PIOMBINO: QUATTRO CHIACCHERE CON ELIO GERMANO AL CENTRO GIOVANI
Un Centro Giovani gremito di persone di tutte le età ha accolto venerdì 27 sera l’attore Elio Germano, già legato a Piombino per aver interpretato il giovane professore Martino Papucci in “N (Io e Napoleone)” per la regia di Paolo Virzì, presente in quanto sabato 28 mattina è professore per un giorno per una lezione di cinema presso il carcere di Porto Azzurro all’interno del progetto “Cine27”, promosso dall’Arci di Piombino attraverso l’associazione interculturale Samarcanda, per la quale al tavolo dei relatori era presente anche il suo Presidente Vittorio Pineschi.
A presentare la serata erano il critico cinematografico e giornalista Fabio Canessa e la critica cinematografica Francesca Lenzi. Quello che si è presentato era un Elio Germano molto poco divo del cinema ed anche, alle volte, imbarazzato al momento della proiezione di alcune scene tratte dai suoi film come “Ci hai rotto papà”, sua pellicola d’esordio per la regia di Pipolo e Franco Castellano anche se da Germano rinnegata, “Il cielo in una stanza” di Carlo Vanzina oppure ancora “Che ne sarà di noi” del regista Giovanni Veronesi oltre ad una scena del film “Sangue”, opera prima di Libero De Rienzo.
Il mestiere dell’attore non rientrava nei progetti di Elio Germano, come ha raccontato, ma vi è arrivato un po’ per gioco un po’ per caso in seguito a quell’exploit di voler apparire anche solo in pubblicità che si registrò negli anni ’80 in particolare a Roma, sua città natale. Fu infatti tramite conoscenze di famiglia che Germano fu spinto a partecipare al provino di “Ci hai rotto papà”. Neanche durante gli anni del corso teatrale, che ha iniziato intorno ai quindici, riteneva che quello dell’attore sarebbe stato il suo lavoro ma a mano a mano che proseguiva negli studi ha fatto della passione mestiere. Proprio in teatro sta portando un suo personale spettacolo, in cui recita con Elena Vanni, dal titolo “Verona, caput fasci”, che gli è stato ispirato in seguito all’omicidio, avvenuto a Verona nel 1995, di un ragazzo solo perché portava i capelli lunghi. In questa pièce viene messo in scena, come spiegato da Germano, un consiglio comunale di stampo medioevale nelle idee e nelle argomentazioni portate nei riguardi della donna vista quasi come animale oppure su posizioni nei confronti dell’aborto.
All’osservazione di Lenzi riguardo al fatto che nei film di Germano egli interpreta sempre ruoli centrali intorno ai quali ruota l’intero film ed in cui si nota una progressiva maturazione dello stesso personaggio, l’attore ha risposto che comunque si tratta di un tòpos cinematografico, dal momento che in un film si tende a rappresentare dei personaggi che cambiano nei loro atteggiamenti sia per tener desta l’attenzione dello spettatore che per una sorta di dinamismo che caratterizza anche i cosiddetti Bildungsroman (o romanzo di formazione).
Tra gli ultimi film visti da Germano, che è scarsamente critico nei confronti dei lavori altrui e cerca di trovare del buono in ogni pellicola, sempre fedele alla sua idea di cinema come condivisione sia nel farlo che nel fruirlo, ci sono “Milk”, “Valzer con Bashir” ed anche “The Millionaire”, tutti vivamente apprezzati.
In conclusione dell’incontro la questione si è spostata sul tema del carcere, in seguito all’intervento di Marco Formaioni, sul quale ci sono stati dei vivaci scambi di opinioni in merito al rapportarsi con un carcerato. Se Formaioni avrebbe pranzato liberamente allo stesso tavolo con un ergastolano ignorando la sua colpa e considerandolo come persona, in sala le opinioni erano contrarie e c’era chi non se la sarebbe sentita di condividere un tale momento con un individuo, considerato diverso, che poteva aver ucciso un bambino o violentato una donna. Germano, dal canto suo, è intervenuto intelligentemente dicendo che non è possibile giudicare completamente una persona in merito ad un errore che ha compiuto e caratterizzato solo un attimo della sua vita e che la sua completa esistenza, la sua personalità non possono essere cancellate e non più considerate sempre in seguito a questa sua colpa.
Serena Scateni