SAN VINCENZO: FESTEGGIATO L’8 MARZO, «DAL LIBRO ALLA SCENA»
Sulla struggente melodia del violoncello suonato da Emanuela Evangelista, poco dopo accompagnato dalla sentita interpretazione di Kim Amelotti, ha preso vita l’incontro, dedicato alle donne, facente parte dell’iniziativa “Racconti e teatro per voce e musica”, sottotitolo “Dal libro alla scena”, organizzata dal Comune di San Vincenzo in collaborazione con la COOP e con la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, tenutosi l’8 marzo alla Biblioteca Comunale di San Vincenzo.
In omaggio alla giornata della festa della donna tre letture sono state tratte da un libro della giornalista e scrittrice Antonella Bolelli Ferrera, che per la RAI scrive e conduce programmi radiofonici su Radio3 e Radio2, dal titolo “Inquiete – Storie di artiste sublime e femmine dannate” che l’autrice presenta così: “ Il talento senza la sregolatezza non avrebbe forse prodotto il genio che era in loro (Camille Claudel, Isadora Duncan e Christa Wolf, fra le altre). Ma è la tragedia insita nei loro destini che infine le accomuna. Tragedia consumata nell’atto estremo del suicidio o che ha dilaniato soltanto l’anima senza prendersi il corpo. Talento. Tragedia. Sregolatezza: una miscela esplosiva che ha dato vita e morte ad artiste sublimi e femmine dannate”.
In tempi in cui la donna è riuscita ad acquisire sempre più libertà, ad emanciparsi dagli uomini e a pretendere pari diritti, nonostante le sempre presenti difficoltà ed i recenti e numerosi casi di stupro in tutta Italia, si sono volute raccontare le storie di tre donne, a cavallo fra i secoli Ottocento e Novecento, accomunate da una forte personalità, un talento artistico e vite tumultuose che le hanno forgiate nel carattere, rese uniche e talvolta estranee alla società in cui si trovavano a vivere.
La scena si apre a Parigi, nel marzo del 1913, quando degli uomini bussano alla porta della scultrice Camille Claudel. Sono infermieri che vogliono portarla all’ospedale psichiatrico di Ville-Evrard dove vi trascorrerà gli ultimi trent’anni della sua vita dimenticata da tutti. La scultrice era stata prima allieva e poi amante dell’artista Auguste Rodin, il quale trae da lei l’ispirazione necessaria per le sue opere raggiungendo il successo mentre Camille, seppur artista straordinaria, è destinata a rimanere nell’ombra.
Il testimone passa poi a Isadora Duncan, ballerina statunitense che ha saputo rivoluzionare e creare una profonda rottura nella danza accademica abolendo, nei suoi spettacoli, le scarpette a punta per poter ballare più liberamente a piedi nudi ed i sontuosi costumi indossati dalle ballerine per sostituirli con vestiti leggeri che richiamavano alla memoria i pepli dell’antica Grecia. La sua danza stregò i palcoscenici di tutto il mondo da Londra, a Parigi, fino a San Pietroburgo e fu proprio in Russia che conobbe il futuro marito e poeta Sergej Esenin. Il matrimonio con lui durò però poco ed il giovane, ormai abbandonatosi all’alcool ed in profonda crisi, morì suicida tre anni dopo.
La vita privata della Duncan fu segnata anche dalla prematura morte dei due figli, ancora bambini, e dalla sua violenta morte strangolata dalla sciarpa che portava al collo mentre correva a gran velocità sulla sua Bugatti.
Ultima voce è quella di Christa Wolf, scrittrice tedesca che, dopo i suoi studi di germanistica a Jena, abbracciò il socialismo ed entrò a far parte del Partito di Unità Socialista di Germania. Famoso rimane il suo appello rivolto ai concittadini della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) con il quale si chiedeva loro di non abbandonare la Germania dell’Est dopo l’apertura della DDR alla Cecoslovacchia. In seguito trapela la notizia di una collaborazione della scrittrice, che si faceva chiamare per l’occasione Margarete, con la Stasi, durante gli anni ’59-’62, fatto questo che suscitò i giudizi più diversi all’interno dell’opinione pubblica tedesca.
Serena Scateni