque conteneva molte lacune, utilizzando la strada di una variante dietro l’altra: si è detto, ad esempio, che Piombino doveva superare l’industria e si è rincorsa l’industria, senza avere la capacità di imporre un chiaro disegno pubblico, come dimostra anche la recente variante adottata dal Comune. Si è preferita l’amicizia di qualche ministro e non si sono mai ascoltate le critiche.
Con i fanghi di Bagnoli ci si è imbarcati in una assurda operazione politico-finanziaria, sperando di risolvere i gravi problemi locali scambiando ambiente e sviluppo. Ma non è successo niente e la crisi, che si è manifestata dappertutto, ha trovato Piombino col sedere per terra, ha trovato una città seduta ad aspettare inutilmente che i ripetuti annunci di alcuni amministratori si tramutassero in fatti concreti. Sarà un’attesa vana se non ci sarà un vero e profondo cambiamento nel modo di governare Piombino.
La città non potrà essere difesa dalla crisi senza l’impegno dei suoi lavoratori e di tutti i cittadini: compito nostro è quello di contribuire a ricostituire le premesse per politiche pubbliche trasparenti, per discussioni vere, per strategie chiare e possibili, per uno sviluppo economico e sociale sostenibile e dunque qualificato, per interventi reali di diversificazione economica».
ASSOCIAZIONE DEMOCRAZIA E TERRITORIO