RIFONDAZIONE COMMENTA LA NUOVA GIUNTA PIOMBINESE
Torrino Checcoli Capogruppo di Rifondazione Comunista a Piombino commenta la nuova giunta Anselmi. Riportiamo integralmente il comunicato, lasciando come sempre il giudizio ai lettori.
«Già il primo atto del secondo mandato del Sindaco Anselmi a Piombino e cioè la nomina degli Assessori, ci riporta al clima della scorsa legislatura. Non vi è alcuna inversione di rotta – commenta Torrino Checcoli – ma anzi un aggravamento dei problemi di fondo che si erano già manifestati come la mancanza di un’etica della politica e l’assenza di trasparenza e di democrazia. Il Sindaco Anselmi nomina due nuovi Assessori aumentando di due il numero di sette già consistente nella scorsa legislatura.
Come sappiamo il Partito Democratico è stato un convinto assertore della cosiddetta semplificazione della vita politica italiana e della restrizione degli spazi democratici della rappresentanza.
Il primo provvedimento chiesto dopo la vittoria del governo di Sivio Berlusconi alle elezioni politiche, non fu legato all’esplodere della crisi economica, ma il PD si limitò a chiedere lo sbarramento per l’accesso al parlamento Europeo, come se questa fosse l’emergenza per l’Italia e non la perdita di centinaia di posti di lavoro. Il PD, proprio in questi giorni, appoggia il “sì” a quei quesiti referendari che, se fossero attuati, ci darebbero la stessa legge elettorale che promulgò Mussolini. Alla Regione Toscana in nome del taglio dei costi della politica, il PD si appresta a approvare una legge che diminuisce i consiglieri regionali e cioè il risparmio viene fatto coincidere non con il taglio degli stipendi e dei benefit dei parlamentari e dei consiglieri regionali, bensì con il restringere la rappresentanza dei cittadini.
Il Sindaco di Piombino fa eccezione anche in questo quadro: incrementa le spese della politica e disperde inutilmente le risorse del Comune aumentando il numero del suo Staff e dei suoi uomini di fiducia. Noi pensiamo che l’aumento della Giunta così come è stato argomentato “c’è molto lavoro da svolgere”, sia francamente inaccettabile.
Significherebbe, tra l’altro, che la scorsa Giunta Anselmi non ha fatto alcunché per la città a causa dello scarso numero di Assessori, invece si moltiplicano le deleghe inventando assessorati inutili. La risposta che il Sindaco dà poi sullo spreco di risorse è francamente stupefacente, si tratterebbero soltanto di “1100 euro netti al mese” per ogni Assessore. A parte che le spese per le indennità percepite dalla Giunta che il Comune paga sono lorde e quindi non più 1100 euro al mese ma quasi il doppio, vorremmo ricordare ad Anselmi, visto che siamo in una città che si va impoverendo, le centinaia di cassaintegrati e di precari che i 1100 euro in questi mesi se li sognano, e sono costretti a campare alla giornata non arrivando alla fine del mese. Il Sindaco sembra la famosa Maria Antonietta che alla richiesta di pane delle masse popolari francesi rispose “non hanno pane? Che mangino le brioches”.
Ma perché il Sindaco si espone anche alle critiche di Associazioni non distanti dal suo partito politico e dei suoi elettori? Bisogna che i piombinesi aprano gli occhi: nelle nomine della giunta si riflettono le stesse promesse clientelari fatte in campagna elettorale a centinaia di cittadini e il pagamento dei debiti politici contratti con altre forze. L’Assessorato ai Verdi è il riconoscimento ad una forza politica che ha sostenuto Anselmi nella fallimentare operazione dei fanghi di Bagnoli, gli altri sono il risarcimento per quelle forze che gli hanno consentito di avere una consistente maggioranza e via lottizzando.
Anselmi si comporta esattamente come Berlusconi – continua il capogruppo di Rifondazione comunista – e con le stesse argomentazioni di quando il presidente del Consiglio aumentò a dismisura i sottosegretari ed i Ministeri rispetto al Governo Prodi. Inoltre assistiamo ad uno sconcertante balletto di dimissioni tra i consiglieri comunali della maggioranza che, una volta presi i voti, disinvoltamente si dimenticano del mandato avuto dagli elettori per fare passare qualcuno alle loro spalle che non ha avuto preferenze sufficienti, ma che si ritroverà a ricoprire una poltrona in consiglio comunale che gli elettori non gli hanno riconosciuto.
C’è una questione morale – conclude Checcoli – e meraviglia che un partito come l’IDV di Antonio di Pietro, che ha fatto del giustizialismo e della pulizia e trasparenza la bandiera per raccogliere voti, di fronte alle lusinghe del potere e ai posti al sole si comporti esattamente come tutti gli altri».