IL VIDEO INTEGRALE DI MARCO TRAVAGLIO A PIOMBINO
Come promessovi ecco on-line la serata dibattito di venerdì 13 marzo con Marco Travaglio che si è tenuto a Piombino presso il teatro Metropolitan. Segue un commento di Andrea Fabbri sull’argomento. Chi fosse interessato al DVD integrale può contattare la nostra redazione. Buona Visione e buona lettura.
Dopo le emozioni e dopo la “sbornia” post-Travaglio è utile fare una riflessione sulla situazione dell’informazione italiana e più in generale sulla pericolosa deriva verso cui il nostro Paese ed il nostro spirito civico stanno lentamente scivolando.
È indubbio il servizio che giornalisti come il “buon” Marco rendono quotidianamente alla collettività e alla dialettica democratica denunciando le azioni che la casta politica da “quasi regime” che ci governa, continua ad imporci più o meno consapevolmente. Ma dopo le condanne, di fronte all’opinione pubblica ed i monologhi, cosa resta?
Resta, soprattutto, il rammarico di tutte le occasioni sprecate. L’amarezza per non cogliere mai la possibilità di rendere questo tipo di denunce un punto di partenza per un cambiamento oggi più che mai necessario e sentito.
Il fenomeno più preoccupante che emerge da questi incontri con i “divi” del nostro giornalismo è quella tendenza che potremmo definire “indignazione a tempo”: ci esaltiamo, ci indigniamo, ci scandalizziamo per tutta la durata della manifestazione, conferenza o monologo che sia. Poi dopo mezz’ora tutto torna nella norma, torniamo alle nostre case, alle nostre famiglie, alle nostre lotte per arrivare al 31 del mese e mettiamo nel dimenticatoio quel lampo di spirito civico.
È proprio questa tendenza a separare la nostra vita pubblica e privata il male che impedisce un cambiamento vero che parta dalla gente e che cancelli questa soffocante apatia.
Figure come Travaglio, Grillo, Luttazzi e la Guzzanti vengono divinizzate come paladini della democrazia e di un giornalismo di denuncia sempre più raro in un Paese come il nostro. Purtroppo però sono la conseguenza logica di un sistema informativo sempre più allineato e genuflesso di fronte ai poteri forti, di un sistema che lentamente annebbia le coscienze ed azzera la capacità critica della gente comune. Nessuno mette in dubbio l’utilità del lavoro quotidiano e appassionato di queste lodevoli eccezioni. Ma il problema vero è che si tratta, appunto, di eccezioni. L’esaltazione di queste figure è il frutto malato di un sistema che fa dell’apatia e dell’ignoranza le sue caratteristiche principali.
In un Paese normale giornalisti come Travaglio sono professionisti che rafforzano e mantengono lo scopo fondamentale del giornalismo, che è quello di denunciare i mali della società e di vigilare sul funzionamento corretto della democrazia dando anche voce all’opinione pubblica.
In Italia invece figure di questo tipo vengono esaltate come star di Hollywood oppure odiate come se fossero il male impersonificato. Diventano comunque simboli di una eccezionalità che dovrebbe essere la prassi e la normalità di un servizio pubblico d’informazione che fa correttamente il proprio lavoro.
Oggi la “gerontocrazia” politica lavora astutamente per semplificarci la complessa situazione politica ed economica italiana, cercando di dividerla ancora in “Fascisti e Comunisti” di fronte a problemi veri e concreti come una crisi economica di dimensioni mondiali, ad una corruzione che diventa sistema e davanti ad una classe politica che fa della chiusura alle nuove generazioni il suo mezzo di sostentamento.
Secondo voi questo è ancora un paese “normale”?
Andrea Fabbri
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