PATTO DI STABILITA’: DEROGA A CAMPIGLIA, NO A PIOMBINO
Trentadue comuni toscani e una provincia (quella di Livorno) potranno superare il patto di stabilità interno: ovvero i limiti di liquidità dell’accordo imposto dal governo a tutti gli enti locali per tenere a freno la spesa pubblica italiana. E così potranno essere subito pagate, prima della fine dell’anno, molte imprese che per quel patto non potevano vedersi saldare le fatture di lavori già effettuati, nonostante che in cassa i Comuni i soldi per farlo, paradossalmente, ce li avessero.
Un risultato reso possibile dalla cessione di 100 milioni della quota di liquidità della Regione agli enti locali. Solo però a quelli ‘virtuosi’, perché così, al massimo, ammette la norma nazionale: ovvero ai Comuni e alle Province che nel 2007 hanno rispettato il patto di stabilità, che hanno un numero di dipendenti, rispetto alla propria popolazione, inferiore alla media nazionale e che l’anno scorso, per la spesa corrente (che è quella che riguarda i costi dell’amministrazione e i servizi stabilmente erogati), non hanno speso più della media dei tre anni precedenti, dal 2005 al 2007.
Un’operazione lampo
La giunta regionale aveva assunto il provvedimento dieci giorni fa, appena ricevuto il via libera dal ministero dell’Economia, e tutte e 33 le domande che sono arrivate negli uffici della Regione dagli enti locali potranno essere soddisfatte, quasi nella loro interezza. Complessivamente i 32 comuni e la provincia di Livorno avevano infatti chiesto di superare i limiti del patto di stabilità per 106 milioni: lo potranno fare per 100 (e quindi al 94 per cento).
Chi potrà ‘non rispettare’ il patto
I trentadue Comuni ‘virtuosi’, tra i 152 in Toscana sottoposti al patto di stabilità e che potranno usufruire di questa opportunità, rappresentano otto delle dieci province della regione. I due Comuni più grandi sono Firenze e Livorno (gli unici della lista che superano i 100 mila abitanti) e subito dopo arriva Grosseto. Otto Comuni hanno tra i 20 mila e i 60 mila abitanti, 15 tra 10 e 20 mila e 6 tra 5 e 10 mila. In ordine alfabetico sono Calcinaia, Calenzano, Campiglia Marittima, Carmignano, Cascina, Castelfiorentino, Castelnuovo Garfagnana, Colle Val d’Elsa, Collesalvetti, Figline Valdarno, Firenze, Grosseto, Incisa Val d’Arno, Lastra a Signa, Livorno, Montemurlo, Montepulciano, Montevarchi, Montopoli Valdarno, Orbetello, Pelago, Pontassieve, Reggello, Rosignano Marittimo, San Giuliano Terme, Santa Maria a Monte, Scandicci, Sesto Fiorentino, Signa, Subbiano, Vaiano e Vicopisano. Oltre alla Provincia di Livorno.
Capacità di fare squadra
“Si tratta di un ottimo risultato – commenta l’assessore la bilancio della Regione Toscana, Giuseppe Bertolucci – che ha consent ito di utilizzare al meglio tutte le risorse pubbliche disponibili sul territorio e che ha dimostrato la capacità delle istituzioni toscane di fare tra loro sistema a beneficio dell’intero tessuto economico e produttivo della regione”.
“E’ la dimostrazione, peraltro già indicata dall’associazione dei Comuni d’Italia – aggiunge il sindaco di Livorno e presidente di Anci Toscana, Alessandro Cosimi-, di come i criteri che reggono il patto di stabilità possono essere modificati in senso regionale, senza per questo stravolgerne la funzione nei confronti della finanza pubblica”.
Tanti benefici, nessun costo
Non un centesimo in più di quello precedentemente autorizzato uscirà complessivamente infatti dagli enti locali. Ma neppure rischieranno di essere saldati più tardi i fornitori della Regione, per il fatto che questa ha deciso di ridurre di 100 milioni il tetto dei pagamenti liquidabili e ntro il 31 dicembre.
Il meccanismo è semplice. Il patto di stabilità fissa per le Regioni un tetto sulla spesa autorizzata e un secondo tetto sulle uscite di cassa. E non sempre le due coincidono. Ci sono investimenti previsti e poi rinviati. Ci sono lavori che si allungano di alcuni mesi e quindi non immediatamente liquidabili.
“Abbiamo operato un imponente lavoro di verifica e di ricognizione dello stato di attuazione dei programmi – spiega Bertolucci – e, ove possibile, di riprogrammazione degli stessi. E in questo modo abbiamo trovato 100 milioni di potenziale liquidità per pagamenti non richiesti entro la fine dell’anno e che abbiamo ‘ceduto’ agli enti locali che ci hanno chiesto sostegno”.
Con un patto di stabilità a compartimenti stagni quei 100 milioni sarebbero rimasti tutti nelle casse pubbliche e le prime ad essere penalizzate sarebbero state le imprese, che in questo momento di crisi hanno in vece ancora più bisogno di liquidità: per pagare i lavoratori, ma anche altri fornitori.
C’è una inesattezza. Non ci risulta che il Comune di Piombino abbia presentato quella domanda….. perchè tirarlo in ballo
Il comune di Piombino al momento della presentazione delle domande non era un comune virtuoso. Nel bilancio di previsione del 2009 era fuori di ben 9.000.000 di euro rispetto al patto di stabilità. Solo con la variazione di bilancio del 30 novembre scorso, e grazie ai contributi per le bonifiche di Città futura, è potuto rientrato nei limiti. Prima, benchè già stanziati e depositati in banca, i soldi erano bloccati e quindi non utilizzabili, Tutto questo è avvenuto per una disposizione contenuta nella finanziaria che ha indicato come anno di riferimento il 2007 e ha inserito, ai fini del calcolo del patto di stabilità, anche le entrate straordinarie derivate da alienazione di beni immobili. Non si è trattato di mancata virtuosità ma dell’alienazione, nel 2007, di alcuni immobili per rimodulare i vecchi mutui: operazione che non poteva essere ripetuta nel 2009. Per fortuna i contributi per le opere di bonifica sono stati svincolati (in estremis) e per un soffio il comune non è incorso nelle sanzioni previste per chi non rispetta il patto di stabilità. Comunque, anche con il mancato rispetto del patto di stabilità, il bilancio del comune non era negativo. Sono le scelte che sono sbagliate purtroppo. Insomma, dipende da come e da dove vengono spesi i soldi, e non dal pareggio del bilancio, se ci sono benefici per i cittadini.