VENTURINA: IL CONSORZIO AGRARIO UN’OCCASIONE PER RIPENSARE LA CITTÀ?
Sei idee per riqualificare il complesso del Consorzio agrario di Venturina senza distruggere le testimonianze storiche e architettoniche, con un forte invito al Comune di tenerne conto nella definizione del nuovo regolamento urbanistico. È stato questo il senso dell’incontro pubblico organizzato dal Comitato per Campiglia a cui hanno partecipato storici, architetti e semplici cittadini.
Le sei proposte, raccolte sulla base di un concorso lanciato qualche mese fa dallo stesso Comitato, sono state presentate da singole persone o da gruppi e consistono in progetti di recupero degli edifici e degli spazi del vecchio Consorzio agrario per finalità di interesse collettivo: un centro giovani, un centro di formazione agraria superiore, un luogo di commercializzazione dei prodotti agricoli ed agroalimentari, un centro visite a servizio dell’intera Val di Cornia, un centro d’arte di livello nazionale e internazionale; infine la proposta di trasferirvi il Museo della civiltà del lavoro attualmente depositato presso un capannone dell’area fieristica. A questa idea, illustrata da Silvia Ghignoli del gruppo Guide Costa Etrusca, corrisponderebbe un allestimento più fruibile della importante collezione di reperti del mondo agricolo.
Prima della presentazione delle proposte a tutti gli intervenuti (ma non agli amministratori, che pur invitati non si sono purtroppo presentati), il presidente del Comitato Alberto Primi ha ricordato l’impegno in favore della salvaguardia di questa struttura, mentre lo storico Rossano Pazzagli ha ricostruito la lunga vicenda dei consorzi agrari, dimostrando come essi rappresentino un elemento significativo nella storia agraria e politica dell’Italia. In generali i consorzi nacquero dalla fine dell’800 come organizzazioni cooperative per l’erogazione di prodotti e servizi agli agricoltori. Quello di Venturina sorse più tardi, nel 1937-38, nel quadro della politica autarchica del regime fascista che prevedeva l’ammasso obbligatorio del grano. L’architetto Massimo Cionini ha illustrato il piano urbanistico del Comune che risale al 1999 e che prevede la demolizione della quasi totalità del complesso per costruirvi appartamenti in edifici residenziali fino a quattro piani, mentre l’architetto senese Chiara Veneri ha mostrato alcuni casi di riuso a scopi pubblici di strutture produttive in altre parti della Toscana, come gli ex macelli di Prato e quelli di Siena.
Il dibattito che è seguito ha portato l’attenzione sulla necessità di tenere conto anche degli aspetti economici della riqualificazione, di prendere il Consorzio come un’occasione per ripensare una parte importante di Venturina per la qualità della vita, l’aggregazione e il commercio, prevedendo in quest’area qualcosa di utile per tutti, anziché un’operazione vantaggiosa per pochi. Diversi interventi hanno stigmatizzato l’abitudine ormai inveterata di trasformare tutto in appartamenti, come a Venturina è già successo per gli ex mulini, per molte scuole, per il cinema, per l’ex delegazione comunale, ecc., con l’invito che il nuovo regolamento edilizio riconsideri il destino del Consorzio agrario, studiando meglio la sua storia ed approfittando dell’occasione per un cambio di rotta nella pianificazione urbanistica locale.