CAVE: «NON C’E’ DA STARE PER NIENTE TRANQUILLI»
CAMPIGLIA M.MA – Sul recente resoconto presentato dal comune sull’argomento cave, il Comitato per Campiglia pone più di una perplessità, basandosi sui verbali a suo tempo acquisiti dallo stesso comune. Leggiamo insieme le loro contestazioni agli atti comunali.
Ci chiediamo – inizia il comunicato del comitato per Campiglia – per quale ragione il Comune continui ad omettere i fatti. Dal resoconto della seduta del Consiglio Comunale sembrerebbe che le cave procedano nel rispetto dei piani di coltivazione e di ripristino approvati.
C’è davvero da essere increduli e per questo, visto che l’amministrazione non aiuta a fare chiarezza, invitiamo i cittadini ad andarsi a vedere i piani di coltivazione approvati e anche gli stessi verbali del collegio istituito per il controllo delle cave. Alcune esempi.
Nel verbale del 17 settembre 2008, relativamente alla cava di Monte Calvi, il collegio cave scrive testualmente che” la prima fase del piano di coltivazione può ritenersi conclusa fatta eccezione per la porzione nord – est” . Come può dirsi rispettato un piano che, per quella data, aveva previsto il completamento della seconda fase, con ripristini ambientali effettuati su circa il 40% della cava?
Nel verbale del 19 marzo 2008, relativamente alla cava di Monte Valerio, il collegio cave scrive testualmente che “la morfologia della cava al 31.12.2007 evidenzia che di fatto non può ancora dirsi definitivamente conclusa la prima fase del progetto autorizzato”. Anche in questo caso la differenza con il piano autorizzato è enorme visto che, per quella data, doveva essere completata la coltivazione della prima e seconda fase con i relativi ripristini ambientali.
E, come si può facilmente constatare, non è che non si rispettano i tempi previsti dai piani di coltivazione… perché non si scava!
A tale proposito, basta leggere il verbale del 22 ottobre 2008 dove, rispondendo alla Soc. SALES che chiedeva l’annullamento di un ordinanza del 2008 per difformità dal piano di coltivazione di Monte Valerio, il collegio cave scrive testualmente “ che tale attività di coltivazione risulta in difformità alla sequenza temporale delle fasi autorizzate in quanto relativa alla fase finale e priva di specifica autorizzazione”.
Dunque – conclude il Comitato – non si scava dove previsto ma bensì dove conviene, senza autorizzazione, rinviando così i ripristini ambientali. E’ proprio per queste ragioni che nelle nostre colline le cave sono divenute intollerabili ferite. Ma al Comune sembra andar bene così».