PIOMBINO: PAOLO BENVENUTI SI RACCONTA IN LIBRERIA
Sabato 14 novembre 2009, alle ore 18.30 presso la Libreria Coop di via Gori a Piombino, è stato possibile incontrare il regista Paolo Benvenuti e la sceneggiatrice Paola Baroni in occasione di Cine27, l’esperienzaindiretta, cinema nel carcere di Porto Azzurro. L’iniziativa è promossa dal comitato ARCI, dal Centro Interculturale Samarcanda, dal Cesvot, con il patrocinio del comune di Piombino Assessorato alle Politiche sociali in collaborazione con Librerie Coop, Unicoop Tirreno Sezione Soci di Piombino e il Nuovo Teatro dell’Aglio.
Il regista e la moglie presentano, qui, il volume Segreti di Stato (Ed. Fandango) a cura di Nicola Tranfaglia, che comprende la sceneggiatura e la ricerca storica del film omonimo.
Il film è un legal thriller del 2003 che parla dell’eccidio di Portella della Ginestra, provincia di Palermo, e della morte del bandito Salvatore Giuliano.
La strage è avvenuta il 1° maggio 1947. I lavoratori, in prevalenza contadini, si erano riuniti per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte, e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni. Sulla gente in festa partirono dalle colline circostanti delle raffiche di mitra che lasciarono sul terreno, secondo le fonti ufficiali, 11 morti (9 adulti e 2 bambini) e una cinquantina di feriti ufficialmente non riconosciuti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate. Solo qualche mese dopo si scoprì che a sparare materialmente erano stati gli uomini del bandito Salvatore Giuliano. Sulle cause, i moventi e i mandanti della strage sono state fatte numerose supposizioni e conseguenti smentite. Il film, in particolare, fa emergere le incongruenze relative alla ricostruzione ufficiale dei fatti, sino a giungere al finale in cui viene rivelato il fitto intreccio di equilibri internazionali passante proprio per quel luogo.
La pellicola è stata presentata in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e la Commissione Consultiva per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’ha riconosciuta come “film di interesse culturale nazionale con requisiti artistici e culturali“. Il film era, nel 2003, in testa agli incassi nazionali, ma fu censurato dal Ministro Giovanardi perché aveva sollevato molte polemiche e fu ritirato dalle sale cinematografiche. Attualmente è stato visto in quasi tutto il mondo tranne che in Italia. In internet è possibile trovarlo ed è grave che la pirateria oggi possa divenire strumento di conoscenza. Una delle scene del film è visibile nel blog di Beppe Grillo.
Il regista e la sua collaboratrice raccontano la grandissima attenzione avuta nella ricostruzione storica, per la quale si sono avvalsi di una serie di consulenze, grazie alle quali è stato possibile visionare i circa ventimila documenti inediti riguardanti l’argomento rinvenuti nelle cantine del Tribunale di Roma e solo recentemente desecretati. Il modo di procedere alla scrittura di ognuno dei film realizzati insieme è un preciso, accurato e dettagliatissimo lavoro storico. Tutti i film sono stati creati dopo lunghissimi anni di ricerche nate dall’esatta volontà di chiedersi il perché di ogni cosa e di darvi una risposta. La volontà del regista è quella della riaffermazione delle radici storiche, che, in Italia, manca soprattutto nelle nuove generazioni.
Per Benvenuti: “Rimane suddito e non si costruisce un futuro chi non ha consapevolezza del proprio passato. Non può progettare un domani chi ha un vuoto di conoscenza e di cultura”. Il suo è, quindi, un cinema che consente ai giovani di riscoprire il piacere dell’indagine storica. Il regista è autore di film estremamente difficili, ostici sia sul piano narrativo che estetico, opere di nicchia. Film solitamente interessanti dal punto di vista storico culturale, film impegnati, film che hanno il preciso e dichiarato intento di voler scuotere le coscienze e le menti delle persone. Nel caso preciso di Segreti di Stato uno degli intenti precisi degli autori era proprio quello di riaprire il caso e puntare una lente d’ingrandimento sulle vittime di questo eccidio che sono le uniche vittime di stragi che non hanno ricevuto risarcimento dallo Stato perché il ministro di allora non le ha riconosciute come vittime politiche ma come vittime di banditi.
Gli autori ci raccontano anche di come si è svolta la proiezione del film presso il carcere di Porto Azzurro, luogo di tristezza, di pena, ma luogo anche in cui, da subito, si è creato un rapporto emozionante con i carcerati. Paola Baroni, ad esempio, ha letto nei detenuti la voglia di difendere la propria identità ad ogni costo, la voglia di guardarsi dritto negli occhi e non sentirsi numeri senza anima ma individui pieni di interessi e voglia di vivere nonostante la detenzione. La cosa che ha più colpito l’autrice è stata la grandissima sete di conoscenza, di cultura e storia avuta dai carcerati. Ha parlato di serenità, di occhi illuminati, del rigoroso silenzio con cui i detenuti hanno osservato il film, delle innumerevoli domande poste dopo.
In ogni incontro i carcerati hanno avuto la possibilità di conoscere una o più figure che hanno fatto parte alla realizzazione del film, assecondando la volontà dei promotori di educare alla visione per creare degli spettatori più consapevoli. Per Benvenuti è lo spettatore il vero protagonista, ma a lui richiede di attivare il pensiero e coinvolgere la ragione per poterne fruire. Colpisce questa voglia di arricchire lo spettatore e creare con lui un rapporto alla pari. Colpiscono queste due persone che credono fermamente in quello che fanno e vi sono sentimentalmente coinvolte: un vero e proprio amore per il sapere e per il far sapere agli altri.
Margherita Dinolfo