PIOMBINO: CORO DI NO ALLA CHIUSURA CHIUSURA DELLA DALMINE
Dopo il recente annuncio del Gruppo Tenaris-Dalmine del drastico piano di ridimensionamento degli organici che prevede la chiusura del tubificio di Piombino, dove lavorano 125 persone i commenti politici non si sono fatti attendere. Oltre alla grave prospettiva della chiusura dello stabilimento di Piombino, il piano Tenaris prevede un taglio di 717 dipendenti su 2.818 nello stabilimento di Dalmine, 119 su 247 a Costa Volpino, 64 su 225 ad Arcore. In totale una riduzione di 1.024 unità sulle 2.814 attualmente in forza all’azienda in Italia.
Ad aggravare la situazione di Piombino, secondo il quadro che è stato prospettato dai dirigenti Tenaris-Dalmine, ci sarebbero ancora i nodi irrisolti dei costi dei danni ambientali, calcolati in 15 milioni dal ministero, delle bonifiche e della messa in sicurezza (Mise) della falda idrica che graverebbero sull’azienda per un importo di altri 15 milioni.
La reazione dei sindacati non si é fatta attendere: Cgil, Cisl e Uil sostengono con forza le iniziative di lotta dei lavoratori della Dalmine: «è inaccettabile scaricare solo sui lavoratori i costi di una ristrutturazione, dopo anni di imponenti ricavi positivi. La Tenaris Dalmine si deve assumere maggiore responsabilità sociale nella gestione di questa ristrutturazione, rivedendo in modo massiccio le ripercussioni sui lavoratori e definendo strumenti alternativi che permettano di mantenere l’occupazione e il patrimonio professionale dei propri dipendenti. Ma ormai tutto il territorio è investito da una profonda crisi.
Occorre che il tema del lavoro e dello sviluppo, cosi come il sostegno dei redditi più bassi da lavoro e da pensione, assuma la vera priorità sia a livello nazionale che sul territorio. Per questo le Segreteria di Cgil, Cisl e Uil nei prossimi giorni convocherà una conferenza stampa per fare il punto della grave situazione occupazionale che investe il territorio. Le stesse inoltre si incontreranno per definire tutte le iniziative sindacali che si riterrà opportuno mettere in campo a difesa dell’occupazione e del reddito di lavoratori e pensionati».
Il Consiglio Comunale di Piombino intanto si è riunito in seduta straordinaria il 30 settembre 2009, e ha preso atto che il gruppo multinazionale Tenaris-Dalmine durante la presentazione alle OO.SS. del piano industriale 2010-2011 ha comunicato l’intenzione di tagliare in Italia 1.024 posti di lavoro su 2.814 a fronte di un investimento di 114 milioni di € sul territorio nazionale, di cui nulla investito a Piombino.
Il Consiglio Comunale di Piombino all’unanimità non accetta la logica delle dismissioni da parte della Tenaris. Impegna il Sindaco e la Giunta ad adoperarsi con ogni sistema ad ogni livello affinché tale pericolo venga scongiurato. Chiede inoltre un Consiglio straordinario urgente dedicato per affrontare le tematiche in gioco. Che lo storico stabilimento pare destinato alla chiusura totale lasciando a casa 124 lavoratori, che tale piano è giustificato da parte del gruppo da problematiche legate alla bonifica e alla messa in sicurezza della falda idrica inerente al territorio circostante allo stabilimento di Piombino.
Intanto i Consiglieri Regionali dell’UDC, Giuseppe Del Carlo, Marco Carraresi e Luca Titoni, hanno presentato una interrogazione urgente in Consiglio regionale chiedendo al Presidente Claudio Martini di conoscere se è in possesso di informazioni più dettagliate e più precise sulla vicenda in questione; inoltre, quali misure urgenti intende assumere la Regione a sostegno della produzione e dell’occupazione dello stabilimento in oggetto e se intende porre la questione all’attenzione del Ministero per lo sviluppo economico per avere garanzie d’intervento da parte del Governo, data la criticità del territorio di Piombino e della Val di Cornia, già duramente colpito dalla crisi.
Anche Rifondazione comunista alza la voce e come sempre è al fianco dei lavoratori come testimoniano i segretari di Bergamo e Piombino Ezio Locatelli e Alessandro Favilli:
“Più che un piano industriale quello presentato dalla TenarisDalmine è un piano di macelleria occupazionale il cui risultato, in caso di attuazione, è di andare ad una riduzione di un terzo dell’attuale organico – 1024 lavoratori messi fuori produzione – con riferimento agli stabilimenti presenti in bergamasca (Dalmine, Sabbio, Costa Volpino), nel monzese (Arcore) e alla previsione di chiusura dello stabilimento di Piombino. Un piano di riorganizzazione del tutto insostenibile, giocato sulla pelle dei lavoratori che oltretutto, per la maggior parte, rimarranno privi della copertura di ammortizzatori sociali e nell’impossibilità di fruire di alcuna possibilità di ricollocamento.
Stando alle stesse dichiarazioni dei vertici aziendali non siamo di fronte soltanto ad un calo strutturale del mercato ma al proposito di un recupero di competitività, efficienza e automazione che ha come condizione una drastica riduzione di forza e costo del lavoro. Una condizione capestro, inconcepibile. Su questa strada di dismissione occupazionale, che può fungere da apripista per altre aziende di grandi dimensioni, non può esserci nessuna disponibilità di concertazione o condivisione degli obbiettivi aziendali. La risposta da dare è la lotta unitaria di tutti i lavoratori finalizzata alla rimessa in discussione di un piano industriale che garantisca continuità produttiva e tenuta occupazionale. Rifondazione Comunista sarà a fianco dei lavoratori in tutte le loro iniziative di mobilitazione”.
Anche il deputato Silvia Velo ha presentato una interrogazione al Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
«La riorganizzazione produttiva ipotizzata da Tenaris-Dalmine rappresenta una delle maggiori situazioni di crisi occupazionale in atto nel nostro Paese.
Quali iniziative intendono attivare, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale di confronto con l’azienda e le organizzazioni sindacali, allo scopo di tutelare i diritti e le prospettive dei lavoratori interessati dal piano di riorganizzazione di Tenaris-Dalmine».