AN: «I RITARDI PER IL FRANTOIO CI SONO STATI ECCOME»
“Nessun ritardo nella concessione dei permessi per il nuovo frantoio a Riotorto”, l’amministrazione prende le distanze dalle accuse di ritardi da parte degli uffici evidenziandone l’infondatezza. Ma non è affatto così, secondo Giampiero Amerini. I ritardi – secondo il consigliere di AN – ci sono stati eccome, e c’è stata anche un’interpretazione difforme della legge.
«Intanto, la cooperativa Terre dell’Etruria, la documentazione per la costruzione del frantoio l’ha presentata nel 2006. Nel maggio 2007 la richiesta è stata respinta, “perché le dimensioni del frantoio devono essere strettamente commisurate alle esigenze dell’azienda richiedente. Non un’oliva di più”. Il progetto di Terre dell’Etruria, secondo l’assessore Francardi, risulta sovradimensionato. “A questo punto, è sempre Francardi a parlare, ho fatto presente alla cooperativa che di fronte ad un piano interaziendale, presentato cioè insieme ad altre imprese agricole, il progetto torna urbanisticamente fattibile” (dichiarazione riportata su Il Tirreno del 6 novembre 2007).
Ma c’è di più. Nella riunione del Consiglio Comunale del 23 gennaio 2008, rispondendo a un’interpellanza, l’assessore Francardi afferma: “Terre dell’Etruria si configura come un’azienda agricola che realizza il frantoio per la molitura delle olive prodotte dalle aziende associate. Il frantoio risulta eccedente le capacità produttive del fondo della stessa azienda Terre dell’Etruria”.
Intanto Terre dell’Etruria non è un’azienda agricola ma una cooperativa, la più grossa della Toscana, con circa 2.500 soci di cui oltre 1.000 olivicoltori. Giuridicamente una cooperativa dispone delle proprietà dei soci, in questo caso alcune decine di migliaia di ettari, di cui alcune migliaia impiantati ad oliveti. Inoltre, il fatto che oltre 35.000 quintali d’olive dei soci sono stati dirottati verso i privati e alcune migliaia di quintali non sono state raccolte, dimostra che il frantoio richiesto forse è addirittura insufficiente alle necessità della cooperativa. Altro che sovradimensionato!
Affermare, invece, che, con un piano interaziendale presentato insieme ad altre aziende agricole, il progetto torna urbanisticamente fattibile, è semplicemente assurdo. Cosa si chiede ad oltre mille aziende, che producono circa 100.000 quintali di olive? Di associarsi ad altri per costruire un frantoio da 30.000 quintali? Questa è la verità, anche se all’amministrazione non piace.
Forse sono stato troppo “tenero, quando nel mio intervento ho affermato che “il ritardo nel rilascio della concessione è dovuto a una difforme interpretazione della legge e forse anche da un po’ d’incompetenza e da scarsa sensibilità verso il settore agricolo.
Per quanto riguarda il ritardo – conclude Giampiero Amerini – da parte della cooperativa, nella presentazione della nuova istanza e le integrazioni richieste, non credo che sono dovute a un diminuito interesse per la realizzazione dell’opera, o a lentezze burocratiche, come sembra si voglia far apparire. Il frantoio ormai serve per la nuova campagna, vale a dire ad ottobre, inoltre, con le continue piogge sarebbe stato praticamente impossibile iniziare i lavori».