FANGHI: BAGNOLI, LA COLMATA RESTA DOV’È
Riportiamo l’articolo di di Carlo Franco del “Corriere del Mezzogiorno” del 23 gennaio che illustra le motivazioni per cui la Colmata di Bagnoli, quella che una volta rimossa avrebbe fatto arrivare a Piombino tonnellate di Fanghi più o meno inquinati, a seconda di chi li presenta, non sarà per il momento trasferita a Piombino, anzi, il suo trasferimento, secondo l’articolo, è rinviato “alle Calende Greche”.
«Ieri pomeriggio il postino ha bussato alla porta del vicesindaco Sabatino Santangelo e del vicecommissario governativo alla bonifica Claudio Cicatiello e ha consegnato una lettera di Donato Carlea, provveditore alle Opere pubbliche della Campania — in pratica il successore di Mario Mautone travolto dal ciclone Romeo — contenente un quasi-annuncio che scalderà il cuore di molte persone ma aprirà un altro fronte di caldissima polemica. La quasi-notizia è questa: lo smantellamento della colmata di Bagnoli e il suo trasferimento a Piombino è rinviato alle calende greche. Cioè potrebbe non farsi mai: è solo una supposizione, che scaturisce, però, da una serie di valutazioni oggettive.
Andiamo per ordine e partiamo dall’antefatto che ha portato al clamoroso evento di queste ore. Il 30 dicembre dell’anno scorso, il vicesindaco, stanco e sfiduciato mentre tutto va a rotoli e il governo della città è più che dimezzato (e sta per arrivare il presidente Napolitano per le vacanze di Capodanno che, infatti, avrà parole di fuoco per i ritardi dell’operazione-Bagnoli), prende carta e penna e scrive al provveditore alle Opere pubbliche, al commissario di governo per la bonifica Massimo Menegozzo e, per conoscenza, al presidente dei Bagnolifutura Rocco Papa per chiedere se, mancando i soldi per smantellare la piattaforma (ce ne sono a disposizione 45, ce ne vogliono almeno cento in più) non sarebbe più producente utilizzare i fondi per completare il dragaggio dei fondali e la pulizia delle spiagge per consentire la balneazione e mettere fine all’annuale guerra di stagione con gli stabilimenti e i bagnanti che premono, vengono respinti e fanno sconquiassi. Facciamo una cosa sola, insomma, ma portiamola a termine.
La richiesta politicamente più audace, però, è la seconda: la colmata mettiamola in sicurezza, poi si vedrà. La giustificazione che si adduce è molto insinuante: non facciamo interventi incompleti o parziali, l’immagine di Bagnoli continuerebbe a soffrirne e a restare deturpata. E potrebbe influire negativamente sull’avvio delle contrattazioni per la vendita dei suoli. «…Nessuno acquisterebbe le aree — scrive Santangelo — se gli interventi restassero incomopiuti: l’amministrazione comunale deve avere la certezza che tutto avvenga regolarmente».
Queste sono cose note e allora veniamo alla seconda puntata di ieri pomeriggio, che promette scintille e innesca una bomba. Il contenuto della risposta del provveditore Carlea, al quale è toccata la patata bollente di gestire la demolizione della colmata che è grande quanto piazza Plebiscito, non è stato reso noto ma siamo in grado di dire, con sufficiente approssimazione, che va nel segno di ritenere fondate le obiezioni del vicesindaco: congeliamo la colmata e salviamo i bagni. Nella risposta al vicesindaco, il provveditore Carlea avrebbe dato il suo benestare a procedere a due stralci: il primo riguarda il dragaggio dei fondali, la realizzazione di una barriera al di sotto dei cinque metri di profondità e la messa in sicurezza della colmata; il secondo riguarda la rimozione della colmata.
Senza specificare quando e con quali soldi: non se ne parla e amen. La lettera, tra l’altro, contiene un post scriptum: ho informato anche il ministero dell’Ambiente. Il presupposto, come si capisce, è uguale e il dottor Cicatiello, con cortesia, lo conferma: «Dal momento che le cifre disponibili sono di gran lunga inferiori a quelle previste dall’accordo di programma, dedichiamoci agli interventi possibili e non lasciamo opere imcompiute». Non dice di più il vicecommissario, ma se della colmata non si parla è lecito ritenere che la demolizione sia stata almeno rinviata. La messa in sicurezza della piattaforma, del resto, preserva dai rischi di inquinamento e questo rende ancora più «spendibile» la presenza della piattaforma, che come è avvenuto a Barcellona, potrebbe essere utilizzata per installazioni turistico-ricreative. È la tesi di quanti da sempre si oppongono alla determinazione dei verdi e del loro leader, l’ex ministro Pecoraro Scanio che da tempo non si fa sentire.
Gli oltranzisti come l’assessore comunale all’Ambiente Gennaro Nasti e il vicepresidente di Bagnolifutura Casimiro Monti, però, non hanno abbassato la guardia e il dibattito, quindi, è destinato ad infuocarsi».