LA VAL DI CORNIA E “LA POLITICA DEL CEMENTO”
Una iniziativa di prim’ordine in una sala stracolma di persone per l’incontro con due tra le figure più importanti della cultura italiana: l’urbanista Vezio De Lucia e il prof. Salvatore Settis, studioso del mondo antico e direttore della Scuola Normale di Pisa. Sono venuti in tanti all’appuntamento organizzato dal Comitato per Campiglia e dall’associazione Democrazia e Territorio, da tutta la Val di Cornia e oltre per dibattere sul paesaggio, i parchi, il governo del territorio e i casi sempre più frequenti di cementificazione e di consumo di suolo.
È stato un dibattito ricco di interventi, lungo e serrato. Esiste in Toscana una questione del cemento? E quali sono i problemi della Val di Cornia e delle zone costiere per quanto riguarda il rapporto tra urbanizzazione e valori del territorio? Perché è cambiata l’urbanistica, passando dalle buone pratiche locali degli anni ’70 al degrado della pianificazione pubblica di oggi? Queste domande, formulate da Rossano Pazzagli nell’introduzione, hanno trovato larga eco negli interventi di De Lucia e di Settis e nel dibattito che è seguito.
De Lucia è partito dagli esempi di Milano e Roma per evidenziare lo scadimento della pianificazione pubblica anche nella nostra regione, dove c’è tanto potere ma esercitato male: “la Toscana ha preso una strada sbagliata”, ha detto evidenziando anche una crisi culturale che impedisce la formazione di una vera classe dirigente più attenta all’interesse pubblico. Gli ha fatto eco Settis che ha presentato il paesaggio come “il grande malato d’Italia”, snocciolando i dati Istat sulla crescita del consumo di suolo nell’ultimo quindicennio e puntando il dito sulla cementificazione e sui porti turistici. Sono emersi a più riprese gli esempi di san Vincenzo, di Campiglia e di Piombino, casi in cui le varianti fatte ad hoc sono ormai più importanti della pianificazione vera e propria, e della Val di Cornia che a dispetto della dichiarata pianificazione unitaria ha tre piani strutturali invece di uno solo.
De Lucia è tornato sulla presenza industriale a Piombino e sul progetto dei Parchi della Val di Cornia, un’esperienza cresciuta tra anni ’80 e ’90, nota a livello europeo e ora avviata ad una normalizzazione che sembra ridurne l’importanza strategica e progettuale. Dalle cave alle infrastrutture alle case, la linea del cemento sembra prendere il sopravvento. In Europa il nostro paese – ha evidenziato Settis – ha il più basso tasso di crescita demografica, ma il più alto consumo di suolo; le più antiche leggi di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, ma il maggior numero di violazioni e di abusi. Bisogna ripartire dalle regole, ha concluso ricordando l’articolo 9 della Costituzione che tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione.
Numerosi gli interventi dal pubblico con domande, commenti e denunce. Che cosa si può fare – hanno detto in diversi – di fronte alla sordità, alla prepotenza e all’autoreferenzialità del potere politico? “Insistere, insistere, insistere” ha esortato Settis sottolinenando il ruolo positivo dei comitati, del confronto e della scuola. Il paesaggio e il territorio sono beni comuni che non possono essere sacrificati agli interessi di pochi. Tra i presenti anche alcuni candidati sindaci della Val di Cornia ma nessun sindaco uscente: scelta che non comprendiamo visto che saranno loro con elevata probabilità a tornare a gestire un territorio ed un paesaggio che da più parti, anche autorevoli come in questo caso, viene giudicato in pericolo.